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D’Astoli, l’ex difensore orfano dei goleador «La mia Spal volava ma poi Cancellato...»

Valentina cristiani
D’Astoli, l’ex difensore orfano dei goleador «La mia Spal volava ma poi Cancellato...»

Specchia e Ventura l’ispirano così assume la guida della Centese. Ranzani lo porta a Ferrara e coltiva l’ambizione playoff Invece la punta si infortuna ed inizia una parabola discendente. E più avanti il rimpianto delle finali perse per un soffio

11 maggio 2020
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l’intervista

Ex difensore, impiegato prevalentemente nel ruolo di terzino fluidificante ma schierato all’occorrenza come finta ala, ora allenatore, Giancarlo D’Astoli, cosentino, classe ’53, da giocatore e allenatore della Centese nella stagione 1999-2000 ha fatto il salto di qualità divenendo il mister della Spal in C1. Dopo quella da calciatore ha iniziato la carriera da allenatore alla Centese. Dalla provincia è quindi arrivato a Ferrara, alla Spal.

I ricordi indelebili di quelle stagioni?

«Ho terminato di giocare nella Centese alla soglia dei 37 anni. Poi, grazie ai dirigenti e al presidente Gianni Fava, mi è stata data l’opportunità di iniziare la carriera d’allenatore (due anni nel settore giovanile; ndr). Nel frattempo Fava aveva lasciato la presidenza a Cesare Mazza che mi dette l’opportunità d’allenare la prima squadra, allora in C2. Ricordo con piacere gli allenatori Specchia, Ventura (poi ct della Nazionale; ndr), Cagni e i giocatori diventati famosi come Pizzi, Palmieri, Cervellati, Cesati, Tosi...».

In testa alla classifica tra ottobre e metà novembre coi biancazzurri ferraresi, poi cosa è successo?

«Avevo scelto la Spal proprio per i miei trascorsi nella provincia, forse a qualcuno non era piaciuta questa scelta. Eravamo partiti bene ma qualcosa si è inceppato dopo l’infortunio di Cancellato, bomber in grado di fare reparto da solo, e nella rosa non c’era uno con quelle caratteristiche. La squadra non è stata più quella d’inizio anno anche se solo per uno o due punti non siamo entrati nei playoff».

La sconfitta di Lucca, nell’ultima di andata, ha rappresentato l’inizio di un dissidio tra lei ed il ds Roberto Ranzani. La società poi le confermò la fiducia e il campionato si concluse in ottava posizione fuori dai playoff. Si poteva fare di più?

«Tra me e Roberto Ranzani c’erano punti di vista differenti ma nessun dissidio. Roberto ed io ci conoscevamo da tanti anni, avevamo vinto insieme un campionato a Cosenza e questo era stato un altro motivo della mia scelta verso Ferrara. Forse qualcuno, allora, fece delle scelte prendendo la palla a balzo. Ricordo con stima Ranzani, persona di grande spessore e competenza».

È stato, ed è tuttora, un maestro di calcio che durante la sua fortunata carriera ha forgiato tanti ragazzi che poi si sono imposti fino alla massima serie.

«Ho avuto la fortuna di allenare società che erano additate come esempio di serietà e correttezza, dove venivano prestati giovani che in seguito fecero carriere importanti, come Oddo, campione del mondo, Bellucci (Sampdoria), Milanetto (Juventus) Simone Inzaghi (Piacenza), poi ancora Borgobello, Franzini, Scazzola... Tanti di questi sono diventati allenatori facendomi sapere che molti spunti li prendono dai miei metodi. Questo mi rende molto orgoglioso».

La sua più grande soddisfazione ed i rimorsi da calciatore prima e allenatore poi?

«Da calciatore i ricordi vanno a quando ero giovane. A 20 anni avevo giocato più di 80 partite in B, poi un infortunio al ginocchio ha rallentato molto la mia carriera. Però, tra B, C1 e C2, le mie 500 partite da professionista le ho giocate. Da allenatore qualche rimpianto in più c’è: due finali playoff perse, una con il Fiorenzuola ai rigori contro la Pistoiese, l’altra molto discussa con il Lumezzane contro il Cesena».

Facciamo un balzo ai nostri giorni: a cosa pensa siano dovuti i problemi della Spal attuale? Di Biagio è l’uomo giusto per risollevare le sorti spalline nel dopo Semplici?

«La Spal di questi ultimi anni va solo lodata. Paga l’allenatore quando non arrivano i risultati, ma credo che a Ferrara nessuno si dimenticherà di Semplici. Sono certo che Di Biagio ha l’esperienza ed il carisma per dare una svolta. Sperando, ovviamente, che il coronavirus ci lasci vivere».

La salvezza si ottiene se...

«Con quel pizzico di fortuna che quest’anno non c’è stata».

È favorevole o contrario alla ripresa del campionato?

«Sono favorevole; in questo momento siamo in attesa di capire se è possibile con pochi rischi perché nessun rischio è impossibile».

Il protocollo medico/sanitario per la ripresa di tutti i campionati professionistici in sicurezza la convince?

«Non mi convince, perché, oltre ai calciatori, altra gente si muove nell’ambito calcistico».

Da attuale allenatore del Brescello, in merito ai dilettanti cosa auspica: ripresa o chiudere qui i campionati?

«Stesso discorso dei professionisti, solo che tra i dilettanti la parte economica è di minore dimensione». –

Valentina cristiani

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