Spal, Radrezza ai margini: il regista è l’emblema del fallimento tattico
Ad oggi il numero 10 biancazzurro non ha fatto calcisticamente nulla: doveva essere colui che in mezzo al campo si prendeva le responsabilità e non aveva paura di farsi dare la palla e invece è finito in fondo alle rotazioni
Ferrara Doveva essere il fato della Spal, colui che si prende le responsabilità, che non ha paura di farsi dare la palla e che magari tira fuori qualche gioiello balistico utile a risolvere in positivo le partite. Ma tutto ciò è rimasto soltanto un bell’auspicio su carta perché Igor Radrezza è l’emblema del fallimento tattico di questo inizio di stagione. Alex Casella credeva così tanto in lui che non si è neppure posto il problema di cercare un eventuale sostituto, l’ex Padova e Reggiana aveva l’ingrato compito di far girare a dovere la squadra: lanci lunghi, aperture, palleggio facile. A proteggerlo in fase di interdizione il direttore sportivo voleva mettergli due mastini come Awua e Zammarini ma nulla di tutto ciò si è visto. E neppure l’idea di alzarlo dietro la punta, da classico numero 10 ha cambiato la tendenza del suo campionato.
Certo, è arrivato tardi, ha fatto mezza preparazione, ma sono giustificazioni che ormai si scontrano con il calendario visto che a fine ottobre il gap con il resto della squadra dovrebbe già essere bello che assorbito. E invece Radrezza è stato il primo ad essere immolato sull’altare dell’equilibrio tattico e di quella necessità di garantire una maggiore protezione alla difesa. Perché, va detto, quando la Spal ha perso le poche certezze calcistiche che aveva c’è chi ha invocato un cambio di atteggiamento tattico tipicamente italico: primo, non prenderle. Lo dicono i tabellini che il numero 10 ormai è marginale, addirittura è diventato il penultimo delle rotazioni in mediana di Dossena, davanti soltanto al giovane Kane. Sei minuti con il Milan Futuro, 46’ contro la Virtus Entella nell’ultima sfida in cui ha avuto una maglia da titolare, neppure schierato a Rimini e scampoli a Campobasso e Pescara. Davvero troppo poco per quello che doveva essere una pietra miliare dell’anno del riscatto. Radrezza non ha fatto calcisticamente nulla, diciamocelo, per garantirsi lo spazio che auspicava di avere a inizio anno, ma certamente la Spal necessiterebbe di un po’ di fosforo in più in mezzo al campo soprattutto adesso che Büchel sconta fisicamente l’ancora inconcepibile strategia estiva, le mezzali vanno di passo e i rifornimenti agli attaccanti arrivano in quantità irrisorie. Radrezza ha pagato per tutti, chissà se avrà il carisma per riprendersi una maglia, di solito i numeri 10 possono vantare una sana presunzione.