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Fabio Lupo e il cuore diviso a metà: «Spal o Oddo, non sarà facile»

Alessio Duatti
Fabio Lupo e il cuore diviso a metà: «Spal o Oddo, non sarà facile»

L’ex diesse fa le carte allo spareggio: «Il Mazza può incidere. Antenucci? Quando era a Giulianova aveva perso un po’ di convinzione. Dopo vari tentativi lo convinsi ad andare ad Ancona in C2 e ritrovò la felicità di giocare»

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Ferrara Anche Fabio Lupo attende con curiosità lo scontro playout tra la Spal di Francesco Baldini e quel Milan Futuro oggi allenato da Massimo Oddo. Concittadino pescarese, stimato umanamente, apprezzato professionalmente e voluto (a più riprese) dallo stesso dirigente nella movimentata esperienza vissuta due anni fa a Ferrara. Il legame tra i due è molto forte, così come restano immutati i migliori pensieri che Lupo dedica alla piazza ferrarese. Insomma le date del 10 e del 17 maggio sono già annotate sul taccuino.

Lupo, si aspettava una Spal così in difficoltà quest’anno? «Onestamente no, perché l’organico lasciava presagire a un campionato diverso ma è stata un’annata tribolata. Non era pensabile che si arrivasse addirittura allo spareggio salvezza, ma a un certo punto mancava quell’identità che ti porta a far punti, che alimenta la confusione e allontana la lucidità».

La città continua a soffrire per la Spal. «Da fuori è sempre molto difficile dare giudizi poiché si rischia di essere superficiali. La piazza di Ferrara è stata al top anche quest’anno. Obiettivamente per quello che è accaduto negli ultimi 4 campionati credo che le contestazioni siano state legittime. E a parte qualche episodio, sono state tutte civilissime. Ho visto anche l’ultima partita col Gubbio e dalla televisione l’ambiente mi è sembrato sempre positivo. Quando poi le aspettative vengono disattese è impensabile non ci siano fratture o ribellioni. Nel calderone di chi ha provocato queste recenti delusioni mi ci metto dentro anche io, perché sono stato lì due anni fa e ho ancora tanto dispiacere per quanto accaduto».

Altra stagione e altro avvicendamento tecnico. «Evidentemente in questi anni anche professionisti di livello faticano a esprimersi alla Spal. Dossena è una persona valida, ha avuto anche grandi esperienze da calciatore, lo conosco per il buon senso e anche tatticamente ha dimostrato di non essere un esasperato. Baldini è un pragmatico e ha delle idee. Ha capito che la squadra aveva bisogno di maggiori certezze e più solidità. I giocatori col passare delle giornate sembrano aver acquisito energia anche dal punto di vista morale. Dentro le ultime partite la Spal c’è sempre stata, ero presente a Pescara e l’ho vista da vicino».

Parliamo di Massimo Oddo, rientrato nell’ambiente Milan. «Sì, una sorta di ritorno a casa. Sente molto la responsabilità di portare a termine la stagione nel migliore dei modi. Era arrivato al Milan Futuro in una situazione non semplice, poi è stato bravo a ridare vitalità e convinzione a un gruppo di ragazzi giovani. Va anche detto che ci sono giocatori d’esperienza arrivati dal mercato di gennaio che hanno dimostrato una certa importanza. Massimo sta crescendo come allenatore e penso che anche l’esperienza negativa a Ferrara gli sia servita. Ama giocare a calcio ma sta dando anche pragmatismo alla sua idea: una miscela giusta per far arrivare i risultati».

Che playout sarà? «Molto particolare. La miglior posizione in classifica è un vantaggio per la Spal, ma non una condizione decisiva. Anzi bisognerà stare molto attenti a ciò perché il pensiero di gestire e di non essere garibaldini può risultare controproducente. Sono certo che Baldini sia conscio di tutto ciò e che mentalmente preparerà i suoi. L’ambiente e il pubblico sono diversi e in questo senso non c’è paragone tra Solbiate e il “Mazza”, altro fattore di rilievo».

Saranno anche gli ultimi 180 minuti di carriera per Mirco Antenucci. «In un qualche modo penso di aver contribuito anche io alla sua crescita, dai (sorride; ndr). Quando era a Giulianova in giovane età aveva perso un po’ di convinzione. Dopo vari tentativi lo convinsi ad andare ad Ancona in C2 e grazie a quell’esperienza ritrovò la felicità di giocare e la fiducia su cui poggiarsi. È iniziato da lì il suo percorso. Poi il vero merito è tutto suo: stiamo parlando di un talento, di un uomo di personalità e di un professionista straordinario che ha fatto questa lunga e prolifica carriera grazie alle sue doti. Gli auguro le migliori fortune, è un ragazzo d’oro e penso che troverà anche una sua strada post calcio giocato».

Uno sguardo alle altre partite della post season? «Lo spareggio Sestri-Lucchese somiglia un po’ a quello della Spal per la tradizione della piazza toscana. A Lucca i giocatori hanno fatto un miracolo, credo che le varie vicende per 15 giorni saranno accantonate e lotteranno per salvarsi sul campo. Non sarà comunque facile andare a giocare a Sestri, squadra che ha dimostrato di poter battagliare nella categoria e non si concederà facilmente. Sul playoff ci sono tante squadre blasonate. Il nome va cercato tra le seconde e le terze, lo dice la storia, anche se qualche sorpresa c’è stata perché alla fine ci sono sempre tante componenti e stiamo parlando di un torneo lunghissimo. Cito Vicenza, Ternana, Catania e Benevento, anche se per ragioni di cuore il mio tifo sarà per il Pescara».

E per il futuro di Fabio Lupo, cosa bolle in pentola? «Al momento c’è soltanto dell’acqua, che è già un qualcosa. Poi vedremo se ci sarà della pasta e da quale parte dell’Italia proverrà. Qualcosa c’è, dopo quest’anno di pausa preso volontariamente, mi piacerebbe rientrare. Ho girato tanto per stare aggiornato. La ferita di Ferrara non è ancora cicatrizzata. Sia nei riguardi della piazza e anche dal mio punto di vista professionale. Spero di potermi riscattare al più presto».