La Nuova Ferrara

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Ferrara-Oslo in bici Il viaggio dell’anima della cussina Corli

di Marco Nagliati
Ferrara-Oslo in bici Il viaggio dell’anima della cussina Corli

Quasi duemilaquattrocento km in solitaria in undici giorni Una triathleta all’avventura: «Se ci credi i sogni si avverano»

22 giugno 2014
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FERRARA. “E come disse il primo ciclista che incontrai, you are crazy”. Ilaria Corli sorride, ripensando al suo tour dell’anima. Sono quelle avventure che non richiedono record da battere, semplicemente percorri sentieri intimi. Personali. Il piacere del viaggio, la soddisfazione impagabile di arrivare alla meta. Ilaria è una ferrarese 26enne che dal 2 al 13 giugno ha rincorso - in solitaria - un orizzonte infinito e magico: la Ferrara-Oslo in bicicletta. Quasi 2400 chilometri, dieci ore quotidiane sui pedali. Unici compagni di viaggi il sole. Il caldo. La sete. Il vento. Ieri è venuta a trovarci in redazione e srotola questo lungo filo... «Sono laureata in matematica, però ho capito in fretta che non era il mio mondo. Mi piaceva lo sport, il triathlon. Ciclismo e atletica fanno per me, ma era tardi per ricominciare ed iscrivermi a scienze motorie. Così mi sono specializzata a Firenze in sports management ed ho trovato modo di mantenermi allenando e seguendo il settore giovanile del Cus Triathlon, nonché facendo l’istruttrice di nuoto al Kleb».

Ilaria ha seguito l’istinto, s’è cucita addosso la dimensione giusta. Crede nel “fai quel che ti piace e non arrenderti, troverai la tua strada”. «La bici è riflessiva, ti rilassa...». Non solo gare. Neppure allenamenti fini a se stessi. La Corli ha la fantasia dentro ed ogni tanto si accende la lampadina: «Per i 19 anni mi sono fatta un regalo, scalando lo Stelvio». Scollinata la zona della “pazzia”, Ilaria ci ha preso gusto. Ride e svela: «Massì, la prima pazzia è stata la Barcellona-Ferrara in sei giorni. Avevo lo zainetto sulle spalle, così alla fine la schiena era quasi distrutta. Tutta esperienza. Infatti, in quest’ultimo viaggio ho messo le borse ai lati della bicicletta».

Lunedì 2 giugno, festa della Repubblica: Ilaria parte, destinazione Oslo. Sei nazioni davanti ed una lunga striscia di asfalto: Italia, Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia. Perché? «È stato un viaggio di crescita interiore. Niente musica ad accompagnarmi, quasi nessun contatto internet. Ero con me stessa e con la natura. Dopo Trento ho trovato ciclabili magnifiche, un paradiso. Altrove c’è una cultura della bici che non ha paragoni con la nostra».

Come nasce la direzione Nord? Ilaria mulina le braccia, disegna un’ipotetica cartina: «La Francia era punto d’arrivo troppo corto. Puntare ad Est non mi convinceva del tutto, anche per motivi di sicurezza. Così ho guardato all’estremo Nord ed Oslo mi pareva interessante». La media giornaliera ha toccato i 200 km, con giornate ben cadenzate:«La sveglia suonava attorno alle 5.30. Partenza più o meno un’oretta dopo. A metà mattinata piccola pausa per la merenda. Passato mezzogiorno stop per il pranzo, rigorosamente al sacco. Una mezzoretta di riposo e ripartivo, chiudendo il percorso attorno alle 17. Alloggiavo nei bed and breakfast, concedendomi doccia e una cena. Poi stretching e riposo». L’indomani: sveglia, bici...

Nel pieno delle emozioni di questi undici giorni adrenalinici, cosa è rimasto dentro? «L’aspetto che mi ha colpito di più è stato il percorso in Danimarca - sussurra la Corli -; strade dritte e luoghi desolati, con poche case distanziate chilometri le une dalle altre. In mezzo campi erbosi popolati da cavalli, mucche, capre...».

L’ultimo giorno è stato venerdì 13. «Quasi non pensavo di essere arrivata, mi sembrava un giorno come gli altri. Ormai ero entrata in una quotidianità così consolidata... Ho avuto anche momenti difficili durante queste settimane: mi hanno dato forza gli incoraggiamenti che ricevevo. Il sostegno proveniente da persone che neppure conoscevo. Ho mosso interesse e curiosità. E sono stata fortunata: in 2400 km solo tre forature e quasi sempre il sole ad accompagnarmi».

E adesso, Ilaria... Gli occhi fissi, il sospiro. «Beh, c’è il sogno di tutti i ciclo-viaggiatori». Già, “il sogno”. Il mito. «Massì, Capo Nord. In pratica distanza doppia rispetto a Oslo. Diciamo che sono arrivata a metà, magari la prossima volta...».