Ferrara Nella vera notte buia dell’anima, sono sempre le tre del mattino. Il Basket Kleb sta vivendo in questi giorni il suo terribile affacciarsi verso l’alba. Ieri mattina, al palasport, c’&egrave; stato il “rompete le righe”. Tra lacrimucce, volti scuri, qualche sorriso che tendeva a scacciare la malinconia e un convitato di pietra: Marco Miozzi. Il presidente che per primo – in 42 anni di storia cestistica estense – ha fatto fallire un team cittadino anticipatamente. Mentre i giocatori e lo staff svuotavano gli armadietti e coach Leka affrontava la stampa a testa alta, strideva l’assenza di Miozzi. Colui, del resto, che ha annunciato ai suoi tesserati che faceva calare il sipario attraverso un misero vocale WhatsApp. Molti gli interrogativi a fronte di un silenzio del massimo dirigente cos&igrave; assordante. Perch&eacute;, se il problema fosse stato di mera natura economico-sportiva si sarebbero potuti liberare alcuni giocatori, retrocedere ma avere almeno in mano un titolo sportivo di serie B. Invece, adesso, Ferrara scompare dalla geografia professionistica dell’italico basket. Finir&agrave; questo buio? Due gli uomini che possono farcela: Stefano Calderoni e Paolo Piazzi. Dietro le quinte fino a mercoled&igrave; sera, la Federbasket ha insistito affinch&eacute; il Kleb non si ritirasse. Almeno quattro le telefonate partite in direzione Ferrara, con Federazione e Lega a tentare una mediazione che inducesse ad un ripensamento. Non ci sono debiti pregressi in sede sportiva, per questo negli uffici federali non si aspettavano tanta intransigenza da parte di Miozzi. Risulta che possano essere necessari 350mila euro per portare a termine la stagione. Stipendi, spese vive, trasferte, luce, affitti. &Egrave; invece di 1 milione e 900mila euro (si sussurra) il debito con l’erario. Alto, chiaro. Ma rateizzabile e spalmabile in pi&ugrave; anni come fatto – a esempio – dalla Lazio nel calcio o recentemente dalla Fortitudo. &laquo;Sono mancate le linee guida – accusava ieri Leka seppur con toni bassi -; il 7 novembre la societ&agrave; avrebbe dovuto mettere in piedi il consorzio di imprenditori per consolidarsi: non &egrave; stato fatto. Prima i soldi per finire la stagione c’erano, ci &egrave; stato detto. Nel giro di due-tre settimane &egrave; cambiato tutto: cosa non so. La societ&agrave; non &egrave; stata strutturata e dopo “quel” messaggio vocale, in tre minuti mi sono passati davanti anni di emozioni&raquo;. Il coach s’&egrave; poi interrotto, emozionato. Marco Miozzi era nel consiglio d’amministrazione anche nel Kleb a gestione D’Auria, prima di allontanarsene e poi di tornare al centro del gioco. Ci si immagina avesse coscienza del pregresso e se ha accettato di assumere la presidenza dovrebbe aver pur individuato una strada per proseguire bene. Come emergere da questo viaggio nel surreale? Attraverso il lavoro di rimozione delle macerie che gi&agrave; in queste ora sta iniziando. Protagonisti Stefano Calderoni (presidente del Consorzio di Bonifica) e Paolo Piazzi imprenditore argentano (ha importanti commissioni con Autostrade per l’Italia) ed ex giocatore. Sono loro gli uomini che, in sinergia con l’assessore Maggi, la prossima estate potrebbero far rinascere un’attivit&agrave; professionistica. Si potrebbero coinvolgere in questo progetto tutto nuovo Roberto Marchetti di Adamant e Raffaele Cucci di Giara Assicurazioni. Non esclusa anche una partecipazione di Matteo Mazzoni di Top Secret. Il problema &egrave; che un siffatto team dovrebbe partire dalle posizioni pi&ugrave; basse regionali essendo di nuova costituzione. La B regionale che nascer&agrave; nella prossima annata a seguito della ristrutturazione dei campionati. Non esattamente un torneo appetibile. Esiste ovviamente la strada dell’acquisizione di un titolo sportivo, oppure ci si pu&ograve; spendere per un percorso che appare il migliore: ottenere una wild card per la serie B nazionale. &Egrave; bello pensare che quello di ieri sia stato solo un arrivederci.l &nbsp;

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