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Una vita al Max Malagolini e la panchina d’oro

Una vita al Max Malagolini e la panchina d’oro

Sette promozioni per una carriera super da allenatore «In vent’anni mai esonerato, questo è il mio orgoglio»

29 ottobre 2014
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BANDO. Otto promozioni, di cui sette da allenatore e una da giocatore, per il recordman Max Malagolini che oggi siede sulla panchina dell’Argenta Pgv inseguendo la salvezza in Prima categoria. Classe 1954 originario di Bando di Argenta, padre di due figli che giocano a calcio, Max è - numeri alla mano - uno dei trainer di riferimento della provincia. Pochi altri colleghi, infatti, nel Ferrarese possono vantare un curriculum del genere perché “vincere non è mai facile - come dicono gli addetti ai lavori - a prescindere dalla categoria”. Venticinque anni di carriera da mister con tanti successi raccolti nella zona Sud Est della provincia. Malagolini, dopo aver militato nella Primavera nel Bologna, a 19 anni prosegue gli studi, trova lavoro e si accomoda nei dilettanti rinunciando a quella che poteva essere un’avventura tra i professionisti. Centrocampista dai piedi buoni, il primo successo arriva al termine della stagione ’77-78 con il San Biagio in Terza categoria.

«Avevamo una gran squadra - ricorda Max -; in porta c’era Taglioni, originario del paese, che aveva fatto il dodicesimo ad Albertosi nella Fiorentina». Nell’88 ecco il salto dall’altra parte della barricata, quando diventa giocatore-allenatore del Bando e successivamente dell’allora Fc Argenta, società satellite dell’Argentana. «In due anni vincemmo la Terza categoria, quello fu il primo successo della mia carriera alla guida di una squadra». Il fenomeno Malagolini non passò inosservato e se ne accorse Walter Mattioli, oggi presidente della Spal, ieri della Giacomense.

«Mi volle alla guida della squadra che militava in Terza categoria. Era la stagione ’90-’91: vincemmo quel campionato e successivamente nel ’91-’92 ottenemmo la promozione in Prima categoria passando per gli spareggi tra le seconde classificate di Seconda ai danni del Frutteti di mister Zanella. Eravamo due “sacchiani”, adottavamo i metodi del “Mago di Fusignano” che all’epoca andava tanto di moda: pressing alto e zona, eravamo tecnici emergenti e allo stesso tempo vincenti».

«Nella Giacomense avevo un gruppo di giocatori fortissimi: il portiere Paolini, il difensore Racchini, il centrocampista Cavallina e la punta Faccini, tanto per citarne alcuni e per rendere l’idea». Dalla Giacomense alla Juniores Nazionale dell’Argentana, esperienza bellissima che però costò cara al mister. «Fu uno sbaglio lasciare la Giacomense visto quello che fece in seguito, ma non rimpiango di essere stato nei giovani dell’Argentana: vidi una realtà e dei posti stupendi». Dopo due anni, mister Malagolini torna ad allenare una prima squadra. «Mi chiamò Mauro Molinari, caro amico che purtroppo non c’è più, alla Dogatese: per due anni raggiungemmo la salvezza. Feci esordire in Seconda categoria Paolo Calvano, che aveva 17 anni ».

Altri due anni trascorsi a Bando e vittoria della Terza categoria nel 1996. «Rimasi in Seconda categoria nella stagione successiva, poi mi chiamò il diesse Giuliano Fabbri per dirigere il Consandolo: ci rimasi dieci anni. Nel 2001 vincemmo il campionato di Seconda battendo la Virtus Malborghetto di mister Labardi e di bomber Beccati. Rimanemmo in Prima per tre anni, ma l’ultimo fu drammatico trascorso nel girone Bolognese: retrocedemmo tra molte polemiche». Il resto è storia recente: «L’anno dopo vincemmo la Seconda al termine di un grande campionato e nel 2009 andai a Voghiera chiamato dal compianto Gianni Zappaterra; ci salvammo, poi ci fu la fusione col Gualdo». Tornato a Dogato, Malagolini sfiora la promozione in Prima arrivando secondo in campionato e in finale di Coppa Emilia. Nel 2012-13 torna in Terza col Filo per arrivare secondo al Tavolini e alla fine della scorsa stagione all’Argenta Pgv con cui vince lo spareggio delle seconde in Seconda e torna in Prima categoria. «Sono davvero felice della mia carriera, adesso voglio raggiungere la salvezza che sarebbe come vincere un campionato. Sono orgoglioso anche del fatto che in oltre un ventennio non sono mai stato esonerato, né mi sono dimesso. Concedetemi questa piccola vanteria».

Corrado Magnoni

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