Spal, il numero 10 Radrezza: «Mai visto un mister così e Antenucci è incredibile»
Il campionato è partito in salita «ma da Sestri inizierà tutto»
Ferrara Igor Radrezza dispensa concetti e racconti, proprio come fanno i giocatori di pensiero col pallone nella zona nevralgica del campo. Prima di accomodarsi per la chiacchierata di metà settimana è necessario appoggiare gli effetti personali sulla sedia più vicina. Il telefono, il beauty case e un libro di oltre 330 pagine da restituire dopo il prestito ricevuto… a mister Andrea Dossena. Si tratta del capolavoro di David Goggins, “Niente può fermarti – domina la mente e sfida l’impossibile”. Una delle tante letture motivazionali che l’allenatore della Spal divora nel tempo libero e che lo stesso Radrezza ha trovato utile e interessante. Il classe 1993 a breve toccherà i due mesi dentro l’ambiente biancazzurro: «Le difficoltà - racconta - danno molti spunti di crescita, quindi ritengo questo primo periodo molto positivo. Da quando ho messo piede a Ferrara mi sono adattato a un mondo nuovo da cui ho già ricevuto qualcosa. Sono felice di esser qui. Sapevo che la Spal mi avrebbe dato tanto ed effettivamente ho trovato una realtà che rispecchia il suo nome».
Tornando all’estate. Qual è stato il pensiero mentre stava viaggiando per raggiungere il ritiro di Mezzana?
«L’accordo con la Spal era stato trattato solo pochi giorni prima, poi c’è stata un’accelerata perché il presidente sarebbe stato in procinto di arrivare e mi avrebbe voluto conoscere. Ho fatto tutto di fretta a casa, mi son cambiato e son partito. Non nascondo che ero emozionato perché quest’estate al mio procuratore chiesi io di fare un sondaggio sulla possibilità di venire alla Spal. Sono di Padova, ma l’Emilia Romagna l’ho vissuta anche a Reggio e so cosa può dare una piazza simile. Quando ho trovato l’accordo con la Spal l’ho anzitutto detto ai miei genitori. L’impatto col presidente Tacopina è stato ottimo, direi da “wow”: dalle piccole cose fa sentir la sua vicinanza e la sua presenza».
Mister Dossena, invece, che impressione le sta dando?
«Dico subito che se un domani dovessi diventare allenatore mi piacerebbe essere come lui. A livello umano ha la giusta confidenza ma poi c’è il distinguo netto con la professionalità. È una bravissima persona, dedicata 24 ore al giorno alla Spal, è un martello dentro e fuori dal campo. Non ho mai trovato un allenatore così nella preparazione delle partite e credetemi che non lo dico perché ora son qui».
Ci dice cosa non è andato nelle prime tre partite? Intendiamo anche nelle sue prestazioni.
«Gli alibi e le scuse sono da perdenti quindi non mi va di usarle ma farò una semplice considerazione. Premetto che a livello fisico forse ho dovuto un po’ adattarmi nel reggere con continuità i 90 minuti, poi è anche vero che nelle prime tre uscite abbiamo giocato con un’amalgama che si stava creando visto che ogni giorno arrivava un giocatore nuovo. Non è stato facile. Ora che un po’ tutti ci siamo conosciuti, credo che si vedrà sempre di più la vera Spal».
E intanto col Sestri, è arrivato il suo primo gol.
«Ultima azione del primo tempo, mi ero posizionato come ultimo dietro perché Calapai aveva male e quindi avrei dovuto coprire. Quando ho visto il pallone uscire ho pensato a chiudere l’azione al volo, senza sparare a caso ma provando quantomeno a calciare verso la porta. C’è stata la deviazione, è andata bene ed è stato importante psicologicamente chiudere in vantaggio la prima frazione».
Esultanza bella carica coi compagni…
«Mi è piaciuto andare dalla panchina perché è stato uno dei pochi momenti di gioia da condividere col gruppo in quest’avvio stagionale. Il nostro campionato è iniziato a Sestri. Poi sì, ho cercato di dare una pacca anche al mister ma non mi ha considerato perché era concentrato a dare indicazioni (ride; ndr)».
Stiamo vedendo un Radrezza play e un Radrezza trequartista.
«Non sono un giocatore fisico, ma tecnico e a centrocampo ho fatto ogni ruolo in carriera. Ho questa duttilità che mi permette di essere impiegato dove il mister preferisce anche durante la partita».
E capitan Antenucci, sta sorprendendo anche lei?
«Mirco è veramente tanta roba. Ci avevo giocato contro varie volte, ora in spogliatoio siamo vicini ed è un piacere allenarsi con lui. Abbiamo instaurato un rapporto bellissimo, siamo un po’ quelli che tengono su il gruppo con battute e ci massacriamo a vicenda in modo scherzoso. Ogni tanto penso se riuscirò ad arrivare anche io a 40 anni come ha fatto lui, perché è apprezzabile in tutto e per tutto. Se davvero sarà il suo ultimo anno, speriamo di poterlo condividere con una gioia per la Spal».
Fra l’altro il 7 e il (suo) 10 sono i nomi della perfezione e della responsabilità, nel calcio.
«Le responsabilità ti fanno vivere. È troppo facile giocare a calcio e nascondersi. Una piazza come Ferrara ti dà le giuste pressioni e a me piace tanto questa cosa. Questo è il bello dell’essere un giocatore di calcio».
Fin qui, che girone B stiamo conoscendo?
«Il B e il C sono più completi rispetto alla A. Non vedo la squadra capace di ammazzare il campionato ma ci sono più realtà attrezzate per vincere. Noi dobbiamo essere per forza una di quelle. Per farlo bisogna passare da ogni singolo giorno, da ogni singolo allenamento. Ora abbiamo tolto il segno “meno” dalla classifica ma vogliamo mettere altri mattoncini per costruire il nostro viaggio».
Col Carpi per la prima vittoria interna?
«Assolutamente sì. È una cosa che vogliamo, perché quando giochiamo a Ferrara è tutta un’altra cosa. Dobbiamo rimboccarci le maniche e replicare la gioia data ai tifosi che ci hanno seguito fino a Sestri».
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