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Spal, la metamorfosi di D’Orazio: l’esterno diventa mezzala

Alessio Duatti
Spal, la metamorfosi di D’Orazio: l’esterno diventa mezzala

Il 24enne sta dando buona prova di sé nel nuovo ruolo

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Ferrara Il lato positivo della crisi secondo Albert Einstein ci viene incontro nell’analisi del “caso” D’Orazio. “Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità”. E quella che si è improvvisamente generata per il ragazzo nativo di Sora potrebbe anche rivelarsi una vera e propria svolta dentro a una carriera promettente, ma mai sul serio decollata rispetto alle attese. Poi è chiaro, nel calcio è sempre presto per emanare sentenze o essere assolutisti in un senso o nell’altro, ma la collocazione di campo che D’Orazio ha (ben) scoperto contro Pineto e Legnago può davvero esser vista come un trampolino di lancio personale, con annessa utilità alla causa biancazzurra. A una certa Dossena si è letteralmente ritrovato senza centrocampisti, pur con l’obbligo tattico di schierare il classico regista accompagnato dalle due mezze ali. Out Awua, out anche il giovane Kane, Zammarini viaggia per conto suo con costante disponibilità, Buchel e Radrezza sono contemporaneamente incompatibili, ma c’è un buco da colmare.

Contro il Pineto (4-3-3) e contro il Legnago (5-3-2) serve la mezzala sinistra. Dossena estrae il numero di maglia 33 e chiede a D’Orazio uno sforzo diverso dagli impieghi tradizionali. L’interpretazione fattiva genera piacevoli sorprese per tutti, visto che il classe 2000 gioca 180 minuti completi: con qualità (vedi lo smarcamento di tacco per il gol di Antenucci contro gli abruzzesi) e quantità (una dose di corsa priva di pause). Sempre rispetto alla fase aerobica, va sottolineato come D’Orazio abbia corso bene. Mai a vuoto, ma negli spazi giusti, quasi come ci fosse qualcuno a telecomandarlo dalla panchina. Non una semplice questione di duttilità ma di caratteristiche che fanno davvero comodo in un reparto pretenzioso nei 90 minuti come quello del centrocampo. Ma è possibile riscoprirsi e rivoluzionarsi a quasi 25 anni? Sì, lo è. Soprattutto se il mestiere per cui si è nati, o meglio cresciuti, non è stato poi svolto con incisività, lucidità e costanza.

Il D’Orazio esterno d’attacco, dopo gli exploit iniziali nelle giovanili della Roma e nella prima esperienza alla Feralpi, non è mai riuscito a imporsi. Né alla Spal (29 gare giocate, 0 gol e assist pressoché calibrati solo da palla inattiva) e nemmeno nei vari prestiti multipli di queste stagioni. Vedi Latina, Feralpi “bis”, Mantova e Novara (anche se con i piemontesi un po’ meglio era andata). Quest’anno i biancazzurri si sono trovati con gli esterni offensivi contati, a causa delle carenze di fine mercato. D’Orazio ha trovato quindi tanto spazio, pur dirottato a destra per la maggiore incisività di Rao dall’altra parte. Parecchi i passaggi a vuoto, diverse le occasioni sciupate sotto porta anche in maniera clamorosa e poche le partite in cui ha prevalso rispetto al dirimpettaio di turno. Ma il nuovo impiego da mezzala dentro la fase collettiva d’emergenza ha generato nuove vibrazioni, che vanno rimesse in circolo già domani contro la Torres. Superare con un voto positivo anche il test contro i sardi sarebbe la conferma del nuovo fluido. l

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