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Giani, a Ferrara racconti fra gli applausi

Sergio Armanino
Giani, a Ferrara racconti fra gli applausi

Il Panathlon porta a Ferrara un big della “Generazione di fenomeni” del volley: «Andare all’estero è un valore aggiunto». Poi il bel siparietto con l’arbitro Gnani

19 ottobre 2023
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Ferrara Un sorriso per tutti, una foto con questa e quella, ma anche quello, senza battere ciglio. Andrea Giani, come tutti i campioni veri, arriva a Ferrara con un palmares da paura e con la semplicità del vicino di casa. Ieri pomeriggio era ospite del Panathlon estense, accolto in un salone del Circolo negozianti gremito: tanta gente di pallavolo, dirigenti ed ex del volley ferrarese, ma anche tante pallavoliste in erba, per ascoltare il campione. L’immenso campione: il moderatore Alessandro Sovrani non la finiva più d’elencare le medagli e i titoli conquistati con la Santal Parma prima e la Panini (e successivi sponsor) Modena poi, quindi con la Nazionale italiana, quella della “Generazione di fenomeni” e infine con quelle straniere allenate.

A fare gli onori di casa la presidente Luciana Boschetti Pareschi, che ha ricordato lo scopo dell’associazione e, rivolgendosi alle giovani pallavoliste in platea, ha spiegato: «le emozioni che proverete in partita, sul campo, non le dimenticherete mai». Con lei i vicepresidenti Angela Travagli, che ha accolto l’ospite d’onore, scatenando subito un applauso scrosciante, e Massimiliano Bristot, ex pallavolista. È stato proprio lui a introdurre Giani. «Qui ci sono molti giovani che non lo hanno visto giocare, mentre io qualche volta l’ho incontrato, senza mai arrivare al suo livello: ancora oggi è un’emozione».

In mezzo, l’intervento di Alessandro Fortini, presidente della Fipav provinciale, che ha tratteggiato Giani come «un grandissimo atleta che è diventato un altrettanto grande allenatore, andando all’estero e portando altre Nazionali a un alto livello».

Poi, eccolo, prende lui il microfono: «Ho fatto l’assistente di Berruto per un quinquennio, dal 2011 al 2014, ero il terzo allenatore dell’Italia. Ma volevo fare il coach. E allora ho iniziato dalla Slovenia, che era al 39º posto nel ranking mondiale: quando sono arrivato ho detto ai ragazzi “siamo delle m...”Quello stesso anno abbiamo battuto l’Italia in semifinale e siamo arrivati secondi all’Europeo».

Partendo da questo (clamoroso) esempio, Giani ha voluto spiegare: «Il nostro sport è noioso, come la ginnastica e il tennis, bisogna ripetersi e ripetersi ogni giorno: per farlo, ci vuole passione. Bisogna anche essere umili e avere rispetto, tra giocatori e per l’allenatore. E ci vuole disciplina per alzare il proprio livello: non c’è limite alla crescita, dipende solo da noi, e quella squadra, che nasce in una nazione con due milioni d’abitanti, quindi da una base ristrettissima, ci è riuscita».

Lasciata la Slovenia, ecco Giani approdare in Germania: «Nel 2017 siamo arrivati secondi all’Europeo, perdendo 3-2 in finale contro la Russia. Ho lavorato là per 5 anni. Ora sono in Francia».

Dove ha vinto, lo scorso anno, la Nations League alla guida dei “galletti”. Ma tutto questo racconto ha una propria morale: «La cosa bella di girare all’estero è imparare cose nuove: la tecnica è la stessa, ma s’impara in maniera diversa. Certo, la miglior espressione della pallavolo è in Italia, ma all’estero si può imparare qualcosa di diverso».

E ora che lo sa, Giani ha un rammarico: «Quando giocavo, mi avevano fatto un’offerta dal Brasile: ho detto di no, ma è stato uno sbaglio, nel mondo c’è dell’altro da imparare».

Immancabile la sollecitazione sulle emozioni da avversario dell’Italia: «C’è agonismo nello sport ed è molto positivo, c’è voglia di vincere: è imprescindibile e non si fanno favori. Ho fatto tanto per il mio Paese, che ha fatto tanto per me: le prime volte è stato difficile ascoltare l’Inno di Mameli da avversario, è scappata la lacrimuccia. Poi, prevale il rispetto per la Nazionale che alleni. D’altro canto, ricordiamoci che la “Generazione di fenomeni” è nata con un allenatore argentino».

Poi, il tema del rapporto emotivo durante le partite. «Nel nostro sport - sottolinea Giani - c’è una rete in mezzo fra le due squadre, non ci sono situazioni particolarmente difficili, è più facile che si verifichino fra allenatori, specie se non sono stati giocatori: l’errore a volte è difficile da accettare».

Ed eccoci a parlare di arbitri, anche perché l’arrivo di Giani a Ferrara è stato possibile proprio grazie all’interessamento di un “fischietto” ferrarese, l’internazionale Giorgio Gnani, che ha arbitrato praticamente in tutte le competizioni. «La sua generazione di arbitri - ha detto Giani - ha sempre parlato molto con i giocatori, così ci si spiega e Giorgio ha un carattere speciale, mentre altri sono meno comunicativi».

«Quello che ha detto Andrea - conferma Gnani - è vero. Ho avuto la fortuna di arbitrarlo, l’ho visto da giocatore e da allenatore: ha rispetto. Quelli della sua generazione sono stati giocatori che hanno fatto la storia della pallavolo, li ho arbitrati, ma con nessuno è nato un rapporto come con Andrea».

E svela com’è nato: «Tornavamo dai Giochi del Mediterraneo del 1991, che l’Italia aveva vinto, ed eravamo in aeroporto ad Atene: abbiamo iniziato a chiacchierare...».

E la chiacchierata, appunto, è andata avanti anche ieri sera, con racconti, aneddoti, domande del pubblico. E l’immancabile chiusura con un caloroso applauso.l

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