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L’intervista

Ferrara, Bassoli ha già la Spal nel cuore

Alessio Duatti
Ferrara, Bassoli ha già la Spal nel cuore

Dopo due uscite sul campo, presentato il nuovo difensore biancazzurro: «Un onore essere qui, anche in un momento difficile. La cura? C’è solo il lavoro»

17 novembre 2023
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Ferrara Alessandro Bassoli-Leonardo Colucci, il nuovo legame del presente spallino. Dopo la precedente conoscenza, fatta ai tempi di quel Pordenone che andò a infastidire l’Inter a San Siro, e dopo gli anni del giovane Bassoli, appartenente al vivaio giovanile del Bologna, come raccattapalle nelle partite interne dei rossoblù proprio quando Colucci in campo pareva già un allenatore.

Bassoli, com’è stato ritrovare il mister?

«È sempre uguale, ha il medesimo entusiasmo di 6 anni fa. Lui è un vero e proprio insegnante di calcio. Fa crescere individualmente ogni giocatore e di conseguenza la squadra».

Contento della chiamata da Ferrara?

«Sono orgoglioso di essere in una società gloriosa come la Spal. Chi potrebbe rifiutare una proposta del genere? Ci ho pensato al massimo dai 3 ai 4 secondi (ride, ndr). Questa chiamata è stata una grande sorpresa, che ha emozionato me e la mia famiglia. Mi son trovato subito bene, intendo anche già durante la settimana in prova, con l’accoglienza da parte del gruppo. Il momento delicato della squadra è un motivo d’impegno maggiore, ho voglia di dare una mano».

Come ha visto lo spogliatoio?

«I ragazzi sono i primi a soffrire per questo momento e anche per le ultime sconfitte. Però, percepisco coesione, unità d’intenti e grande professionalità da parte di tutti: dai 2006 fino ai più grandi. C’è voglia di rivalsa e gli allenamenti vengono comunque fatti con grande entusiasmo».

Lei preferisce l’impiego in una difesa a 3 o a 4?

«Posso giocare in entrambi i sistemi, diciamo che ho occupato più o meno tutti i ruoli dietro. Poi a 3, come braccetto di sinistra, mi diverto un po’ di più, potendo anche andare avanti palla al piede dopo le letture».

Ne ha già accennato via social, ma quanto è stato difficile rimanere fuori per così tanti mesi?

«Ho vissuto un periodo molto duro, dentro a una situazione d’attesa mai affrontata prima, perché fino a quel momento penso di aver fatto una discreta carriera in categoria. Mentalmente sono stato un po’ abbattuto e demoralizzato. Gli allenamenti e l’impegno quotidiano pensavo potessero darmi benefici e ora che sono riuscito a giocare due partite anche ravvicinate riesco a capire il motivo di tutti questi sforzi. Sono orgoglioso di come ho affrontato le avversità».

Ricordiamo un attimo il suo calvario?

«È durato praticamente 11 mesi. Mi ero fatto male a dicembre dell’anno scorso. Mi era stato diagnosticato un problema al piede, provato a curare inutilmente per 3-4 mesi, poi un’altra persona mi ha consigliato di procedere con un intervento chirurgico per sperare di tornare in campo. Ora mi sento molto bene, sono contento di com’è andato il secondo iter riabilitativo e adesso mi sento la caviglia sinistra di un ventenne. Tornare a giocare è stata un’emozione incredibile, sono stato lontano dal prato verde per troppo tempo e tornare a sentire il profumo dell’erba o a vivere un’atmosfera calda come quella dello stadio è stato bellissimo per me».

Proprio l’altro ieri, Alessandro Favalli ha gettato la spugna, ritirandosi a 31 anni dopo svariate difficoltà nel trovar squadra post svincolo.

«Lo conosco molto bene, siamo stati compagni a Cremona. Sono molto dispiaciuto per la sua decisione, pensavo potesse dare ancora tanto al calcio. Purtroppo il discorso dei regolamenti per gli under si sente sempre più spesso e alcune regole vanno a discapito delle qualità dei giocatori. Quest’estate anche io mi sono trovato a pensare a una decisione forte e ci sono stati alcuni momenti di sconforto, nonostante non riesca a immaginarmi lontano da un campo».

Chiudiamo tornando al duro momento della Spal. Come se ne esce?

«Sicuramente delicato. Atteggiamento e carattere fanno sempre la differenza, ma l’unica parola che consideriamo è il lavoro quotidiano. A ogni allenamento va messo un mattoncino per uscire da questa situazione il prima possibile. Contro il Pontedera abbiamo giocato un ottimo primo tempo, ma senza raccogliere i frutti».l

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