Spal, alla sosta bilancio in attivo. Ma è indispensabile più solidità
Cinque risultati utili consecutivi, solo il Bari (sei su sei) ha fatto meglio. Però il 3-3 di Como è stato tanto un sollievo quanto un rammarico per la gestione
Ferrara Piede Lento” Rodriguez è tutto il contrario di suo cugino “Speedy” Gonzalez, quindi si tratta del "topo più lento del Messico". Ha un passo paragonabile a quello di Fabregas e Baselli, professori di calcio epperò minati da più o meno lunga inattività e/o acciacchi vari. Schierandoli insieme per la prima volta, sabato il Como sapeva di esporsi ad un rischio colossale. Con il 4-4-2 (Parigini e Blanco alle ali) i lariani si sarebbero consegnati al centrocampo tritasassi della Spal: due contro tre, anzi quattro visto il falso trequartista Maistro. Di qui l’accorgimento di proporre il dinamico Faragò in luogo di Parigini, e Blanco dentro il campo, per un fasullo 4-4-2 che invece poteva contare su un paio di interpreti supplementari in soccorso dei due big, in aggiunta ad un attaccante – Mancuso – pronto ad “attaccare la profondità” (come dice chi sa) a fare da spalla a Cutrone (che in B ci sta a fare nulla, tanto è sprecato per la cadetteria) al posto di un “palo” come Cerri. Nonostante tali opportune mosse, la Spal ha saputo dare scacco al Como sfruttandone la fase di assestamento, imponendo il proprio ritmo, investendolo immediatamente, passando meritatamente in vantaggio grazie anche alle ancora eccessive distanze tra i lariani. Non diciamo che a quel punto i giochi fossero fatti, ma la partita di certo era quantomeno incanalata sui binari potenzialmente più favorevoli, stanti anche le difficoltà del momento – di classifica, psicologiche e di conduzione tecnica, col vuoto lasciato da mister Gattuso – del Como. Era sufficiente (o meglio: sarebbe stato sufficiente) mantenere l’attenzione, proseguire su quella falsariga, evitare distrazioni, battere il ferro, far dubitare ulteriormente i lariani, cuocerli e cucinarli.
Come non detto. La Spal ha rianimato e rimesso in partita il Como. Lo ha fatto per distrazioni ed errori propri, per svarioni e spazi concessi, per manchevolezze individuali e collettive, per palloni persi banalmente e puntualmente trasformati in gol dai padroni di casa. La girandola di reti ha portato al 3-3 finale da accogliere con sollievo in quanto riacciuffato proprio all’ultimo, ma anche con rammarico per la sensazione di non aver sfruttato una potenziale chance di successo. Di sicuro la gestione della gara non è stata esente da lacune.
I dati statistici dicono 64% di possesso palla (superiorità imbarazzante), 7 tiri in porta a 6, 18 tiri totali contro 13, 6 a 4 il computo dei corner. Tutti numeri a favore della Spal. E allora che significa? Significa che la partita l’ha fatta la Spal ma che il misero 36% di possesso lasciato al Como è stato più che sufficiente affinché la squadra di casa facesse male. Cinico, diretto, verticale, senza fronzoli, il Como ha approfittato delle amnesie, dei palloni persi, dei rilanci sbagliati dei biancazzurri: palla recuperata, dritta su Mancuso e Cutrone e dentro. La Spal l’ha sfangata per due volte, ma che rischi. Anche perché di circostanze di pericolo ce ne sono state tante altre, sempre su errori propri.
La Spal è tornata ad incassare 3 gol, non capitava dalla prima giornata contro la Reggina. Ora, in totale, ne ha subìti 9. Peggio hanno fatto solo Sudtirol, Pisa e… Como. Troppi svarioni, troppa faciloneria (forse): non si può incassare l’1-1 a quel modo, subito dopo essere andati in vantaggio. Non si può beccare il raddoppio poco più di 40 secondi dall’inizio della ripresa. Non si può patire il 3-2 locale ancora con un mix di errori individuali e di posizionamento. La difesa e la fase difensiva hanno fatto acqua. Bisognerà necessariamente lavorarci.
Quadro di giornata peggiorato dagli infortuni. Quello di Tripaldelli e, in precedenza, quello di Varnier che ha resistito una partita e poco più prima di tornare preda dei propri annosi fantasmi, lui che potenzialmente è – sarebbe – fortissimo. Interrogativo ripetitivo, antipaticissimo ma inevitabile: ci si potrà contare? E quanto? Tant’è, con la sua uscita la Spal si è trovata priva di tre centrali (Varnier stesso, Arena e Dalle Mura) su cinque, con Peda entrato (bene) in fretta e furia.
Ma, ci mancherebbe altro, l’analisi del giorno dopo non può non contemplare anche gli aspetti positivi. Tenuti in ultimo perché il dolce è per la fine. E allora: quinto risultato utile di fila, cosa non banale già che in un campionato tanto difficile ed equilibrato solo il Bari (6 gare positive su 6) ha fatto meglio. Turno concluso in zona play off (pari punti col Parma, -1 dal Cagliari e dalla Ternana che ieri ha vinto il derby col Perugia). Capacità di mettere in difficoltà l’avversario, di giocare, di segnare. Potere di reazione, carattere, orgoglio, con la particolarità di crederci fino all’ultimo. Primo gol stagionale di Moncini, importante per lui (in costante crescita e sempre più pericoloso sottoporta) come per la squadra (nel giorno in cui La Mantia è rimasto a secco). Conferma delle qualità balistiche e della crescente personalità di Esposito, uomo da gol decisivi con soluzioni non banali ed in momenti topici, allorquando tutto pare compromesso.
La Spal va dunque alla sosta (la prima stagionale) con un bilancio in attivo, positivo, financo confortante soprattutto per una squadra profondamente rinnovata e con elementi anche inseriti in corsa, a campionato avviato. I buoni segnali non mancano, il potenziale c’è, i margini di crescita appaiono ampi. La pausa, adesso, consentirà di rifiatare, di lavorare per correggere le mancanze. Serve più solidità, questo è evidente. Ma il saldo consente di guardare avanti con fiducia. Che servirà, visto che si andrà ad affrontare il trittico Genoa (1 ottobre, a Ferrara, Frosinone (l’8) e Cittadella (il 15) entrambe in trasferta. Gare che permetteranno di constatare auspicabili progressi, e conferme, e che consentiranno di capire il reale potenziale, il rapporto di forza con le rivali ed a cosa potrà ambire la Spal.l