La Nuova Ferrara

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L’accusa di Agnelli «Il nostro calcio così non ha futuro»

Il presidente della Juve: «L’Europa resterà sempre lontana Tavecchio sconfitta per tanti, Moratti per amore sbagliò»

25 ottobre 2014
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TORINO. Andrea Agnelli torna, numeri alla mano, ad accusare il calcio italiano: è malato. Soffre di una malattia che «affonda le sue radici nelle satrapie di alcuni personaggi», come dimostra l'elezione alla presidenza della Figc di Carlo Tavecchio. O il calcio italiano trova la forza e il coraggio di cambiare, oppure è destinato a restare lontano dall'Europa. Società come Bayern, Real Madrid, Manchester United e Barcellona restano inarrivabili, il gap continua a crescere, nonostante il fatturato della Juventus abbia quest'anno raggiunto i 300 milioni. Il presidente bianconero è intervenuto in questi termini a Torino alla assemblea degli azionisti della Juventus. Con tono pacato nella forma, ha ribadito un «j'accuse» fermissimo nella sostanza. L'elezione di Carlo Tavecchio alla presidenza della Figc - ha affermato - è stata «una sconfitta per tanti, e una vittoria per alcuni personaggi abili e disinvolti che affondano le radici del loro consenso in un tempo lontano, durante il quale la logica delle satrapie poteva reggere il potere». Il caso Tavecchio, secondo Agnelli, è emblematico dello status quo in cui versa il nostro calcio, che «dà un'immagine di sè stantia e senza alcuna propensione riformista».

«Il livello di fatturato, che per la prima volta ha superato i 300 milioni, conferma la Juventus tra i primi 10 club al mondo e il rating Uefa è migliorato - ha scandito Agnelli -. Ma i nostri principali rivali, Real Madrid, Bayern, Man United, Barcellona ci hanno distanziato nettamente. Nessuna società italiana è stata in grado di crescere al loro ritmo: segno di un evidente limite strutturale che affligge il nostro calcio». Quanto alla decisione di Massimo Moratti di lasciare l'Inter definitivamente, Agnelli ha accolto come «follie per troppo amore» quelle del presidente nerazzurro. «Perdiamo un grande personaggio dell'economia italiana, in un mondo che ha bisogno di questi personaggi». Nello stesso tempo, però, Moratti è stato capace di «follie per troppo amore», come quelle che lo hanno portato ad «accettare come vinto uno scudetto non vinto». «L'uscita di Moratti dall'Inter credo sia un fatto tecnico. Le vedute diverse si erano manifestate nel tempo. Credo che gli vada riconosciuto un grandissimo amore per la sua Inter, e il grandissimo amore può portare a compiere alcune follie».

Da Moratti, nessun commento alle parole di Agnelli. Da Carlo Tavecchio, invece, solo questo commento: «Non mi permetto di fare considerazioni ad personam: ognuno può pensare come vuole nei miei confronti e del consiglio federale. Noi stiamo lavorando per attuare il programma. Abbiamo ricevuto a suo tempo dei desiderata su un foglietto di carta, noi invece abbiamo fatto un volume. Se basta un foglietto di carta per ottenere le riforme in Italia».