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Lelli, il chirurgo dei biancazzurri «Stagione incredibile»

Lelli, il chirurgo dei biancazzurri «Stagione incredibile»

BOLOGNA. “Avessimo avuto il roster al completo, avremmo vinto il campionato”. In casa biancazzurra l’hanno detto e pensato in molti. Mai come durante il campionato appena chiuso si è assistito ad...

26 maggio 2014
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BOLOGNA. “Avessimo avuto il roster al completo, avremmo vinto il campionato”. In casa biancazzurra l’hanno detto e pensato in molti. Mai come durante il campionato appena chiuso si è assistito ad una sequela così infinita d’infortuni, che hanno colpito diversi giocatori fondamentali della Mobyt. Per loro, il dottor Alessandro Lelli è stato il riferimento per ritrovare sicurezza e fiducia nel recupero atletico; è medico chirurgo specializzato in ortopedia, membro di prestigiose associazioni scientifiche nazionali ed internazionali, consulente di varie società di basket. Lelli è il responsabile del raggruppamento chirurgico di Villa Laura a Bologna. Specializzato in chirurgia del ginocchio, durante i mesi scorsi ha operato Davide Andreaus, Daniele Casadei ed Alessandro Infanti. In un’annata, un record?

«In un così breve periodo di tempo, mai mi è capitato di vedere una sfortuna come questa» dice Lelli, che ci ha aperto la porta dell’ambulatorio 7 a Villa Laura. «Sono stati due mesi di preoccupazione – ammette -: io la chiamo sfortuna, certamente non carenze nella preparazione atletica, della quale io sono sempre stato fautore. Le squadre devono avere un bravo allenatore, circondato da uno staff valido».

Per Andreaus, Casadei ed Infanti quali le problematiche che ha dovuto affrontare?

«Le classiche rotture importanti del legamento crociato anteriore, che fa parte del gioco e che vedo nel calcetto, nello sci, nel calcio e nel basket, anche perché è diventata deficitaria la preparazione atletica a fronte di gare sempre più stressanti. Infine, sono cambiate attrezzature e scarpe».

Quali sono le tipologie d’interventi di più spiccata specializzazione che affrontate?

«La rottura del crociato anteriore, patologia più frequente che, oso dire, lo sarà sempre di più. La “tragedia” è che si sta espandendo anche nei bambini ». Ci sono moltissimi cimeli cestistici nell’ufficio del dottor Lelli, a dimostrazione che conosce alla grande il mondo dello sport.

Qual è stato il caso più complicato che si è trovato di fronte?

«In assoluto, Vincenzo Esposito: aveva una lesione gravissima. È il mio gioiellino, si era rotto tutti i legamenti del ginocchio. Era l’annata dello scudetto a Caserta. Continuo a dire che ogni caso è differente dall’altro. Avrò operato 32 mila crociati e non ce n’è uno uguale all’altro. Quando comincio un intervento, non so mai che tecnica faccio. Oggi ci sono trapianti meniscali che ci permettono di allungare la carriera».

Ha già parlato di numeri. Entriamo nello specifico?

«Mille e duecento interventi l’anno, 800 dei quali sono legamenti. Opero anche la persona che ha sessant’anni a cui piace fare attività sportiva, anche per loro in artroscopia i tempi di recupero risultano maggiormente veloci. Ciò che cerchiamo di fare oggi è la sutura del menisco, a fronte di tempi di recupero che sono molto più lunghi. Anche qui adatto al singolo paziente la tecnica chirurgica».

Parliamo di nuove tecniche. Ad Andreaus ha iniettato fattori della crescita.

«Prendo del sangue del paziente, il sangue viene centrifugato; dopo di che l’emoglobina viene buttata via, restano le piastrine che saranno iniettate. Eseguo questa nuova tecnica in alcuni tipi di lesioni parziali. Iniettando i fattori della crescita in alcuni tipi di lesione ho avuto degli ottimi risultati. Parliamo di fattori della crescita e non di cellule staminali».

Ci parla del rapporto che ha con Mario Capozza, medico sociale della Pallacanestro Ferrara?

«Posso definirlo come un fratello. Ce ne fossero di medici come Mario Capozza nelle società sportive... Mario è un tesoro che non ha valore».

Lorenzo Montanari