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Solo una pallina italiana, l’Europa non fa più per noi

Pietro Mattonai

La Roma, unica a rappresentarci, ha pescato l’Ajax Bergomi: «Le nostre squadre continuano a deludere»

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Pietro Mattonai

Nelle urne dei sorteggi di Champions League ed Europa League, soltanto una pallina aveva i colori dell’Italia, quella della Roma. Il nostro calcio, quasi del tutto escluso dalle migliori otto delle due competizioni, soffre ormai da tempo di un male che lo costringe nei suoi confini. L’ultimo trionfo in Champions è quello dell’Inter del Triplete nel 2010, al quale sono seguite soltanto due finali disputate dalla Juventus. Insomma, l’Europa non è più roba italiana.

IL SORTEGGIO

Per la Champions, le urne di Nyon hanno compilato il tabellone fino alla finale di Istanbul. Da un lato, il Manchester City di Pep Guardiola pesca il Borussia Dortmund, mentre la sfida Bayern Monaco-Psg, che fino a qualche mese fa decideva il torneo, adesso vale l’accesso alla semifinale. Le vincenti, si incontreranno per decidere la prima finalista. Dall’altro lato, spicca Real Madrid-Liverpool, finale del 2018 decisa dalle papere di Karius. Chi la spunta, troverà la vincitrice di Porto-Chelsea. «Era normale che venissero fuori almeno due sfide importanti – dice Beppe Bergomi, opinionista di Sky e indimenticato capitano dell’Inter – chi ha trovato Borussia o Porto può avere un piccolo vantaggio, ma fare pronostici è complicato». Due squadre, però, potrebbero essere favorite. «Manchester City e Chelsea, perché prendono pochi gol e fanno anche un calcio offensivo – si sbilancia – ma non è scontato: lo scorso anno, per esempio, Guardiola si è incartato contro il Lione». In Europa League, invece, la Roma sfiderà l’Ajax, mentre il Manchester United se la vedrà col Granada. I quarti sono completati da Arsenal-Slavia Praga e Dinamo Zagabria-Villareal. «È un sorteggio giusto per la Roma – prosegue Bergomi – lo United con il Milan non mi ha impressionato, attenzione invece a Villareal e Dinamo Zagabria, che ha fatto fuori il Tottenham di Mourinho».

L’ITALIA ALLA FINESTRA

Nessun portabandiera in Champions per il nostro calcio, dunque. Anche in questa edizione, l’Italia ha dovuto arrendersi ben prima della finale. «Tanto di cappello a Lazio e Atalanta, hanno fatto quel che potevano – commenta Bergomi – quel che è mancato di più sono le nostre squadre di vertice, soprattutto nei confronti con quelle degli altri campionati». La vera differenza, allora, è quella tra le prime degli altri Paesi e quelle della serie A. «Dobbiamo riflettere sul perché ci sia questa distanza – conclude – la Juve con il Porto era favorita, mentre l’Inter di oggi probabilmente avrebbe superato il girone, ma in quei mesi faceva un calcio diverso e l’ha pagata cara». —

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