La Nuova Ferrara

Sport

La delusione

Per Ferrara Basket sconfitta e lezione. Si può ripartire da Benedetto

di Marco Nagliati
Per Ferrara Basket sconfitta e lezione. Si può ripartire da Benedetto

C’era tutto il necessario per salire di categoria: è mancata qualche goccia di sostanza

28 maggio 2024
4 MINUTI DI LETTURA





Ferrara In un campionato in cui incidono col bisturi le tute blu, la Ferrara Basket ha avuto troppi colletti bianchi. Un paradosso, probabilmente, eppure certificato dal parquet: la maggiore qualità tecnica degli estensi, la pulizia di gioco e la finezza di mano non hanno prevalso in una categoria che nei momenti topici fa risaltare la t-shirt bucherellata alla giacca e cravatta, pur se allentata.

I biancazzurri hanno vissuto una stagione che ne vale due per dispendio mentale di energie, accarezzando l’impresa, ma finendo il percorso in gara 3 di semifinale playoff.

Gran parte delle rivali, talune con organizzazione da dopolavoro (e non è una mancanza di rispetto), hanno allestito roster con parecchi gregari e appena una o due prime punte (vedi la Gardonese con Davico frontman o Fidenza con Valdo). Filosofia e necessità da trincea, per un torneo lungo e sfibrante e con una sola promozione per Conference. Ferrara è stata spesso bella a vedersi, piacevole e con potenzialità offensive sostanzialmente espresse con continuità. Però, troppi attaccanti e quasi nessun “operaio”: il lavoro sporco nelle pieghe oscure dei “punto a punto” fuori casa. L’annata è stata certamente apprezzabile per quello che ha rappresentato: la rinascita dopo la scomparsa del Kleb, il ritorno di un pubblico decisamente numeroso (fra i 1.300 e i 1.500 nei playoff) e un nuovo irrorare il tessuto cittadino con il lavoro di Stefano Michelini.

Sul piano prettamente sportivo il romanzo è rimasto incompiuto. C’era tutto per salire di categoria: è mancata qualche goccia di sostanza. Non un dettaglio. Le lacune della costruzione estiva si sono trascinate per tutte le pagine della narrazione: onnipotente in casa, fragile in trasferta. Il lavoro da gennaio di coach Giovanni Benedetto ha raddrizzato una navigazione che stava peraltro avviandosi verso una deriva lontana dai Play-in Gold e, di conseguenza, dai playoff. Benedetto ha diretto 21 partite, con 14 successi e imbattuto alla Bondi Arena. In viaggio, anche lui ha dovuto fare i salti mortali: la squadra, per natura poco propensa a difendere, ci ha provato ad alzare le barricate; ma se in casa è stata solida mentalmente (grazie al clima super del palasport e a qualche zampata offensiva), sui “legni” avversi ha troppe volte perso la trebisonda. Sportivamente tradita anche da leader scopertisi balbettanti a turno. Oppure eccellenti nei primi due quarti, poi sfarinatisi quando un cesto valeva doppio. Vale per Marchini come per Kuvekalovic, per Drigo come per Ballabio, l’ultimo – ad ogni modo – ad arrendersi domenica a Fidenza dopo il crollo psicologico di gara 1.

Ci sono attenuanti in tutto questo. La squadra è stata costruita di corsa (e da zero) a mercato abbondantemente aperto, stante le difficoltà nell’incastrare tutti i tasselli all’atto della nascita della società. Che doveva tararsi in una dimensione comunque inedita, qual è stata la B interregionale. La rincorsa in fase d’ingaggi ha scolpito un volto interessante, promettente. Competitivo per le passerelle che ne richiedevano la sfilata: peccato che non fosse esattamente un red carpet. Qual è stato lo sbaffo che ha rovinato il look? La sofferenza estrema nel contenere le penetrazioni degli esterni e i rimbalzi.

A Fidenza, l’altro giorno, Ferrara ha subìto il doppio dei rimbalzi offensivi. Nel futuro serviranno più fisicità e verticalità. Più Yarbanga e Sankare che Cecchetti. Ed è evidente che, a proposito di giovani, il management estense dovrà fare riflessioni serie sul vivaio e su quale rapporto impostare con la Vis.

Ecco, il futuro… Coach Giovanni Benedetto è più che disposto a rimanere. E la società, già un mese fa, ha fatto intendere di voler proseguire con l’allenatore reggino più che volentieri. Diciamo che i recenti quattro mesi sono stati di fidanzamento, ora ci si avvia alla proposta di matrimonio. Benedetto a inizio 2024 era sbarcato per dare una mano all’amico ds Pulidori, adesso proseguirebbe, perché «a Ferrara ho trovato un ambiente di persone serie».

Recentemente il tecnico si era disamorato della pallacanestro, in terra ferrarese è rigenerato: «Gente perbene e onesta. Voglio continuare a stare in panchina per qualcosa che mi spinge ad andare oltre».

E per portare a termine un “qualcosa” che ha sfiorato. Difficilmente ci saranno macigni sulla strada dell’intesa economica. Quanto all’ambizione, sarà immutata: il vertice.l

© RIPRODUZIONE RISERVATA