Spal, il ritiro è l’ultima spiaggia. Allenamenti a porte aperte ma i tifosi non ci sono
Il club biancazzurro si gioca le ultime carte per sperare di ottenere una minima reazione in vista del prossimo appuntamento contro il Pescara, anche se oggi sarebbe difficile affrontare anche il fanalino di coda Legnago
Ferrara I saggi del pallone dicono che quando l’analisi di una crisi arriva a toccare fattori come il cuore, l’atteggiamento, la voglia e l’anima, vi sia da cogliere un chiaro segnale, che va ben oltre il semplice campanello d’allarme. Questo diventa ancor più inequivocabile (e assordante) quando ci si aggrappa alla convocazione del ritiro, ufficializzato dalla Spal durante lo scomodo viaggio di ritorno da Campobasso. Metodo appartenente a un calcio poco attuale, spesso inefficace e comunque sintomo dell’incapacità interna al gruppo di crearsi le giuste motivazioni, seguendo orgoglio, professionalità e capacità di stare sul pezzo nella quotidianità. Vediamola come una sorta di ultima spiaggia, come una specie di passaggio dell’Ave Maria, per sperare quantomeno di ottenere una minima reazione al prossimo appuntamento, che, nello specifico del decimo turno – contro il lanciatissimo Pescara – appare alquanto proibitivo. Onestamente, nel nebuloso oggi, sarebbe complicato anche interfacciarsi con il fanalino di coda Legnago, con tutto il rispetto di questo mondo per la compagine veneta.
Il calendario, in queste delicate ore, è davvero l’ultimo dei problemi. Tra l’altro è quantomeno singolare appurare che nella teorica rigida condizione del ritiro a guscio la Spal abbia aperto i cancelli al pubblico, come mai era accaduto – nemmeno per un singolo allenamento – nei primi mesi del nuovo corso Dossena. A quanto pare la scelta sarebbe stata fatta per non nascondersi da eventuali confronti con i tifosi: ieri pomeriggio al “G.B. Fabbri” si sono palesate quattro ragazze, una coppia di genitori e un cagnolino, con l’inizio della seduta ritardato di oltre due ore rispetto all’orario annunciato in origine, fra terapie, fitte riunioni interne, visualizzazioni di video e la classica palestra defaticante per chi ha giocato. Sul campo, infatti, sono scesi soltanto i subentrati di Campobasso e i non utilizzati (in compagnia di alcuni Primavera, loro sì sul campo puntuali). Il cancello di via Copparo sarà aperto anche alle 9.30 di stamattina, poi domani e giovedì si tornerà a lavorare a porte chiuse per le ultime due sedute antecedenti il match con il Pescara.
Al di là di scelte e organizzazione, ciò che preoccupa maggiormente è il mix di problemi che circonda questo presente di metà di ottobre: un’attualità durissima, a due mesi e mezzo di distanza dall’apertura del calciomercato di riparazione. La Spal è uscita con il magone in più della metà delle partite giocate (5 sconfitte su 9), la media dei gol subiti è esattamente di 2 a contesa e, da quando Rao e Antenucci si sono presi una pausa dalle realizzazioni nelle reti avversarie, si stanno avendo anche notevoli difficoltà a segnare (solo Awua nelle ultime tre partite). Il patron Joe Tacopina ha esonerato allenatori per molto meno e forse soltanto il forte legame tra Casella e Dossena ha arginato la furia presidenziale. Il tecnico ha dalla sua la grande attenuante di avere tra le mani una rosa generalmente inadeguata alla propria idea di calcio, nonché corta e incompleta, nonostante a Ferrara in estate siano arrivati profili migliori rispetto a quelli salutati (ma quell’ultimo giorno di mercato…). Tuttavia, prima di ogni cosa, va capito se il gruppo crede in ciò che gli viene chiesto dalla propria guida, sia a livello tecnico-tattico sia motivazionale. La Spal che si sta vedendo è scarica, sia di testa che di gamba, è lenta, sfilacciata, pesante, poco reattiva e anche meno resistente degli avversari. Oltre che gravemente svagata sui tanti gol subiti: situazioni oggettive e troppo spesso individuali, che non possono dipendere dai moduli.
Più di una scelta rimane comunque tema di discussione: dalla vicenda estiva Büchel, fino al presente di Radrezza, che sarebbe stato acquistato per accendere la squadra, ma si sta trovando spesso seduto in panchina, nonostante la penuria in organico. Ambiziosa e coraggiosa l’idea di tentare le due punte – o con Antenucci considerato raccordo – ma non ha funzionato e non solo per la scarsa verve attuale di Karlsson. La Spal ha così perso numericamente un uomo nella battaglia in mediana, che già di per sé sarebbe stata difficile da vincere, per la moscia interpretazione collettiva degli interpreti in biancazzurro. Insomma, un brutto caos da analizzare e che forse nemmeno il più pessimista dei pessimisti avrebbe immaginato a soli 9 turni dallo start di un cammino, che, anche quest’anno, vede le soddisfazioni girare parecchio al largo da Ferrara e dal mondo Spal.