L’Adamant vuole fare la storia già al primo match-promozione
Stasera (ore 21) gara 2 di finale playoff. Coach Benedetto ostenta serenità: «Siamo pronti già da un po’...»
Ferrara Siamo chi siamo. «La settimana più intensa della nostra vita», sussurra coach Giovanni Benedetto. «Siamo arrivati qui, si sente una canzone da lontano», sillaba Luciano Ligabue. «L’emozione è padrona – rincalza Benedetto –: l’esperienza e la tranquillità saranno armi vincenti».
Oggi, ore 21, Bondi Arena: Adamant Ferrara contro Pordenone per la promozione nella B Nazionale. I biancoblù estensi domenica hanno espugnato il parquet friulano (68-64) e stasera hanno in mano il primo match point promozione. I playoff sono estasi e dannazione, sogno e incubo. Da qui il fiotto di adrenalina. Nella stagione regolare Pordenone ha portato a casa andata (89-71) e ritorno a Ferrara, dopo che i “nostri” si sono buttati via (87-86). Ma nel duello senza rete della post season “loro” hanno mostrato nervi scoperti (espulso coach Massimiliano Milli) e propensione alla caciara (cacciata l’ala pivot Aco Mandic «per comportamento minaccioso ed intimidatorio nei confronti del primo arbitro» recita il comunicato del giudice sportivo).
Pordenone ha inoltrato ricorso con richiesta d’urgenza, che blocca le due giornate comminate a Mandic. A livello professionistico la decisione sul ricorso viene presa nell’immediatezza (si gioca oggi), mentre nella piattaforma dilettantistica la Commissione può deliberare entro il secondo giorno successivo alla presentazione del ricorso: domani. L’aspetto – diciamo – ironico è che la squalifica di Mandic potrebbe essere congelata e, con calma, si vedrà. Rimane l’incognita fino a stamani.
È la finale più degna della Conference: la prima contro la seconda di stagione regolare. Pordenone sciolta nei quarti con Iseo (2-0) e un inciampo in semifinale con Monfalcone (2-1); Adamant senza macchie: 2-0 a Oderzo e alla Sangiorgese. La storia racconta che per un team cestistico ferrarese si tratta della sesta finale playoff: tutte vinte quando la “palla partita” era in casa. Ossia in tre circostanze: nel 1991 contro Cagliari con coach Perazzetti, nel 2001 contro Cento con coach Trullo e nel 2012 con coach Furlani contro Corno di Rosazzo. In aggiunta, la promozione nel 1988 a Trieste in casa Jadran, quando alla guida c’era Sassoli. Nel computo, dunque, una sola delusione: nel 1999 a Barcellona Pozzo di Gotto negli ultimi afflati dell’era Lauriola.
«Eppure nel playoff non c’è regola», raccontava ieri Giovanni Benedetto. Hombre vertical, schietto. Diretto. Empatico. Esperto ma con le farfalle nello stomaco pure lui, che pure salti di categoria ne ha colti: Latina (2001), Trapani (2011), due con Matera nel 2013/2014 e infine Cento 2018.
«Mi aspetto... nulla», dissimula il nocchiero ferrarese. Macché, si aspetta l’apoteosi in un’Arena follemente innamorata e ardente. Ad oggi l’Adamant ha vinto 30 partite su 39, per un corposo 77% di positività. Eppure non basta: manca un cent per salire nella serie B Nazionale, un approdo ben più consono alle potenzialità-alla storia-alla passione della città.
«Siamo a un passo dal coronare un sogno – ammette Benedetto –, ma dobbiamo rimanere molto attenti: il passato non m’interessa. La condizione fisica conta nulla (Solaroli ha qualche acciacco, ma figurarsi se mancherà, ndr), semmai incide l’aspetto psicologico, ma mi sento di dire che siamo pronti. Da tempo. Spero che i due arbitri...».
Okay, sì: facciamo affidamento che la direzione si mostri all’altezza e che Nicola Cotugno di Udine e Matteo Rodi di Vicenza fischino senza condizionamenti.
«L’acqua alla gola ce l’ha Pordenone – evidenzia con uno sguardo sul piano della concretezza Benedetto –; la mia Adamant ha tutto quello che serve».
La tifoseria scalpita, la città è pronta: possibile avvicinarsi a quota 2.000 presenze sugli spalti. Il presidente Riccardo Maiarelli è a una frazione dal raggiungere i Mazzanti, gli Scopa, i Mascellani e i Bulgarelli: promossi. Prima c’è l’ostacolo Pordenone. E, proprio proprio, domenica prossima è prevista “gara 3”, ma i reduci in missione dell’incompiuta scorsa stagione lasciata in semifinale (Ballabio, Marchini, Yarbanga e Drigo) non vogliono pensarci. In fondo, siamo chi siamo.l