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MA LA VERA AMERICA NON È QUI

di STEFANO TAMBURINI

di STEFANO TAMBURINI L’America, nel senso del bengodi, per la Formula 1 è altrove, su circuiti tristi e con pubblico scarso o cartonato ma con tanti soldi da iniettare nelle casse delle scuderie...

31 ottobre 2014
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di STEFANO TAMBURINI

L’America, nel senso del bengodi, per la Formula 1 è altrove, su circuiti tristi e con pubblico scarso o cartonato ma con tanti soldi da iniettare nelle casse delle scuderie (quelle che restano) e del capo dei capi, Bernie Ecclestone. Negli Stati Uniti, invece, il Circus cerca da sempre sì i soldi ma soprattutto una consacrazione mai raggiunta. La concorrenza con le gare Nascar, purtroppo, è improponibile. Il gradimento delle corse sugli ovali con le auto a ruote coperte che fanno a sportellate è inarrivabile: la platea fissa è di 150 nazioni e ben 17 gare di questo campionato sono fra i primi venti avvenimenti sportivi più seguiti negli States. Ed è difficile far breccia anche fra gli appassionati delle formule

Cart o Indy. In negativo pesa la tradizione ma anche la Formula 1 ci ha messo del suo con un pubblico come quello yankee abituato a sorpassi senza pausa, manovre spericolate ed emozioni in sequenza. Insomma, il contrario di queste gare dove spesso i sorpassi si fanno solo ai box o se piove. Il fondo è stato toccato a Indianapolis con la penosa sceneggiata del 2005, quando le auto gommate Michelin (all’epoca c’era concorrenza anche con gli pneumatici) si ritirarono dopo il giro di formazione («troppo pericoloso correre con queste coperture») e la corsa fu un finto duello fra le Ferrari di Michael Schumacher e Rubens Barrichello con il contorno di Jordan e Minardi e uno spaesato Tiago Monteiro comparsa gioiosa su un podio gelido come gli spalti. A Indianapolis si è corso per altre due stagioni perché c’era un contratto da onorare, ma successivamente – per cinque anni – non c’è più stata traccia di un Gp Usa. Nel 2012 si è tornati a correre ad Austin, nel Texas, ma tutto appare ancora precario, anche perché oggi quel poco di show è ristretto alla lotta interna alle Frecce d’Argento, con Lewis Hamilton e Nico Rosberg divisi da 17 punti. Con tre Gp da correre tutto è possibile, anche perché l’ultimo vale doppio, baggianata conclusiva di una stagione infelice. In questo contesto fa da contorno una sconsolante Ferrari che si appresta a lasciar andar via Fernando Alonso e ad accogliere Sebastian Vettel per ricominciare da capo dopo annate buie. Un presente amaro con un futuro incerto ma far peggio di così sarà molto difficile.

@s__tamburini

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