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Ferrara, lo storico dei deferimenti della Spal: i 50 anni d’indagini

Alessio Duatti
Ferrara, lo storico dei deferimenti della Spal: i 50 anni d’indagini

I clamorosi epiloghi con Pagliuso e Butelli non furono gli unici. Anche Mazza dovette difendersi per una combine mai provata

21 maggio 2024
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Ferrara Dopo oltre dieci anni di tranquillità, il popolo biancazzurro è tornato a provare un fastidioso brivido, mischiato a quel senso generale di tribolazione generato dagli ultimi fatti societari che esulano dal rettangolo verde. La grana legata al pagamento ritardato dell’Irpef, con conseguente deferimento del club e le probabili sanzioni che arriveranno in seguito, ha chiaramente inficiato il sereno momento di speranze che la Spal di mister Di Carlo era stata abile a rimettere sul tavolo del suo presente, in attesa della nuova progettazione. Si attende di capire come si comporterà la società nei prossimi giorni per tamponare la situazione e minimizzare il danno (in termini di penalità nella classifica della prossima stagione), andiamo a ricordare le spiacevoli situazioni del passato legate a questioni extra-campo, pur differenti e di grado certamente minore rispetto a quella attuale.

Episodio 1975 Si trattò di un caso diverso, diciamo più morbido rispetto a quelli che sarebbero avvenuti all’inizio del nuovo millennio. La Spal (in serie B) viene deferita a seguito a una denuncia partita da Brindisi per una presunta combine, teoricamente accaduta in occasione di Brindisi-Spal 2-2 del 13 aprile 1975. L’11 settembre dello stesso anno nell’allora sede della Lega Calcio, in via Filippetti a Milano, comparvero per l’interrogatorio a processo il presidente Paolo Mazza, il segretario Cesare Morselli (in futuro ds della stessa Spal), il medico sociale Roberto Montagna, i calciatori Franco Pezzato e Angelo Paina, oltre agli ex spallini Lucio Mongardi (capitano in occasione della gara incriminata, poi passato proprio in quell’estate all’Atalanta) ed Enzo Vecchiè, che era del Brindisi ma non giocò quella partita. Tutto si risolse come lo scoppio di una bolla di sapone, il presunto illecito non fu appurato per mancanza di prove e Mazza ricorse alla Caf contro l’assoluzione per insufficienza di prove, chiedendo l’assoluzione con formula piena.

Le fideiussioni Siamo nell’estate 2003, con la Spal che venne coinvolta nella problematica bancaria assieme a Roma, Napoli e Cosenza. Serie C1, il club era di proprietà della famiglia Pagliuso, con il patron Fabiano che da qualche mese era alle prese con una delicata vicenda giudiziaria (in seguito assolto). La Figc precisò che per ottenere l’iscrizione al campionato Roma, Napoli e Spal avevano presentato fideiussioni garantite dalla società Sbc, la cui posizione, dai controlli eseguiti dalla Covisoc, era risultata “regolare e ineccepibile”. Sbc, al contrario, non aveva emesso proprio un bel niente. Anche perché già dal febbraio precedente la società si era autosospesa da qualsiasi attività, a causa di un capitale sociale di appena 500mila euro. Ma, quindi, chi avrebbe garantito la copertura finanziaria per l’iscrizione dei club, spacciandosi per rappresentante della Sbc? Fiato sospeso e tensioni varie caratterizzarono il periodo a seguire, poi tutto rientrò all’inizio del 2005, con la Spal che venne riconosciuta come parte lesa.

L’estate 2005 Proprio quell’anno la Spal dei Pagliuso venne esclusa non solo dalla serie C1, bensì dal professionismo. Inutili i ricorsi in appello arrivati fino al Consiglio di Stato, dopo le bocciature della Covisoc. L’unica strada percorribile, in una vera e propria corsa contro il tempo, fu il ricorso al Lodo Petrucci. La disponibilità dell’imprenditore comacchiese Gianfranco Tomasi, sostenuto da alcuni soci di minoranza sensibilizzati dal Comune di Ferrara, garantì la ripartenza dalla serie C2, con la rinominata “Spal 1907”.

Con Butelli Dopo varie istanze di fallimento (la prima, ad esempio, presentata e poi ritirata dall’Asics nel settembre 2011) nel campionato di Prima Divisione 2011/12, la società si vede rifilare 2 punti di penalizzazione per la mancata corresponsione di stipendi e contributi ai dipendenti. Le successive scadenze porteranno a 8 il totale dei punti di penalizzazione inflitti ai biancazzurri, che si riveleranno poi fondamentali dal punto di vista sportivo. La precaria situazione finanziaria della Spal di Cesare Butelli si rifletteva anche in campo legale, con la presentazione d’istanze di fallimento da parte di alcuni dipendenti e fornitori. La squadra sul campo si sarebbe anche salvata, ma con le penalizzazioni era finita in zona playout, perdendo poi lo spareggio per non retrocedere con il Pavia.

Il 13 luglio 2012 la società viene esclusa dal campionato 2012/13 per problemi economici, senza presentare ricorsi. La ripartenza dalla Real Spal di Roberto Benasciutti (iscritta al campionato di serie D) non si rivelò comunque delle più felici e per vedere la nuova alba si sarebbe dovuto aspettare il soccorso (glorioso) della famiglia Colombarini. La Spal 1907 viene quindi successivamente radiata dalla Federcalcio l’11 settembre 2013 e il 31 marzo 2014 il Tribunale di Ferrara ne dichiara il fallimento e la messa in liquidazione, respingendo la domanda di concordato presentata da Butelli.