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La crisi biancazzurra

Là dove cresceva la Spal ora ci sono erba e incuria

di Alessio Duatti
Là dove cresceva la Spal ora ci sono erba e incuria


L’area, a Malborghetto, ospitava gli allenamenti delle squadre giovanili. Adesso è abbandonata

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Ferrara Mentre in Comune si attende il nullaosta della Figc ma nel frattempo la giunta Fabbri elabora un indirizzo sul caso Spal e costituirà una cabina di regia con il sindaco, l’assessore Francesco Carità e l’avvocato Menichini, da via dei Roseti arriva una cartolina desolante. Quello è l’indirizzo del campo sportivo di Malborghetto, nonché una delle poche proprietà ferraresi della Spal Srl di Joe Tacopina. Da quelle parti solo rumorosissime cicale, erba alta e incolta, materiale tecnico sparso e disordinato qua e là danno la conferma dello stato di totale abbandono.

Immagine e degrado sono destinati ad accentuarsi sempre più, se non altro fino a quando nessuno prenderà determinati provvedimenti. Il centro di Malborghetto - un’area di circa 20 mila metri quadrati - è uno di quei beni che se la Spal di Tacopina un giorno fallirà, andrà gestito da un curatore così come le altre cose che oggi restano di proprietà dell’avvocato newyorkese: il marchio, il nome, pochi pulmini, alcuni mobili del convitto e variegato materiale informatico d’ufficio.

Oggi è abbandonato, ma il campo di Malborghetto in questi anni non è di certo diventato quel fiore all’occhiello del settore giovanile che si poteva immaginare. Spesso, infatti, si sono verificati problemi di docce non calde o di illuminazione saltata per sovraccarichi elettrici. A margine dei campi da gioco e degli spogliatoi, erano stati posizionati un paio di container esterni per servizi vari (medico, infermeria e depositi). L’operazione d’acquisto che Tacopina aveva portato a termine nel dicembre del 2022 era iniziata nella prima metà del medesimo anno, visto che Malborghetto risultava inserito nel piano comunale delle alienazioni. Era stato acquistato per una cifra di poco inferiore ai 400mila euro al terzo ribasso d’asta, dopo la classica apertura delle buste. In quel periodo Tacopina dichiarava testualmente che il centro sportivo avrebbe rappresentato uno “snodo fondamentale per la pianificazione delle attività future” e sarebbe stato il “secondo polo del club dopo il “G.B. Fabbri” per le ragazze e i ragazzi del settore giovanile che sono il patrimonio più importante della famiglia Spal”. Frasi che stridono e le fotografie certificano in modo eloquente il fallimento sportivo. l

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