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Mobyt, riaffiorano antichi vizi Ma si può migliorare

Mobyt, riaffiorano antichi vizi Ma si può migliorare

Sul parquet di Omegna buona prestazione in partenza Poi la concentrazione è calata: proteste e poca intensità

27 ottobre 2014
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FERRARA. Nuova stagione, vecchi problemi. Senza dubbio la Mobyt formato trasferta continua ad essere la brutta copia di quella casalinga. E non succede da quest’anno, bensì dal dicembre 2013. Insomma, nuovo campionato e vecchi malanni. E se il viaggio di Treviglio era stato sicuramente rubricato come un incidente di percorso - sebbene fosse stato il peggior rovescio esterno degli ultimi dieci mesi - il secondo indizio negativo è arrivato sabato sera a Verbania contro Omegna. Certo, vanno considerate le attenuanti del caso. Ovvero: avversario di talento e partita giocata bene per metà. Sicuramente un passo in avanti rispetto al primo, disastroso viaggio. Ma questo basta per far pensare che la Pallacanestro Ferrara stia uscendo dal mal di trasferta?

Certamente non è ottimista Adriano Furlani che, nel dopo gara, era furente. «Ho visto troppo nervosismo» ha segnalato il coach, che ha riconosciuto i meriti della Paffoni, ma anche sottolineato come Ferrara abbia sbagliato totalmente l’atteggiamento durante le fasi cruciali del match.

Non gli si può dare torto. Se nei primi due quarti la Mobyt ha interpretato nel giusto modo la sfida, giocando con intelligenza e sangue freddo ogni pallone, e sbucciandosi le ginocchia in difesa, così non è stato nel resto dell’incontro. Poi è vero che Omegna, dopo un inizio col freno a mano tirato, ha cambiato passo. Però è altrettanto vero che Ferrara, al posto di rimboccarsi le maniche e reagire, ha perso completamente il controllo dal punto di vista mentale. Un’attitudine che la Mobyt ha dimostrato di avere nelle gare in casa, ma di perdere completamente in quelle esterne. La squadra, per non dire alcuni giocatori in particolare, pensavano più a lamentarsi dei contatti subiti che a cercare la migliore soluzione offensiva. La manovra era slegata, troppo spezzettata. In difesa, poi, le disattenzioni sono state numerose ed eccessive per limitare talenti offensivi come Conger o Tavernelli. Tagliafuori difensivi inefficaci, incapacità di gestire le rotazioni e soprattutto poca consuetudine nel mantenere compatta la squadra in difesa.

A livello generale c’è stato un abbassamento del livello del gioco di ogni giocatore dalla prima alla seconda parte del match. Partendo dalla regia, ovviamente, e passando per i terminali offensivi. Hasbrouck, per esempio, dopo Treviglio ha dimostrato di rendere decisamente meno in trasferta rispetto alle gare interne (28 punti con Piacenza, 12 sabato scorso). Poi, ancora una prova incolore per Huff, che in 12’ ha tirato col 13% commettendo errori davvero banali. Fin qui gli americani. Ma non è andata meglio con i giocatori italiani. Se Benfatto è partito bene, ma poi si è lentamente eclissato, nel finale è uscito Castelli. Intraprendente, ma troppo solo, nell’attaccare il canestro della Paffoni. Per il resto, Casadei sottotono, entrambi i playmaker incapaci di tenere in mano la squadra, e Amici ancora una volta troppo nervoso. E’ vero, ha giocato con cinque punti e un vistoso cerotto in fronte: ma sono state più le sue lamentele dei canestri. Per fortuna che siamo solo all’inizio e tempo per migliorare ce n’è.

Mauro Cavina

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