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Ferrara, Spal tra ferite e polemiche. Ma c’è solo da stringere i denti

Sergio Armanino
Ferrara, Spal tra ferite e polemiche. Ma c’è solo da stringere i denti

Contro la Lucchese prima la beffa e poi la pioggia di critiche. Il dibattito esce anche dal campo con quel pallone lanciato da Tacopina

25 settembre 2023
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Ferrara Riprendere il match sotto il diluvio e subire il gol che ribalta il risultato. Poi, quella lunghissima e inutile attesa, segnata dal lancio del pallone alla Curva Ovest del presidente Tacopina. Infine, attendere di poter lasciare lo stadio, circondato da una quantità d’acqua tale che il fossato del Castello, al confronto, pareva una pozzanghera. Un sabato sera di quelli che ti fan venire il nervoso, se sei un tifoso della Spal, anche di più se sei di fede cristallina e “abiti” in Curva. Solo così si possono comprendere, senza giustificare gli eccessi, i commenti e le reazioni, a caldo e a freddo, su quanto avvenuto in occasione del match interno con la Lucchese.

Parliamo anzitutto degli aspetti tecnici, finché c’è stato campo asciutto, naturalmente. Ok, la Spal avrà anche faticato, corso dei rischi, ma non è capitolata ed è invece passata in vantaggio alla mezz’ora, con un pregevole gesto tecnico e atletico di Peda in semirovesciata. Gioia durata una sporca dozzina di minuti, poi Guadagni l’ha riequilibrata: giusto così, a voler essere obiettivi. Tutto quello che è accaduto dopo, invece, sa si beffa, al pari del gioco di parole che nasce dai nomi dei marcatori rossoneri (dopo Guadagni, Benassai). Perché quella partita, con il diluvio già in atto, forse non era da far riprendere, per poi sospenderla in via definitiva due minuti dopo il vantaggio ospite.

Ecco, in ogni caso, scatenarsi il dibattito sui demeriti spallini. Dimenticato tout court che l’intera macchina biancazzurra per programmare la stagione in corso è partita con un mese di ritardo, che la squadra è stata costruita cammin facendo e l’organico, rispetto a quello del ritiro estivo, è cambiato un bel po’, che nuovo mister e nuovi giocatori hanno bisogno di tempo per mettere in piedi un progetto di squadra e di gioco ben oliato. E via di questo passo, senza dimenticare che la categoria non è più la più alta e nemmeno la seconda, ma la terza: «È la serie C, bellezza!», parafrasando una battuta cinematografica che ha fatto la storia.

Dunque, armarsi di pazienza, concedere credito a chi sta lavorando con serietà e impegno, dare tempo e modo ai talenti, che pure ci sono, di emergere. Tutto questo costerà qualche punto, magari lasciato alle dirette concorrenti più ambiziose: possibile, persino probabile. Non resta che tifare e sperare che la via dei playoff rimanga aperta. Ma, dopo tre gare, dare contro a questo o a quello, parlare di allenatore e di panettone, non sposta di un millimetro la situazione oggettiva, semmai inizia ad avvelenare i pozzi.

Poi, ci sono le questioni extra-campo, ossia il rapporto fra Joe Tacopina e i tifosi. Il roccioso patron americano, sotto il diluvio universale, sembrava voler trovare un contatto con la Ovest, lanciando quel pallone in sua direzione e tornato indietro respinto... da un gradone! Un segno che va colto: il dialogo non si riapre certo così.l