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Il dolore di Fabio Capello per la Spal: «I soldi da soli non bastano»

Maurizio Barbieri
Il dolore di Fabio Capello per la Spal: «I soldi da soli non bastano»

Il mister fra ricordi e analisi di una situazione scappata di mano. «Ci vuole gente che sappia cos'è la Spal e cosa significa la sua storia». L'incontro al Vinitaly con l'ex biancazzurro e il decano dei giornalisti Italo Cucci

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Ferrara Al recente Vinitaly di Verona tra i vari ospiti illustri visti in fiera ha fatto un passaggio anche Fabio Capello (78 anni), cresciuto calcisticamente nella Spal (vi approdò nel 1962 e vi rimase fino al 1967) per poi, poco più che ventenne, essere ceduto alla Roma (con il ricavato della vendita il presidentissimo biancazzurro Paolo Mazza costruì il Centro di addestramento di via Copparo) e poi vestì le maglie di Juventus, Milan e della Nazionale, mentre da allenatore ha guidato il Milan, il Real Madrid, la Roma, la Juventus, le Nazionali di Inghilterra e Russia e i cinesi dello Jiangsu Suning.

Capello era venuto al Vinitaly a trovare il suo vecchio amico Italo Cucci (85 anni), decano giornalista, bolognese doc da anni trapiantato a Pantelleria, l’isola nella quale per lunghi periodi dell’anno vive anche lo stesso Capello. Inevitabile che il discorso, prim’ancora che sui vini, sia caduto sulla Spal.
«Seguo sempre le vicende dei biancazzurri – esordisce Capello –, sono legatissimo a questo club, dove ho iniziato la carriera, e a Ferrara ho studiato (si è diplomato geometra), conosciuto e poi sposato mia moglie. Peccato che una società storica come la Spal si trovi in questa situazione. Guardo per primo sempre il risultato della Spal e talvolta vedo la partita in televisione, come quella contro la Torres, poi, visto che non riusciva a segnare, mi è venuto il nervoso e ho cambiato canale. Da sempre faccio il tifo per la Spal. Adesso non sta attraversando un bel momento. Alla Spal, così come in altri club – prosegue Capello –, ci vuole gente che sappia cos’è la Spal, cosa significa la sua storia, gente che sappia di calcio, che capisca la categoria dove si gioca. Certo, i soldi sono importanti, ma non sono tutto, vedi anche squadre come Milan e Juventus, dove i soldi ci sono ma sono stati spesi male».

Italo Cucci ha citato un episodio curioso, quando l’allora presidente Paolo Mazza negli anni Sessanta andò da lui e gli disse “Direttore, con la sua autorevolezza non potrebbe far stringere le porte e abolire il fuorigioco? Perché abbiamo tanti problemi a segnare...».

Poi il discorso scivola sul vino: «Essendo nato in Friuli (a San Canzian d'Isonzo, in provincia di Gorizia, ndr), terra vinicola per eccellenza, ho un bel rapporto con il vino – afferma Capello –, mi piace molto e a Pantelleria, dove vivo diverso tempo, bevo ottimi vini, mentre nel Ferrarese non c’è una grande produzione di vino. Ma adoro Ferrara per i suoi palazzi e per la sua ottima cucina. Sto bene nell’isola, faccio la raccolta dei carciofi e delle olive, direi che mi sono integrato perfettamente e poi ho grandi amici, tra questi Italo Cucci, che si è stabilito a Pantelleria diversi anni fa (Cucci è presidente del Parco dell’isola siciliana ndr)».