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Ferrara, neanche il modulo aiuta più: la striscia della Spal è nerissima

Alessio Duatti
Ferrara, neanche il modulo aiuta più: la striscia della Spal è nerissima

Due gol subiti a partita, ma Dossena rimane per tanti motivi

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Ferrara Magrissima consolazione, ma perlomeno l’ultimo posto in classifica è rimasto del Legnago, una delle prossime due avversarie (l’altra è il Pineto) con cui la Spal si giocherà un più che discreto pezzo di stagione. Non farcela nemmeno contro queste due formazioni significherebbe sprofondare ancor di più rispetto al buco nero in cui i biancazzurri si sono infilati in maniera grave e disastrosa.

I numeri sono tanto crudi, quanto chiari: 13 partite giocate, 8 sconfitte, 4 ko nelle ultime 5 col misero pareggio interno contro la matricola Pianese. In questa mini striscia ci sono 2 sonori poker incassati in trasferta e la media dei gol subiti per partita (parziale 26) è tornata esattamente a quota 2. Lo stesso Dossena – uomo di calcio esperto, intelligente, a nostro avviso anche preparato per poter toccare palcoscenici più elevati – sa esattamente che in casi simili la fotografia attuale della Spal genererebbe un esonero quasi automatico sul quale ci sarebbe poco da dire. E in una circostanza del genere è impossibile non tener conto del cambio d’atteggiamento - per un motivo o per un altro - di Joe Tacopina. Ma se ne parlerà poi.

La coda del weekend ha comunque portato a un’altra conferma del mister lodigiano. La dirigenza ha deciso di andare avanti mettendo sul tavolo diversi fattori. È innegabile che il forte rapporto (professionale e umano) esistente tra il tecnico e Casella sia un bello scudo di fiducia per affrontare - assieme - anche le peggiori tempeste. Il ds, certamente conscio nel non aver completato la rosa secondo le legittime attese di Dossena, creando allo stesso più di una difficoltà, starebbe valutando positivamente gli scampoli positivi di Spal visti nelle ultime 4 uscite in attesa della vera svolta remunerativa, pur a stagione compromessa rispetto agli obiettivi iniziali.

Il tecnico dalla sua ha diverse attenuanti pur avendo commesso più di un errore. Ma in questo momento, almeno fino agli eventuali rinforzi del mercato di gennaio, quanto varrebbe la pena cambiare la guida ritrovandosi poi sul campo il medesimo materiale (fragile, incompleto, imperfetto e sportivamente depresso)? Ciascuna opinione è legittima, ci mancherebbe. E, prima o poi, sarebbe anche carino sentire quella del presidente Tacopina. Che mai prima d’ora aveva esitato a cacciare qualcuno, senza badar troppo alla condizione di libro paga (anche l’aspetto economico, oggi, può esser letto come un tema).

Dossena è il settimo allenatore della presidenza americana, iniziata nell’estate del 2021. La durata media dei precedenti era stata di 183 giorni (comprese le settimane di fermo estivo). Tutti erano stati silurati in fretta e furia, spesso in maniera controproducente. Clotet, Venturato, addirittura l’amico De Rossi, Oddo, Di Carlo (poi tornato con i giusti risultati, ma non confermato) e Colucci. Solo Gianfranco Tomasi tra il 2005 e il 2008 aveva cambiato più di Tacopina, che oggi ha adottato un altro tipo di operatività nella sua sempre più cupa e tempestosa avventura ferrarese.