Accadde oggi, 5 anni fa la Juventus di Cristiano Ronaldo al “Mazza” contro la Spal
In uno stadio gremito i bianconeri avevano superato gli estensi con le reti di CR7 e Ramsey. Petagna aveva accorciato su rigore ma non bastò per fermare la squadra campione d’Italia anche in quella stagione. Oggi invece c’è il Campobasso
Ferrara Quanto cose possono cambiare nel giro di cinque anni. In poco tempo la Spal si è trovata, grazie alla grande cavalcata sotto la guida di mister Leonardo Semplici, dalla serie C alla serie A, ma altrettanto velocemente ha fatto il percorso inverso e dal vertice del calcio italiano è precipitata nella terza divisione professionistica. Ricorre proprio cinque anni fa, oggi, 22 febbraio, la sfida del “Mazza” contro la Juventus di un certo Cristiano Ronaldo. Vedere in corso Piave un campione del calibro del cinque volte Pallone d’oro non capita tutti i giorni e lo stadio ferrarese aveva fatto il pieno di tifosi. Una gara sulla carta senza storia, anche perché ad affrontarsi c’erano la prima e l’ultima del campionato, ma che alla fine si rivelerà più equilibrata del previsto. Juve avanti proprio con Cristiano Ronaldo e raddoppio firmato da Ramsey: Petagna accorcia su rigore ma non basta alla Spal e i bianconeri si portano a casa i tre punti. Alla fine di quella stagione (2019/20) la Juventus vincerà il nono scudetto consecutivo, mentre la Spal, al 20esimo posto, retrocederà. Di seguito i tabellini e la cronaca di Spal-Juventus del 22 febbraio 2020. E come dimenticarlo: oggi, cinque anni dopo, la Spal è in serie C e gioca contro il neopromosso Campobasso che all’andata è stato in grado di sconfiggere i biancazzurri 4-0.
SPAL (4-5-1): 99 Berisha; 4 Cionek, 41 Bonifazi, 87 Zukanovic, 13 Reca; 21 Strefezza, 19 Castro (14’ s.t. 93 Fares), 6 Valdifiori, 7 Missiroli (35’ s.t. 96 Tunjov), 8 Valoti (44’ s.t. 31 Di Francesco); 37 Petagna. A disp.: 22 Thiam, 25 Letica, 10 Floccari, 11 Murgia, 14 Dabo, 23 Vicari, 26 Sala, 27 Felipe, 40 Tomovic. All.: Di Biagio
JUVENTUS (4-4-2): 1 Szczesny; 13 Danilo, 24 Rugani, 3 Chiellini (9’ s.t. 4 De Ligt), 12 Alex Sandro; 16 Cuadrado, 8 Ramsey (28’ s.t. 25 Rabiot), 30 Bentancur, 14 Matuidi (34’ s.t. 33 Bernardeschi); 10 Dybala, 7 Ronaldo. A disp.: 31 Pinsoglio, 77 Buffon, 2 De Sciglio, 35 Olivieri, 41 Coccolo, 42 Wesley, 43 Peeters. All.: Sarri
Arbitro: La Penna di Roma
Reti: 39’ p.t. Ronaldo (J), 15’ s.t. Ramsey (J), 24’ s.t. rig. Petagna (S)
CRONACA Prima (la Juventus) contro ultima (la Spal). Bianconeri pressati (da Lazio e Inter) nella corsa per lo scudetto. Biancazzurri disperati, nell’improbabile volatona in cerca della salvezza. Ieri al "Mazza" un confronto squilibrato, in teoria, che nella pratica si è dimostrato molto più sulla linea del possibile. La Spal si è presentata bene, non ha certo sfigurato, ma alla distanza ha pagato le proprie distrazioni e sullo 0-2 il gol su rigore di Petagna ha solo alimentato l’illusoria speranza di un pareggio di prestigio ma che sarebbe stato sostanzialmente inutile. A maggior ragione lo è la sconfitta. I margini di speranza a questo punto sono esauriti.
SCHIERAMENTI Biancazzurri in campo con rispetto a Lecce, gara d’esordio di mister Di Biagio - la sola variante di Strefezza al posto di Di Francesco. Di fatto è un bel 4-5-1. Nella Juve c’è la presenza dall’inizio di Chiellini, al vero rientro (dopo l’assaggio col Brescia) successivo alla lunga assenza per l’infortunio al ginocchio. Dybala in avanti con Ronaldo: 4-4-2 di partenza, poi è il movimento dei singoli a determinare il modulo.
DA APPLAUSI Avvio indiavolato della Spal, che corre e pressa come non mai e si rende subito pericolosa, approfittando delle titubanze di una difesa balbettante a immagine di Chiellini. La squadra di Di Biagio tiene botta e tiene il campo, senza paura alcuna. "El Pata" Castro morde tutte le caviglie che gli si presentano a portata di tacchetti. E va pure al tiro. Con l’andare dei minuti la Juve riequilibra il possesso, ma non decolla, è ben lungi da un livello Champions. I biancazzurri pungono, Strefezza scalda le... natiche di Szczesny, che para proprio con le terga. Il divario di valori non si nota. Il pubblico s’infiamma. Bella Spal. Peccato che Petagna sia troppo solo. consente al colombiano lo spunto per mettere sul secondo palo, dove per il solissimo Ronaldo (Cionek?) è uno scherzetto scaraventare nel sacco: portoghese in gol per l’11ª gara di fila (come già Batistuta e Quagliarella) nella millesima partita della sua carriera. E allora quella che per la Spal sarebbe stata una montagna diventa una scalata verso la casa degli Dei.
IL PRINCIPE DI GALLES Nella ripresa la Juventus alza un pochino i ritmi e ciò basta per mettere alle corde la Spal. Berisha fa due paratone su Ronaldo e Cuadrado, Ramsey va quasi a titillare il palo. Il Principe di Galles ha il passo di un britannico sì, però... di Malta, ma possiede intelligenza, tecnica, piede. Inutile spomparlo da mezz’ala, è un trequartista. E lo dimostra-ribadisce un attimo dopo l’assurdo cambio della Spal. Di Biagio toglie Castro per mettere Fares, schierandolo all’ala sinistra, con Valoti arretrato mezz’ala. Era sufficiente Fares per Reca. O Di Francesco per Castro, sempre con Valoti restituito alle proprie zolle. Tant’è, appena entrato Fares vede Dybala andargli via e servire sontuosamente l’inserimento di Ramsey, che solo davanti a Berisha raddoppia con pallonetto di velluto. Gara teoricamente chiusa, ma l’improvvido Rugani "fa rigore" su Missiroli e dopo eterna attesa Var (monitor e auricolare non funzionano, vergogna tragicomica) è Petagna che la riapre dal dischetto. I minuti per cercare il pareggio ci sarebbero, ma la Spal appare senza più spinta e si espone anche ai flash juventini. L’1-3 è più vicino del 2-2, ad esempio quando Ronaldo, su punizione, timbra la traversa. La partita si trascina. Di Biagio inserisce Di Francesco a un minuto dal termine del tempo regolamentare: non se ne capisce il senso. La Spal ha ancora la forza, in pieno recupero, di guadagnare un corner. Ma non va. Finisce con una sconfitta onorevole contro la Juventus. Ma pur sempre una sconfitta. Un’altra. L’ennesima. Inutile continuare a sperare in qualcosa che non potrà accadere.