Ferrara piace ai mister siciliani, all’Ars et Labor c’è il quarto
Di Benedetto dopo Lombardo, Bianchetti e Marino
Ferrara Una nuova Spal in salsa argentina, ma non solo: l’Ars et Labor Ferrara parla anche siciliano. In particolar modo tramite il nuovo allenatore, Stefano Di Benedetto. Ma nell’ambiente di via Copparo opera in pianta stabile anche l’agente palermitano Giuseppe Piraino, con i neo tesserati Paolo Carbonaro e Alessandro Prezzabile, quest’ultimo lo scorso anno all’Athletic Club Palermo in serie D, che fanno parte della sua scuderia.
La “Sicilia bedda” è senz’altro una culla del pallone, quello vero, passional-popolare d’un tempo, giocato su polverosi terreni, alquanto formativi. Ne sanno qualcosa i vari Furino, Anastasi, Schillaci, per citare qualche nome conosciuto da tutti. Dalle nostre parti si è da poco aperta l’era Di Benedetto, quarto allenatore siculo della storia biancazzurra, il quinto, se si volesse considerare anche Francesco Buglio, che però, al di là dei primi vagiti dati a Catania, è da considerarsi viareggino d’adozione.
Dall’Arenella
In principio fu Paolo Lombardo. Anagraficamente nato a Brindisi, ma siciliano a tutti gli effetti, orgogliosamente aretuseo, di Siracusa. In gioventù fu un ottimo centrocampista, ex grande promessa del Milan, con una lunga carriera spesa soprattutto in serie B, per chiuderla poi proprio nella sua Siracusa, dove divenne tecnico. Una lunga gavetta nel meridione, prima dell’approdo alla Spal tramite il diesse Giusto Lodi.
Carattere timido e discreto, un personaggio quasi anomalo nel mondo del calcio. Per rompere il ghiaccio servirono discorsi extra-campo, proprio sulla Sicilia, durante il ritiro di Polinago. Alla Spal nella stagione 1990/91 di C2, operò bene, pur tra mille difficoltà, in primis le ingerenze di qualche uomo di fiducia del presidente Donigaglia. Fu esonerato all’indomani di una vittoria a Treviso, con la squadra ancora in corsa per la promozione. Il presidente, una settimana prima, lo aveva invitato a portare a Ferrara la moglie, perché gli avrebbe rinnovato il contratto per la stagione successiva.
Se ne andò da signore, salutando tutti a un appuntamento stampa convocato da lui stesso. Era sbigottito, amareggiato, ferito: la Spal per lui rappresentava un sogno e una grande opportunità. Più di un ricordo di quell’esperienza lo raccontò, anni dopo, dalla sua casa sull’incantevole spiaggia siracusana dell’Arenella.
Anni Novanta
Arrivò poi il catanese Salvatore Bianchetti (serie C1 1995/1996). Per lui tanta Sicilia, prima di partire verso il nord con destinazione Crevalcore, dove ottenne una storica salvezza, cantandole anche alla disastrata Spal di Guerini. Al quale – guarda un po’– Bianchetti subentrò nel settembre 1995 dopo la terza giornata.
Giocava bene, la sua Spal. Un 4-3-3 spettacolare, ritmo, qualità, ma anche solidità (seconda miglior difesa del girone). Giovani di valore (Colacone, Caputi, Stellini, Biliotti) e “pirati” di riferimento (Lancini, Brescia, Bruniera, Calcaterra). Fu un ottimo allenatore, che sfiorò la promozione, chiudendo dietro solo alla corazzata Ravenna (battuta a Ferrara 2-1) e dilapidando il lavoro fatto nella doppia semifinale playoff con il Como. Fu il preludio alla successiva caduta, nel caos societario.
Tempi moderni
Dell’altro ieri l’approdo a Ferrara di Pasquale Marino di Marsala in tempi di Covid (2020/2021), dopo la retrocessione dalla serie A. Come calciatore fu un talentuosissimo numero 10, espressosi al meglio proprio nel Siracusa di Paolo Lombardo. Marino alla Spal fece bene e la bontà del suo lavoro viene ancor oggi riconosciuta dai più fedeli (e attenti). Il suo è stato un calcio verticale, propositivo, offensivo, con una squadra da ricostruire dalle macerie sportive dei mesi passati e con dentro giovani di valore che Giorgio Zamuner aveva portato al “Fabbri”, come Ranieri, Okoli, Sernicola, Esposito. Si ricordano 6 vittorie consecutive, l’andata chiusa al secondo posto, ma anche i rubinetti chiusi dal club, che non regalarono al tecnico la punta da gol nel mercato di gennaio (oltre a cessioni volte a sgravare la massa salariale). A fronte di ciò, Marino andò in crisi, e venne esonerato dopo la 29ª giornata. Un grande, enorme, peccato.
Non va dimenticato il clamoroso percorso in Coppa Italia: l’eliminazione del Sassuolo al “Mapei” aveva spalancato le porte alla Spal per il quarto di finale (unica realtà cadetta capace di resistere nella competizione) in casa della Juventus. Marino aveva promesso di rinunciare ai suoi adorati cannoli nel caso fosse accaduto il miracolo allo “Stadium”.
L’oggi
Il palermitano Stefano Di Benedetto, rinuncerebbe – per tutta la prossima estate – ai dolci della sua amata Sicilia, se la sua Ars et Labor mettesse dietro tutte le rivali della prossima Eccellenza? Lo metteremo alla prova.