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L’intervista

«La Spal è un sentimento, ora serve grande unità»

Alessio Duatti
«La Spal è un sentimento, ora serve grande unità»

Il doppio ex Gadda fa anche le carte al match con l’Ancona

23 novembre 2023
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Ferrara Ad Ancona è per tutti il “Capitano” d’incalcolabili battaglie e il reciproco affetto con il mondo dorico resta ancor oggi cosa sincera, sentita e dimostrata ad ogni possibilità. A Ferrara, invece, Massimo Gadda rimane un uomo di calcio rispettato, stimato e apprezzato per come si è sempre posto umanamente e professionalmente in campo e fuori.

Con la Spal ci ha giocato, chiudendo nel 2000 la propria carriera da professionista, ma i biancazzurri li ha anche allenati per una buona fetta della stagione 2013/2014. Senza dimenticare il fondamentale passaggio dalla Giacomense di Mattioli e Colombarini nei tre campionati precedenti. Da un anno a questa parte veste i panni tecnici del Ravenna, in serie D, comandando la vetta del girone Emiliano-Romagnolo-Toscano.

Mister, Spal-Ancona rimane simbolicamente anche la “sua partita”.

«Sì. Ad Ancona c’è stata la mia storia da calciatore, con la parte migliore di carriera in ben 8 anni. A Ferrara ho concluso sul campo, poi ho avuto la possibilità di poter allenare una società così gloriosa nell’anno della riforma della serie C. Ho veramente ricordi stupendi da ambo le parti».

La scorsa, durante l’amichevole Ancona-Ravenna, ha ricevuto un’ovazione d’altri tempi.

«È stata una giornata incredibile, pieno di gente a vedere la partita, e ho ricevuto un’accoglienza grandiosa. Ancor oggi l’emozione è difficile da descrivere, fortunatamente c’è la tecnologia che con foto e video lascia traccia di tutto. Essere ricordato così è un qualcosa di stupendo».

Ad Ancona, però, non ha mai allenato. C’è un motivo particolare?

«No. Non dico che siamo stati vicini, ma un paio di volte ci siamo parlati, anche se poi non s’è fatto niente. Probabilmente è scritto nel destino che la mia storia ad Ancona rimanga quella del calciatore. Spesso capita, a chi è stato una bandiera, di non trovare nel medesimo club un ruolo. In un certo senso è stato anche il destino di Totti e Del Piero».

A Ravenna, comunque, le cose stanno andando molto bene.

«Con il direttore Andrea Grammatica, peraltro anche lui ex Spal, abbiamo costruito una squadra fatta di giocatori di categoria. Finora le cose sono andate anche oltre le aspettative, ma il primo posto in classifica penso sia meritato. Sappiamo che il campionato sarà ancora molto lungo, intanto questi primi tre mesi sono stati fantastici».

Parliamo di Spal, partendo dal passato. Un giocatore che poi porta Ferrara nel cuore per tutta la vita, da cosa viene rapito?

«Prima di giocarci avevo sempre sentito parlare bene della Spal e del suo ambiente. La cosa che ti colpisce, in tutta sincerità, è l’amore che c’è da parte di una tifoseria che nella sua storia è sempre stata presente e affezionata, anche durante i momenti di difficoltà. Il significato di “andare alla Spal” è profondo. Ferrara è una piazza affascinante, storica e aver avuto una duplice occasioni di poterci stare è stato qualcosa di fantastico».

Che impressione s’è fatto degli ultimi difficili anni sportivi, dopo la cessione della famiglia Colombarini?

«È difficile dare un giudizio, perché la situazione andrebbe conosciuta nel dettaglio. Ho ancora negli occhi i campionati in serie A, ma anche la B è un torneo più che nobile e una bella vetrina per la Spal. Purtroppo, ora c’è la serie C, unita anche a una situazione rischiosa come quella attuale. Bisognerà stare con gli occhi aperti, perché una retrocessione in D sarebbe qualcosa di allucinante. Credo che dopo l’era Colombarini si sia faticato a trovare un po’ di stabilità e chiarezza. Lo dico tra virgolette, ma forse c’è stata un po’ di confusione rispetto al passato, dove ruoli ben definiti e la presenza della famiglia facevano dormire sempre sonni tranquilli».

Diceva del momento rischioso, in termini di classifica e obiettivi?

«In annate così bisogna avere la forza di stare vicini alla squadra, perché ora si fa dura. Bisogna salvare la pelle. Non è facile partire con il blasone e con il nome quando poi le cose non s’infilano. È il momento di mettersi lì con forza e umiltà per scacciare la negatività. La perdita di autostima e fiducia sono cose da tenere in considerazione e da maneggiare con cura, anche se penso che nel campionato ci siano diverse squadre inferiori rispetto alla Spal».

Da qui è recentemente passato anche uno dei suoi idoli di sempre, Daniele De Rossi.

«La sua prima volta è andata male, ma questa non può essere una sentenza. Lo conosco abbastanza bene, penso sia tagliato per fare l’allenatore. È una persona fantastica, fuori dal comune, con doti, capacità e carisma. Ce lo vedo, può diventare un grande».

L’Ancona di oggi e il match di sabato?

«Anche ad Ancona l’inizio aveva fatto registrare qualche inciampo di troppo e alcune cose andavano sistemate. Il ritorno di Colavitto, uno che conosce bene l’ambiente, ha permesso la ripresa. Ora la squadra è competitiva, sta abbastanza bene e può giocarsela con tutte. Per la Spal, invece, il momento è durissimo. È una partita difficile da interpretare».l