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L’intervista

Ferrara, Oddo ai saluti con dispiacere: «Ero convinto di fare meglio»

Ferrara, Oddo ai saluti con dispiacere: «Ero convinto di fare meglio»

Il tecnico chiude l’esperienza agonistica: Contiliano l’unico vanto

19 maggio 2023
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Ferrara Alla vigilia dell’ultimo appuntamento di campionato ha parlato per quasi mezz’ora, Massimo Oddo. Una sorta di bilancio della sua gestione e del mesto epilogo. La schiettezza del tecnico spallino è stata ancora una volta apprezzata da una buona fetta di tifosi della Spal, tanto da far intuire che sperano in un’eventuale ripartenza con il tecnico pescarese in panchina: «Magari - dice lui -, se esistesse la possibilità non avrei dubbi, indipendentemente dalla categoria. Qui c’è una piazza incredibile, non ho mai visto una tifoseria così attaccata alla maglia, con questa passione. Penso tuttavia che la mia permanenza sia una possibilità remota, sono consapevole del fatto che sia giusto che la dirigenza riparta con una tabula rasa e con nuovi stimoli».

Mister, a 360 gradi, che idea s’è fatto di questa retrocessione?

«Ho tanti pensieri, ho le mie motivazioni, ma approfondire adesso sarebbe come trovare scuse, giustificazioni o addossare colpe agli altri. Credo che oggi sia importante che ognuno nel suo ruolo si assuma la propria responsabilità, nel massimo rispetto della città. Io e il mio staff abbiamo dedicato tempo, amore e passione per il raggiungimento di un obiettivo e non siamo stati all’altezza. Tutto qua. Nessun altro giudizio nei confronti di nessuna componente che è retrocessa. Non c’è nemmeno da scusarsi, perché una persona si scusa quando pensa di non aver dato il massimo: io e i miei collaboratori l’abbiamo dato dalla mattina alla sera, non ce l’abbiamo fatta e siamo parecchio dispiaciuti. Auguro a questa piazza un futuro certamente migliore di questo».

Con quale spirito andrete a giocare in quel di Pisa?

«Partita pericolosa, perché in questi momenti vanno scelti i giocatori meno demotivati. Ci vorrà rispetto per la maglia, per i tifosi e c’è bisogno di chiudere con grandissima dignità. Poi serve rispetto anche per il campionato, visto che il Pisa ha degli obiettivi in ballo con altre società».

Tornando al suo lavoro, il più grande rimpianto?

«Da anni sogno una partenza all’inizio di una stagione, credetemi, è una cosa importantissima per un allenatore. Non solo per una costruzione tecnico-tattica della rosa, ma di mentalità. E questa può esser costruita quando si parte dal principio, perché poi è più difficile. Se la si prova a costruire a stagione in corso, magari attraverso le regole, poi un allenatore rischia di diventare “il cattivo” se non media bene. Anche per amalgamare la struttura tattica ci vuole il suo tempo, che si traduce in partite e quindi in punti».

La retrocessione, tuttavia, pare non sia dipesa da Oddo.

«Eh, ma quando si aprono gli almanacchi sul mio nome c’è scritto “retrocesso”. E non è la prima volta che mi capita in circostanze che andrebbero approfondite, vedi Perugia. Un allenatore può fare tanto e ha sempre responsabilità, ma a sancire la sua carriera sono i risultati e questi si raggiungono con i giocatori. Le sconfitte in carriera comunque fanno imparare qualcosa, se vissute con umiltà».

Il giovane Contiliano è una sua scoperta.

«Lanciare un ragazzo, farlo crescere e dimostrare di aver avuto coraggio è una soddisfazione. Lui è sicuramente il simbolo del mio percorso. Quando sono arrivato, tutti mi parlavano di tanti altri giocatori, a parte Grieco e Catellani. Ha grande personalità, penso che potrà essere il simbolo della ripartenza di questa Spal, perché è un ragazzo con la testa sulle spalle, con fame, intelligenza e con voglia di proseguire nel suo sogno».

Potesse tornare indietro, accetterebbe nuovamente la Spal?

«Sì, perché ero convinto di poter fare un gran lavoro e di portare a casa la salvezza. Sinceramente, non pensavo ci fossero così tanti problemi e devo dire che c’è stato anche un pizzico di sfortuna, ma non voglio sia una giustificazione. Mi riferisco agli infortuni di Valzania, Prati a Cosenza, e poi di Nainggolan nel momento finale. Mi rimane il gozzo in gola, perché le cose non sono andate come avrei voluto».

Fino al 30 giugno, o giù di lì, cosa farete durante gli allenamenti?

«Non lo so, vedremo cosa ci dirà il presidente. Noi siamo stipendiati, quindi lui deciderà. Dopo un epilogo del genere, non possiamo permetterci di rifiutare un qualcosa. Io farò il professionista fino in fondo, nella misura in cui ci sarà rispetto della dignità personale. Sappiamo tutti che andare in campo ad allenarsi per non costruire nulla è una cosa poco professionale, ma, detto questo, se ci sarà da fare gli allenamenti, li faremo e vedremo in quanti saremo». l

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