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«Vettel per Alonso? Con quell’auto...»

«Vettel per Alonso? Con quell’auto...»

L’ex pilota: «Con una buona Ferrari anche Raikkonen può dire la sua»

31 ottobre 2014
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DALLA PRIMA DELL’INSERTO

E che, notato da un Max Mosley ancora lontano dall’essere presidente della Fia, ha addirittura detto no all’offerta avanzatagli da un certo Enzo Ferrari. Comprensibile che le sue prese di posizione, soprattutto in fatto di sicurezza, siano quelle coraggiose di chi ha vissuto un’altra epoca delle corse. «Parlare di sicurezza mi fa sempre un certo effetto perché temo di mancare di rispetto ai tanti piloti che ho visto morire in pista – premette Giacomelli –, ma la mia opinione è che negli ultimi anni si è andati anche troppo oltre nel voler rendere sicura la Formula 1, facendole perdere molto di quel fascino che aveva una volta. Che, inutile negarlo, le era dato anche dalla sua pericolosità».

Cosa non le piace in particolare?

«Le piste. Quelle nuove sembrano tutte uguali, dei grandi parcheggi. Una volta invece ogni tracciato aveva le sue caratteristiche, quasi una sua personalità. È giusto che si persegua la sicurezza, ma senza snaturare le corse. Anche perché se poi succedono cose come in Giappone…».

Si riferisce all’incidente a Bianchi?

«Una ruspa non può stare all’interno dello spazio di gara. È assurdo che in tanti anni non si sia trovata una soluzione alternativa alla rimozione delle vetture incidentate».

Dopo Suzuka è tornato d’attualità il rapporto che intercorre tra l’essere un pilota e i rischi che comporta.

«Se uno fa il pilota sa e accetta i pericoli che corre. Anche se alla guida è convinto di avere sempre il controllo su tutto prima o poi l’imprevisto capita. I momenti come questi sono i più difficili, nessuno è fatto d’acciaio, ma poi si abbassa la visiera e si cerca di non pensarci più. Le corse sono queste».

Ora si è tornati a parlare di chiudere l’abitacolo. Che ne pensa?

«Se chiudiamo l’abitacolo e poi magari copriamo anche le ruote, come si era detto, penso che non sarebbero più delle vetture da Formula 1».

Le diversità di vedute in effetti non mancano. E non solo su questo fronte. Anche sulla crisi della Ferrari i pareri sono discordi. Lei come la vede?

«La vedo per certi versi fisiologica e dico che i tifosi della Rossa erano abituati troppo bene. Purtroppo negli ultimi anni la vettura non è stata competitiva, la speranza è che si riesca a migliorare la prossima stagione».

Colmare il gap con questa Mercedes è un’impresa impossibile?

«Il passaggio al propulsore ibrido ha favorito i tedeschi, che già avevano una certa esperienza in materia grazie alla produzione di serie. Merito a loro ma credo che un po’ di mea culpa le altre scuderie, Ferrari compresa, debbano farlo».

In che senso?

«È stata un’assurdità accettare la parte del regolamento in cui, una volta iniziato il campionato, non si può più andare a toccare il motore. Con un cambiamento di questa portata occorreva impuntarsi per avere almeno due stagioni in cui fosse possibile apportare modifiche e migliorie. Perché è vero che i propulsori si fanno girare al banco, ma in pista è un’altra cosa».

Vettel per Alonso. La Ferrari ci perde o ci guadagna?

«Alonso è un ottimo pilota ma Vettel lo è altrettanto, ha vinto quattro titoli. Il punto non è il pilota, ma ritrovare la strada per fare una macchina vincente. Se sarà così anche Kimi Raikkonen potrà tornare a lottare per la vittoria».

Davide Casarotto

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