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Medaglia d’onore a Vassallo, ma la cerimonia sarà privata

Davide Bonesi
Medaglia d’onore a Vassallo, ma la cerimonia sarà privata

Dopo le polemiche, in Prefettura a Ferrara sono stati invitati solo figlia, nipote e i rappresentanti di due associazioni. Il senatore Balboni (FdI): “Così si fa giustizia dopo polemiche pretestuose e infondate”

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Ferrara Oggi in Prefettura viene conferita la medaglia d’onore a Giuseppe Vassallo, il carabiniere originario di Caltanissetta in servizio a Filo durante la Seconda Guerra Mondiale. Vassallo fu trovato morto l’8 maggio del 1945 nelle campagne di Alfonsine, rientrato da un campo di prigionia in Germania, dove era stato internato come Imi. Dalla Presidenza del Consiglio, che si occupa di avallare le richieste di conferimento delle medaglie d’onore agli internati militari in occasione della Giornata della Memoria, è arrivata alla Prefettura di Ferrara la terza comunicazione nel giro di pochi giorni in relazione a Vassallo. L’ultima conferma la prima richiesta, dopo la sospensione del giudizio per effettuare ulteriori approfondimenti. Unico rammarico dopo le polemiche delle ultime settimane il fatto che la cerimonia odierna sarà privata, infatti oltre al prefetto Massimo Marchesiello ci saranno solamente figlia e nipote di Vassallo (ufficiale dei carabinieri a Gorizia), Carmelo Vincenzo Perez dell’Associazione nazionale carabinieri (la cui nuova sede a Ferrara è stata intitolata lo scorso ottobre proprio a Vassallo) e Fatma Carrara dell’Anfcdg (associazione nazionale famiglie caduti e dispersi in guerra), ossia colei che ha preparato la maggior parte dei documenti presentati fino a oggi per le medaglie consegnate agli Imi ferraresi.

Assoarma Sul caso arriva anche la nota del coordinamento provinciale Assoarma Ferrara. “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv, 12, 24-26). In queste parole è espressa, in forma sublime la donazione di sé sino alla fine attraverso lo spargimento di sangue e la morte più crudele. La vita del giovane appuntato Giuseppe Vassallo, trucidato da mani insanguinate l’8 maggio 1945 – all’indomani del suo ritorno da un campo di internamento in Germania – non potrebbe essere compresa meglio attraverso queste antiche e sagge parole. In quel giorno si compie la parabola di un servitore dello Stato italiano, all’indomani della Liberazione dal nazifascismo. La verità storica, così come emerge dai documenti conservati da diverse istituzioni italiane e straniere, ha messo finalmente in luce – in modo esemplare – una tragica vicenda storica della nobile terra del ferrarese. Illazioni e incertezze sono state quindi rimosse da una ricerca attenta e rigorosa delle fonti. E ciò ha permesso la concessione da parte del Presidente della Repubblica della medaglia d’onore al militare italiano. Assoarma-Ferrara, di concerto con l’Associazione nazionale dei carabinieri, riunita in assemblea unitaria, esprime la propria soddisfazione per tale riconoscimento pubblico e autorevole. Al contempo ricorda a tutti il monito: chi ama guarda il mondo meglio di chi odia. Il progetto e la visione di un futuro migliore – fondato sulla pace e la concordia – deve infatti unire oltre ogni barriera gli uomini di buona volontà. Nella piena consapevolezza storica e delle responsabilità che il cittadino è chiamato ad assumersi. In tale prospettiva, centrata sulla finitezza dell’uomo, si colloca la capacità di perdonare in quanto essere dotato di libertà. Senza il perdono non è possibile il pentimento, solo la colpevolezza e la disperazione”.

 Il senatore Alberto Balboni (Fratelli d'Italia) “Finalmente verrà conferita l’onorificenza alla memoria del Carabiniere Giuseppe Vassallo, facendo così giustizia di polemiche pretestuose ed infondate. La colpa addebitata a Vassallo da chi si opponeva a questo riconoscimento sarebbe di aver fatto parte della Guardia nazionale repubblicana e di aver collaborato in questa veste con i nazisti. Peccato abbia omesso di spiegare che entrare nella Gnr non fu una libera scelta di Vassallo, ma una imposizione della Repubblica di Salò che decise di inquadrare tutti gli ex Carabinieri del Regno in questa formazione, cui demandare i compiti di polizia militare e di ordine pubblico (di qui forse il suo presunto affiancamento ai tedeschi durante i primi mesi successivi all’8 settembre, come riferito da alcune testimonianze). Ma è un fatto certo che, quando i fascisti pretesero il giuramento di fedeltà alla Rsi, Vassallo rifiutò ben conoscendo le conseguenze, cioè l’internamento in Germania. Una scelta coraggiosa che gli fa solo onore. Molto più onore di coloro che- e furono molti – passarono nel giro di pochi giorni dal distintivo fascista (prima del 25 aprile ’45) al fazzoletto rosso (dopo il 25 aprile ’45). Persino ridicola inoltre l’accusa di essere stato un “rastrellatore di partigiani”. I rastrellamenti di cui in effetti si macchiarono anche reparti della Gnr avvennero quando Vassallo era già prigioniero in Germania. Non c’erano quindi vere ragioni per infangare la memoria di Vassallo, se non una, di cui poco si è detto e solo in modo allusivo, ma che invece credo vada espressa chiaramente. Mi riferisco all’omicidio di Vassallo, avvenuto l’8 maggio ’45 al suo rientro dalla prigionia. È noto che le bande armate che imperversavano per Argenta in quei giorni non erano certo composte da fascisti (ormai sconfitti ed in fuga) ma da comunisti, su cui infatti ricaddero i sospetti di questo come di tanti altri omicidi. Chi si è occupato un po’ di quel periodo storico sa infatti che dopo la Liberazione le esecuzioni sommarie di fascisti o ritenuti tali o anche semplicemente di “nemici di classe” furono centinaia solo in provincia di Ferrara. C’era chi continuava ad uccidere spinto dall’ideologia, sognando la rivoluzione sovietica a cui credeva di spianare la strada con le uccisioni sommarie spesso di innocenti, come nel caso di Vassallo. E questa è una pagina dolorosa che si aggiunge alle tante pagine dolorose della guerra civile vissuta dal nostro paese tra il 1943 ed il 1945, ma di cui meno si parla. Non sarà questo il vero motivo per cui si è sollevato tanto clamore per una normale onorificenza? Forse che disturba ancora oggi ricordare una vittima “scomoda” della guerra civile? Un’ultima considerazione. Anche ammettendo per ipotesi che in un primo tempo Vassallo abbia nutrito simpatie fasciste -come altri milioni di italiani dell’epoca - sarebbe comunque ipocrita, oltre che antistorico, pretendere di giudicarlo con il metro di oggi. Vogliamo fare qualche esempio che lo dimostri? Dario Fo, premio Nobel per la Letteratura, andò volontario nell’esercito di Salò, addirittura come paracadutista, che come noto è un corpo di élite. C’è qualcuno che per questa macchia nel suo passato si è opposto al conferimento del premio Nobel? Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica e punto di riferimento della intellighenzia di sinistra per decenni, fu un convinto sostenitore del regime fascista fino alla fine, quale redattore di “Roma Fascista”. Fu nominato Cavaliere di Gran Croce da Oscar Luigi Scalfaro. Qualcuno ha mai chiesto di revocargli questa che è una delle più alte onorificenze della Repubblica? Giovanni Spadolini, già presidente del Senato e senatore a vita, ancora nel 1944 scriveva sul periodico fascista “Italia e Civiltà” insieme al filosofo Giovanni Gentile. A Giovanni Spadolini è intestata la prestigiosissima Biblioteca del Senato. Qualcuno per caso intende promuove una petizione per revocare questa intitolazione? Si dirà, ma questi personaggi (come in realtà molti altri, l’elenco sarebbe lunghissimo) dopo la guerra ebbero modo di riabilitarsi. Vero, peccato che a Vassallo i suoi assassini non abbiano dato questa stessa occasione.