La Nuova Ferrara

Sport

Serie C

Nava, la Spal e il Milan Futuro. «Animo estense ma mio figlio...»

Alessio Duatti
Nava, la Spal e il Milan Futuro. «Animo estense ma mio figlio...»

Verso i playout. L’ex calciatore e commentatore: «I biancazzurri sono la storia»

4 MINUTI DI LETTURA





Ferrara Le piacevoli passeggiate ai piedi del Castello e le giornate sotto l’ombrellone ai Lidi fecero innamorare Stefano Nava della città di Ferrara, ma anche della Spal. Quella meravigliosa infanzia vissuta dalle nostre parti genera ancora emozioni nei ricordi dell’ex difensore di un Milan capace di dominare il mondo all’inizio degli anni Novanta. «Un tuffo al cuore. Sono molto legato a questa terra, l’ho conosciuta e vissuta per quarant’anni e da bambino appassionato di calcio ricordo quella grande percezione di attaccamento, affetto e fede che aveva la gente verso la Spal». Sentimenti immutati e pensieri espressi con estrema sincerità da parte del padre del giovane Lapo (2004), talentuoso portiere di quel Milan Futuro avversario dei biancazzurri nel doppio confronto playout.

Nel suo libro dei ricordi, c’è davvero così tanta Ferrara? «Dentro di me sento di esser stato influenzato dall’apertura, dalla disponibilità e dalla cordialità del popolo ferrarese. Affetto, simpatia e sorrisi sono una tipicità dei vostri luoghi e avendoli frequentati sin dalle prime fasi della mia vita penso che un po’ di sangue mi scorra nelle vene. I miei genitori avevano una piccola casa al mare, ma andavamo spesso anche in città. Ricordo lo stadio, una perla ancor oggi. Non solo per la struttura in sé, certamente molto inglese, ma anche per l’eccitazione, il clima e il senso d’appartenenza che si respira lì dentro. Il tifoso della Spal ha una fede vera che si trasmette nelle generazioni».

La storia biancazzurra mantiene ancor oggi fascino in tutt’Italia. «Esattamente. Ci sono maglie particolari che riscuotono simpatia e attirano l’attenzione indipendentemente dal proprio tifo. Quella della Spal è una di queste, un po’ come quella della Sampdoria per fare un altro esempio rispetto ai miei gusti. Ho trascorso la mia infanzia (Nava è un classe 1969; ndr) col mito della grande Spal e con una situazione poi vissuta tra le serie B e la C che generava malumori nei tifosi. Ho quindi sempre sperato di rivedere la Spal in alti palcoscenici e fortunatamente abbiamo avuto la possibilità di rivivere un certo tipo di gloria nei recenti anni di serie A».

Da calciatore ha affrontato la Spal soltanto una volta, nella stagione di serie C1 1988/1989 quando giocava alla Virescit Boccaleone di Bergamo. Quant’era diversa la C rispetto a oggi? «Molto. La formula C1 e C2, utilissima a mio avviso, consentiva di innalzare la qualità poiché essa viene proprio generata dalla diversificazione delle categorie. Un tempo la serie C1 aveva interpreti più forti di quelli che ci sono oggi e la C2 era quel limbo composto da giovani che necessitavano di fare esperienze e giocatori medi che faticavano a stare nella categoria superiore».

Cosa ci dice di Ruben Buriani? «Il suo inconfondibile capello biondo l’ho visto a San Siro tanti anni. Purtroppo ha avuto una carriera complicata dagli infortuni. Poi ho avuto il piacere di conoscerlo come dirigente nel settore giovanile del Milan. Una persona di cuore, un uomo generoso. Conservo di lui uno straordinario ricordo».

Dall’ambiente Milan giovanile è cresciuto Bruscagin, uno dei protagonisti dell’imminente playout. «Non l’ho mai allenato ma l’ho conosciuto e ricordo che prometteva bene. Ha avuto una carriera minore rispetto alle potenzialità, ma ha fatto un percorso più che accettabile».

Cosa ci dice di Antenucci? «Giocatore straordinario. Ci sono tanti calciatori che hanno talento e ambizioni. Lui ha fatto anche alcune scelte di vita, sempre legittime, che dentro al calcio l’hanno sempre fatto camminare a testa alta. Ovunque ha dimostrato il suo spessore».

Sarà allo stadio per assistere al doppio confronto con Lapo in campo? «Ancora non lo so, ma se potrò andrò. Non sono solito seguire le partite dal vivo. Ritengo che un padre debba consentire al proprio figlio di fare il suo percorso. Osservo, poi se ha bisogno di consigli o confronti sa dove trovarmi. L’esordio simbolico in serie A nel maggio di un anno fa è un traguardo importante, che si pone qualsiasi calciatore. Le cose bisogna meritarsele ma soprattutto bisogna avere la bravura e la capacità di mantenerle. Gli auguro di lavorare sempre seriamente come sta facendo, affrontando il suo percorso al massimo, sperando di avere anche quel pizzico di fortuna che poi consente l’arrivo in determinati palcoscenici».

Sfida delicatissima sia per i biancazzurri che per i baby rossoneri. Come la vede? «Ne uscirò scontento e triste, perché una delle due retrocederà in serie D. Da una parte ci sarà mio figlio, dall’altra una piazza storica alla quale sono legato. Assistere a un confronto così decisivo è l’ultima cosa che avrei voluto fare. I ragazzi del Milan dovranno metterci personalità ed essere forti dal punto di vista emotivo perché non sarà facile affrontare questa Spal davanti a un pubblico capace di fare la differenza». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA