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Spal, la cura Baldini non funziona

Alessio Duatti
Spal, la cura Baldini non funziona<br type="_moz" />

Ferrara, conto alla rovescia per i biancazzurri. Tre ko, 7 gol subiti e 2 fatti: gli esperimenti non danno risultato

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Ferrara Nemmeno Francesco Baldini sta riuscendo a tamponare la gravissima emorragia biancazzurra che ha portato la Spal a vedere la salvezza diretta col binocolo. L’ex tecnico del Lecco ha incassato la terza sconfitta in altrettante uscite da allenatore estense. Nemmeno l’avvicendamento in panchina ha dato una scossa o sortito un effetto a questo gruppo. Lo stesso Baldini sarà di certo il primo a esser deluso per la missione – fin qui – mancata. Certo, ci sono ancora 10 prove d’appello per salvare la categoria e per porre più di un argomento in chiave futura visto che il tecnico di Massa e il suo staff hanno in essere un accordo con la Spal fino al giugno 2026, così come l’esonerato Dossena.

Puntare subito il dito contro un allenatore – viste le condizioni generali in cui versa la Spal – sarebbe voler ricercare ancora un capro espiatorio di una situazione che sembra tanto figlia di altre situazioni e poco di questioni riferite ai tecnici (al di là degli errori che questi possono commettere). Tuttavia i numeri del neo mister non si discostano molto da quelli con cui aveva lasciato il suo predecessore. I 3 ko contro Entella, Rimini e Campobasso sono amaramente conditi da 7 gol al passivo, mentre le 2 marcature realizzate (Parigini e Antenucci) sono giunte soltanto a giochi ormai fatti. Il tutto contornato dall’ormai abituale bollettino di infortuni e squalifiche.

Baldini sperava – e spera ancora – di poter ripetere la grande cavalcata di un anno fa, quando di questi tempi era stato chiamato a salvare il Trento e l’aveva addirittura portato in zona playoff. Con i gialloblù il mister toscano aveva esordito vincendo a Lumezzane, per poi cedere in casa con la Pergolettese e tornare al successo nel successivo impegno con la Pro Sesto. Nelle prime 5 uscite quel Trento subì solo un gol: insomma, tutt’altro viaggio. E probabilmente anche tutt’altra anima di una squadra capace di dare una mano al suo allenatore. Che anche oggi verso la Spal sta dedicando tutta la sua professionalità dentro e fuori dal campo. Alla base, un metodo rigido ed esigente ma anche fatto di velluto “ad personam” per cercare di dare a tutti le migliori condizioni. Ma forse in questa Spal contraddistinta da carenze tecniche e mancata cattiveria agonistica, nemmeno il migliore mister del mondo sarebbe in grado di cambiare qualcosa.

Però, come ci si attende un cambio di marcia dai vari interpreti dello spogliatoio, ora è d’obbligo che il nuovo allenatore faccia qualcosa in più mettendo mano alla formazione. La cosiddetta identità è un concetto che poco interessa a 10 giornate dal termine. Serve individuare la truppa di interpreti “meglio messi di altri” a livello di cuore, carattere e attributi per andare in battaglia. Baldini ha fatto i suoi primi esperimenti tattici, un po’ come li aveva fatti Andrea Dossena, ma la situazione è rimasta invariata. Se nessun vestito, più o meno articolato, ha dato giovamento alla causa perché non provarci con la più classica doppia linea compatta e la presenza di due punte nell’area avversaria? 

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