Ah, quelle corse col dottor Montagna... E che legami
FERRARA. Su Ennio Guirrini si potrebbe scrivere un libro. Lui lo aveva fatto (“La Spal a modo mio”), raccontando una vita in biancazzurro. I ricordi si sprecano, gli aneddoti pure. C’è anche una...
FERRARA. Su Ennio Guirrini si potrebbe scrivere un libro. Lui lo aveva fatto (“La Spal a modo mio”), raccontando una vita in biancazzurro. I ricordi si sprecano, gli aneddoti pure. C’è anche una memoria strettamente personale che ci lega a Ennio, alla sua famiglia, a quei mitici anni ’60 in cui Spal voleva ancora dire serie A, in cui scuola significava “Bicio”, che ti portava la Spal lì a fianco, sullo stesso banco del Poledrelli. Sembra ieri...
Un’immagine di Ennio? Tante, troppe. Dovessimo sceglierne una, una sola, non avremmo dubbi: lui che si alza dalla panchina di scatto, fasciato nella tuta azzurra aderente ai polsi ed alle caviglie, lui che corre in mezzo al campo - per andare a soccorrere un giocatore infortunato - reggendo la valigetta bianca con la scritta nera Sixtus ed ingaggiando quasi una sfida all’ultimo sprint col dottor Montagna, infagottato nel montone color marron con il collo di pelliccia. Gran sodalizio, quello tra Ennio e Montagna. Come poi quello col dottor Tilli. Come con Giorgio “Pantera” Adami, Giancarlo Vani, Luciano Negri...
Guirrini alla Spal ha creato legami ed affetti. Per anni ha raccolto le confidenze professionali ed umane dei giocatori. Chi ha amato di più? Lo ha confessato lui stesso: Emiliani, Caciagli, Mongardi, Pezzato. Simboli di spallinità.
Alla signora Maurizia, a Fabrizio e Riccardo va il nostro abbraccio