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L’intervista

Spal, Eros Schiavon tra successo e fallimento: «Risorgeremo»

Alessio Duatti
Spal, Eros Schiavon tra successo e fallimento: «Risorgeremo»

Il mister dell’Under 16 campione d’Italia serie C tra la vittoria del titolo e il dolore per la stangata sportiva: «Ho cercato di non trasmettere la delusione ai ragazzi»

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Ferrara Nella bella storia dell’Under 16 spallina campione d’Italia resterà per sempre inciso il nome di Eros Schiavon. Leggenda biancazzurra ma anche e soprattutto mister del giovane gruppo tricolore, capace di regalare una gioia alla città nel momento calcistico più buio di sempre. Con il tecnico nativo di Piove di Sacco abbiamo fatto una chiacchierata, sottraendogli una discreta parte della pausa pranzo in questi giorni vissuti a Coverciano, dove Schiavon segue il corso da allenatori Uefa A.

Eros, dopo la vittoria sul Padova ha definito “folle” l’emozione provata. Ci spiega meglio? «Folle perché totalmente contrastante. Abbiamo vinto un titolo come migliore squadra della Lega Pro che dovrebbe renderti felice alla massima potenza. Tuttavia nessuno di noi lo era fino in fondo, perché sappiamo bene che la Spal il prossimo anno non sarà più tra i professionisti».

Ha dedicato il successo a tutto il mondo spallino. «Assolutamente. La dedica va fatta ai tifosi, che ringraziamo per essere sempre stati al nostro fianco. Anche in questa fase finale, ad ogni appuntamento, ci hanno supportati in maniera ideale. Un enorme grazie va a tutto lo staff, all’intero compartimento del settore giovanile e a tutte le famiglie dei ragazzi che hanno fatto sacrifici durante l’anno».

Che dire al popolo ferrarese, con a cuore la Spal? «Che risorgeremo e ripartiremo meglio di prima. Il messaggio importante da dare è che la Spal deve tornare dove merita e affinché avvenga questa cosa servirà tutta la voglia di chi sarà a capo del prossimo progetto, con un rilancio fatto di prospettive».

Quanta gente le ha scritto in questi giorni? «Ho ricevuto centinaia di graditissimi messaggi, tutti mi hanno fatto enorme piacere. Alcuni, dopo la seconda riga, mi hanno fatto commuovere e mi sono dovuto fermare un attimo. Sono stato davvero felice di quanto fatto con la squadra e con lo staff. Abbiamo portato un segnale di serenità e di speranza. C’è sempre stata la voglia di reagire, anche nella selezione U17, in un momento del genere. Per concludere il percorso nel migliore dei modi, facendo vedere che non era morto tutto nell’immediato».

Cos’ha pensato durante i calci di rigore di Viterbo? «Sono stato felicissimo che siano stati i ragazzi stessi a decidere chi avrebbe tirato. Hanno dimostrato la capacità di prendersi una grande responsabilità, sinonimo di crescita. E comunque avevamo lavorato tantissimo nell’ultima settimana su questo piccolo ma grande dettaglio perché la possibilità della lotteria finale c’era. Un bel quarto d’ora al giorno, un paio di rigori a testa, e diciamo che il nostro portiere ricevendone una sessantina ad allenamento si è specializzato».

Questo corso a Coverciano, com’è? «Interessante e molto intenso. Facciamo quattro ore al mattino, altrettante al pomeriggio, un sacco di chiacchiere nel mezzo. Si parla di tutto, è molto formativo. Metodologia, materie varie, ci sono allenatori, ex giocatori e nel mio piccolo provo a essere una specie d’imbuto per metter tutto dentro e vedremo poi quello che riuscirò a tenere».

Ci ha fatto l’abitudine a esser chiamato “mister”? «Qui al corso siamo in 45, appena entra qualcuno dalla porta e dice “mister” ci giriamo tutti, quindi direi di sì (ride; ndr). È automatico, mi piace e sono contento. È stata una scelta personale che per ora sta andando molto bene. So che ci saranno anche i momenti in cui le cose saranno difficili, ma nella vita ho imparato che non si deve mai mollare e bisogna sempre guardare avanti. Soprattutto con i giovani, il nostro ruolo è quello di insegnare ciò trasmettendo la nostra esperienza».

Le manca fare il calciatore? «No, sono sincero. Diciamo che ho dato. E sono molto contento di quanto fatto».

Cosa prova, pensando a quanto successo alla Spal nelle ultime due settimane? «È un grosso macigno. Le enormi cose costruite in questi anni, con tanta fatica, sono state distrutte. Rientrare tra i professionisti non sarà una passeggiata, perché sia l’Eccellenza che la serie D non saranno facili. Dispiace tanto. Una cosa del genere non si doveva fare. Bisognava prevenire e il presidente avrebbe dovuto comunicare la situazione per trovare una soluzione che quantomeno garantisse l’iscrizione e non far sparire tutto. È stato fatto un danno alla città ed è un vero peccato. In quei giorni dentro di me ho provato a tenere accesa una piccola speranza che da un momento all’altro la questione si potesse risolvere, ma poi non c’è stato più niente da fare. È stata una delusione enorme che ho provato a non far passare agli occhi dei miei giovani ragazzi, sennò sarebbe diventato tutto più difficile anche per loro. Parlando nei giorni scorsi, a volte, mi tremava la voce perché avevo il fiato rotto. Ecco il perché dell’emozione folle. Da un lato l’obiettivo raggiunto, dall’altro il fallimento».

Qual è il pensiero e l’eventuale disponibilità di Schiavon nella Spal del futuro? «Intanto la premura è che ci possa essere da subito una nuova Spal, capace di ricostruire e riposizionata il prima possibile in un campionato meritevole. Non sarà semplice, ma bisognerà lavorare forte perché è una prima necessità. Personalmente, come tanti altri miei colleghi, io mi sento a disposizione. Oggi non si sa nulla, ma se le cose si risolveranno e se si procederà con una programmazione, se ne potrà parlare». 

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