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Emilia, un assalto al fair play «Non aspettavo tanto clamore»

Emilia, un assalto al fair play «Non aspettavo tanto clamore»

L’altra finalista s’infortuna: la spadista dell’Accademia Bernardi si ferma

18 aprile 2023
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Ferrara «Rinunciare alla medaglia d’oro italiana? Era la cosa giusta da fare. Spero che il mio gesto sia l’occasione per promuovere la scherma, lo sport che amo, e i suoi valori, il rispetto per gli avversari e per l’arbitro. Non mi aspettavo che avesse così tanta risonanza, spero davvero che possa essere utile». Così la 22enne Emilia Rossatti, che ieri a palazzo Municipale è stata premiata dal sindaco Alan Fabbri, dopo che nella finale dei campionati italiani Under 23 di spada l’atleta ferrarese, in forza all’Accademia Bernardi Ferrara, ha rinunciato a “tirare” nei 17 secondi finali, dopo l’infortunio dell’avversaria Gaia Traditi, che era avanti 12-9 nel punteggio. L’atleta estense, lo scorso weekend a Vercelli, non ha voluto approfittare dell’infortunio dell’avversaria per tentare la rimonta, consegnandole così l’oro e la partecipazione all’Europeo di categoria, in programma a maggio a Budapest. In verità nessuna ha perso quella finale, perché «l’amicizia vale più d’una vittoria», le parole (commosse) della Traditi.

Il fatto È un match lungo, la finale di spada femminile, che si prenderà tutti i 9 minuti effettivi per scrivere il suo verdetto. Gaia lo conduce sul 12-9 quando, a 17 secondi dalla fine, mentre indietreggia per tenere la pressione dell’avversaria che tenta la rimonta, frana in terra su un appoggio atroce del piede. E in quell’istante sente girare tutto: la caviglia, l’assalto e pure i suoi sogni. Emilia è la prima a correrle incontro. Prima del medico di gara. Prima dei maestri. Gaia solleva la maschera, con gli occhi già gonfi di lacrime per il dolore. Quelle che non solcano il volto, ma che le scorrono dentro, da fuori possono esser soltanto intuite.

Era la prima testa di serie del ranking, Gaia. È stata la numero 1 dopo la fase a gironi. Con un percorso netto, è arrivata all’ultimo atto e ora sta vedendo quel titolo, che un istante prima già pareva stretto tra le mani, sbriciolarsi come un pacchetto di crackers calpestato dalla cattiva sorte. Il regolamento dà 5 minuti di tempo per l’intervento medico. Pure quelli densi, pieni di significati. Gaia che affida la caviglia ai medici, con il suo maestro Daniele Pantoni sempre accanto. Emilia che attende e non abbassa mai gli occhi: li tiene puntati su Gaia, come per non lasciarla sola. E per capire. Non sente il suo stesso dolore, però ne condivide l’umanissimo tormento che lo sport che ami può riservarti. Il cronometro scorre, e quando la clessidra sta per buttare giù gli ultimi granelli di sabbia, Emilia condivide con Riccardo Schiavina, il suo maestro, la decisione più nobile e coraggiosa che in quel momento possa essere presa.

Gaia s’è rialzata. Si regge in piedi a fatica, ma il fuoco che ancora le arde dentro brucia più del dolore. Mancano 17 secondi d’assalto, che nella vita sono un soffio, ma nella spada possono essere un’eternità. Il pubblico che di questo film non ha intuito il finale – meno scontato e più bello, che sta per andare in scena – si sfrega le mani immaginando gli effetti speciali sui titoli di coda: Gaia infortunata a difesa del fortino, per blindare il tesoro di tre stoccate di vantaggio, è durissima ma può farcela: Emilia all’attacco per provare un ribaltone ora non solo possibile, forse persino probabile.

Nulla di tutto ciò. Sui titoli di coda non ce n’è una, di stoccata, né il rumore d’una lama che sfiori l’altra. Emilia ha deciso che non è giusto gettarsi all’attacco. Avrebbe potuto provarci, magari riuscirci, e semmai “senza esultare” come fanno apprezzati bomber del calcio dopo i gol dell’ex sotto le curve che un tempo cantavano per loro. Ha scelto altro. Non per compassione, ma per lealtà. Riconoscendo alla sua avversaria il merito di quanto fatto fin quando s’è tirato alla pari.

E così, al “pronte, a voi”, Emilia indietreggia, scioglie misura. Gaia piange ancora, e stavolta non più (solo) per il dolore. L’applauso del pubblico accompagna i secondi che scorrono. La “non combattività” più bella che la scherma potesse raccontare. Standing ovation.

“Alt, tempo scaduto”, l’arbitro Francesca Calabrò annuncia il verdetto. È finita 12-9. Lo stesso punteggio dell’attimo dell’infortunio di Gaia. Per il tabellone il mondo è rimasto com’era: per chi era lì e per chi quei minuti li ha visti in streaming, d’improvviso sembra più bello.

Gaia ed Emilia si abbracciano. Piangono entrambe. Il presidente federale Paolo Azzi e il vice-vicario Maurizio Randazzo vanno incontro alle atlete: «Grazie, ragazze! La scherma emoziona sempre. Stavolta fa pure commuovere», dicono. Anche i due maestri si stringono forte. Commossi pure loro. Non è una banalissima piazza del pianto, è l’epilogo genuino e naturale d’un pomeriggio di rara e autentica intensità.

Sul podio le lacrime diventano sorrisi. I brividi restano. E le consapevolezze pure. Gaia indica Emilia e dice che «non so come ringraziarla». Emilia guarda il suo maestro sottolineando che «questa decisione, così giusta e importante, l’ho presa con lui». Riccardo annuisce, e a chi gli fa i complimenti sorride dicendo che «la scherma è una cosa, ma volersi bene è un’altra».

I commenti «Un gesto nobile e coraggioso, che rende onore allo sport. E siamo orgogliosi che a esserne artefice sia stata una giovane atleta ferrarese. Troppo spesso lo sport di vertice è assimilato al business e all’agonismo sfrenato. Emilia ne ha invece mostrato la faccia vera, umana e più autentica», ha detto il sindaco consegnando alla giovane atleta una pergamena con la dedica: “Ad Emilia, con affetto e gratitudine per il tuo grande gesto!”.

«Sono molto contenta, e forse anche un po’ frastornata dalla grande eco della finale. Sono onorata del premio che arriva dalla mia città: Ferrara è il luogo della mia famiglia e della mia palestra, che è la mia seconda famiglia. È per me casa, un luogo simbolo nella mia vita», ha detto la schermitrice, che frequenta la magistrale Unife in biotecnologie, ieri accompagnata dal presidente del team Paolo Schiavina, da alcuni dirigenti e da altri atleti. Prossimo appuntamento: Rossatti sarà in pedana a giugno per gli assoluti a La Spezia.

Nel frattempo anche San Marino ha chiesto di poterla premiare, il prossimo sette settembre. E altre richieste stanno arrivando. Tra queste, ecco mobilitarsi Vigarano Mainarda. Emilia Rossatti e la sua famiglia hanno lungamente vissuto in paese e, anche se non sono più residenti, la notizia del suo bel gesto è diventata argomento di chiacchiera in ogni punto d’incontro e ritrovo. Per questo motivo i consiglieri di minoranza di ViviAmo Vigarano, Lisa Pancaldi, Olao Guidetti e Salvatore Ilacqua, hanno presentato al sindaco la richiesta-proposta di conferire un pubblico riconoscimento alla giovane vigaranese, anche se ora è un’ex, con la seguente motivazione: “Emilia Rossatti, fulgido esempio di lealtà sportiva, che ha anteposto al successo personale i valori dello sport e dell’amicizia e che, per questo, ha portato lustro e prestigio all’intera comunità vigaranese”. Una richiesta che sarà sicuramente accolta.l

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