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Ferrara, gli specialisti dell’erba del Mazza: «La curiamo come un bambino»

Francesco Dondi
Ferrara, gli specialisti dell’erba del Mazza: «La curiamo come un bambino»

I giardinieri della Coop Giulio Bellini tra aneddoti e segreti

12 settembre 2023
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Ferrara Si narra che durante la Seconda guerra mondiale una bomba cadde proprio sul calcio d’angolo sotto l’attuale settore ospiti: così si spiegherebbe perché quella zona del terreno di gioco del “Paola Mazza” è storicamente la più complessa da gestire. Ma sono tanti gli aneddoti collegati ad uno dei manti erbosi migliori d’ Italia, curato con professionalità e precisione dalla Cooperativa Giulio Bellini che ha in Sante Baldini il presidente onorario.

«È come un figlio», dice Fabrizio Vecchi mentre ricorda l’incredibile spalata del 2018 quando la neve coprì Ferrara oppure il risveglio dopo le accuse di Maurizio Sarri, allora tecnico del Napoli, in seguito all’infortunio di Milik, imputato al terreno di gioco ferrarese o ancora le irrigazioni con le manichette anti-incendio quando, nei giorni successivi al terremoto del 2012, dal pozzo usciva acqua salata.

Dopo aver assistito a Macedonia del Nord-Italia e alla mediocre prestazione azzurra, annacquata dai commentatori che hanno gettato la croce sull’indecente tenuta del campo, osservare il Mazza è un toccasana. Erba bassissima («Gli allenatori la vogliono così, in modo che la palla corra veloce», spiegano gli specialisti), irrigazione all’alba, semine specializzate e localizzate in autunno e una cura maniacale dei dettagli. «Ogni angolo di questo terreno è diverso – spiegano i “medici” dell’erba della coop Bellini e della azienda collegata, la Albaverde – Quelli più all’ombra necessitano di un tipo di intervento, quelli più al sole magari di più acqua da irrigazione. Per non parlare della zona centrale dell’area piccola: è la più a rischio e che rabbia quando vediamo i portieri scavare i solchi per costruirsi artigianalmente i riferimenti visivi…».

Coop Bellini e Albaverde sono al Mazza praticamente dal 1990 e, salvo un’interruzione, hanno sempre curato l’erba dello stadio. Non è il core business della cooperativa con sede a Filo ma che vanta interessi un po’ in tutta la provincia estense e oltre, ma certamente è motivo di orgoglio poter mette in mostra un gioiellino come il campo da biliardo creato nello stadio ferrarese.

«Negli anni ci hanno chiamati anche altri club importanti d’Italia, ma curare un impianto da calcio a certi livelli impone massima cura, tanta attenzione, passione e investimenti. Ci fermiamo alla nostra Spal di cui siamo orgogliosi. Un complimento più bello di altri? No, piuttosto quando nessuno critica è già un successo. Inoltre poter ospitare le Nazionali italiane o l’Inter come accaduto negli ultimi anni significa che anche fuori Ferrara c’è la convinzione che qui si lavora bene e non si mette a repentaglio la salute dei calciatori per poca professionalità».

Ogni giorno al Mazza si lavora, c’è chi fa un sopralluogo visivo, chi si concentra sull’intaso e chi con il taglio dell’erba: sono nove i fascioni orizzontali che si dipanano da porta a porta e rimangono un aiuto importante anche per i guardalinee oltre che per gli spettatori sulle azioni di fuorigioco. In passato qualche esperimento estetico con il taglio e la pettinatura dell’erba era stato fatto, si erano creati inserti particolari ma le nuove norme Fifa hanno messo tutti d’accordo: addio agli scacchi o alle mezzelune, i fascioni orizzontali bastano e stop.

Parlando con Sante Baldini e il suo staff gli aneddoti si rincorrono: le lampade per tenere al caldo il prato negli anni di serie A, le fascine utilizzate un tempo come drenaggio di alta qualità, i rischi del cima e anche i teli antipioggia stesi nel periodo invernale («Ma se piove molto prima delle partite l’acqua non ci fa paura, il drenaggio è eccellente. Negli ultimi anni sono state le gelate a imporre massima cura e attenzione»).

Ciò che mette tutti d’accorso sono le valutazioni future: il prato sintetico? Non è un’opzione perché sono più i problemi che i pregi; al massimo si può ragionare sul terreno misto, ma solo se si gioca in giornate ravvicinate come magari capita negli stadi che ospitano due squadre. E poi i concerti visto che ogni tanto riemerge la proposta di organizzare eventi al Mazza. «Si può fare tutto – ammettono i vertici della coop Bellini – ma occorre anche essere consapevoli dei rischi: dell’erba che si ingiallisce se rimane molto coperta dai teli di protezione, dei cedimenti, del fatto che quando un ambiente viene modificato occorre tempo per ripristinarlo. Ecco, diciamo che al Mazza è bello giocare a calcio, ma ormai la tecnologia consente di fare tante cose di livello se programmate bene». l