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Il gavellese Poletti ricorda Pelè: «Dovevo marcarlo, non ho dormito»

Maurizio Barbieri
Il gavellese Poletti ricorda Pelè: «Dovevo marcarlo, non ho dormito»

L’azzurro di Mexico 70 non ha dubbi: «Il calciatore più grande e persona amabile»

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Gavello La morte di Pelè ha fatto il giro del mondo ed è arrivata anche in Costarica, dove vive ormai da oltre quarant’anni Fabrizio Poletti, gavellese doc che ha giocato nel Torino e in Nazionale. Poletti nella “partita del secolo”, la semifinale Italia-Germania 4-3 di Mexico ’70, entrò al posto di Rosato, mentre nella finalissima persa 4-1 dagli azzurri con il Brasile di Pelè non scese in campo. «Oggi è un giorno triste, perché se ne è andato il più grande calciatore mai visto – il commento di Poletti -. Ho avuto la fortuna di essere in campo nella finale di México ’70, pur non giocando, e già lì era un sogno. Poi ho avuto l’onore di marcarlo a Cagliari, in una amichevole contro il Santos, e devo dire che per l’emozione quella volta non sono riuscito a dormire. A parte il campione, Pelè era anche una persona di altri tempi, amabile e di tutto rispetto. Buon anno “O Rey” ovunque tu sia e auguri anche ai miei amici ferraresi».

Anche una delle figlie di Poletti, Erika (che ha 57 anni e vive sempre a Gavello, mentre il fratello Marco è ancora nel mondo del calcio dilettantistico), ha ricordato Pelè con un post su Facebook: “Il più grande... avevo solo cinque anni ma è stato un onore conoscerti. Rip grande uomo”.

Giovedì, appena è uscita la notizia della morte di Pelè, è circolata in rete la foto di Poletti che lo abbraccia.

Ricordiamo che Poletti, oggi arzillo e brillante 79enne, è stato un difensore cresciuto nelle giovanili della Bondenese e poi approdato in serie A, dove ha totalizzato 344 presenze e 24 reti. Ogni tanto ritorna a trovare i famigliari nella nostra provincia e due anni fa incontrò il sindaco di Ferrara, il bondenese Alan Fabbri. Ricordata nonna Luisa, morta a 103 anni, «veniva con me in ritiro, alle partite, era l’icona del Torino», oggi il suo sogno, condiviso con Fabbri, è portare proprio l’Italia del ’70 a Ferrara: «Ho già iniziato a contattare i compagni dell’epoca - dice -, c’è grande disponibilità». l

M.Bar.

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