Ars et Labor a porte aperte ma solo una decina a vederla
Pochissimi tifosi all’allenamento mattutino dei biancazzurri. Sulla tribuna di via Copparo si parla di punta, campionato e separazione da Antenucci
Ferrara Era da tempo che gli allenamenti, durante il campionato, non venivano aperti al pubblico: martedì il nuovo direttore sportivo Sandro Federico ha dato il via libera per l’accesso dei tifosi al centro sportivo “G.B. Fabbri” per la mattina successiva. Sembrava la giornata ideale, ieri, per poter finalmente vedere da vicino i giocatori di questa nuova Ars et Labor, anche perché l’unico modo per osservarli dal vivo sarebbe vedere le partite allo stadio, cosa che non tutti hanno l’opportunità di fare. Alla seduta erano tuttavia presenti solo una decina di persone, per quanto tutte incuriosite dal poter assistere alla seduta, proprio perché non è stato possibile farlo durante le precedenti stagioni.
Tra un esercizio e l’altro – inclusa anche una breve gara di traverse dei calciatori – abbiamo provato a capire quali siano gli umori dei tifosi biancazzurri in questa fase del campionato e di definitiva transizione societaria, con il filo che univa Spal e Ars et Labor spezzato dall’avvicendamento proprio fra direttori sportivi.
Sulle tribune c’erano soprattutto tifosi di vecchia data, come Gianfranco Perdonati, che segue le vicende dei biancazzurri dagli anni Sessanta: «La vicenda Antenucci va purtroppo accettata. È sicuramente venuto con dei buoni propositi, ma alla fine la scelta della società è stata questa. Forse ci si aspettava qualche persona in più oggi, ma in questo orario gli adulti lavorano e i ragazzi vanno a scuola… e forse la gente è amareggiata anche per la questione Antenucci».
In compagnia di Gianfranco c’erano anche Mauro Cardinali, Katia Sani e Monica Callegari, anche loro storici tifosi biancazzurri. «Da quel che ho capito, il nuovo diesse era già in società, sicuramente c’è stato qualcosa – afferma Katia –. Noi venivamo spesso a vedere gli allenamenti, già da prima del covid e di Tacopina». Mauro invece si dimostra un po’ pessimista sul grande dibattito attorno alla questione attaccante da aggiungere all’organico: «Io credevo che Antenucci rimanesse fino a fine stagione, probabilmente i rapporti si sono incrinati per la vicenda della punta, anche se la società ha dichiarato che verrà presa. Sinceramente, per me, non arriverà nessuno».
Di fianco a loro c’era invece una giovane coppia di tifosi, Riccardo Marchetti e Martina Gonelli, che addirittura temevano di trovare la tribuna già tutta occupata: «Siamo arrivati dopo le 11 e avevamo paura di non trovare posto, ma quando siamo entrati c’erano solo due persone. Mi aspettavo più pubblico – Confessa Riccardo –, penso sia dovuto soprattutto al cambio di categoria. Se qualcuno ha un lavoro o comunque degli impegni, magari non li sposta per vedere un allenamento di una squadra di Eccellenza. Se la squadra fosse rimasta in serie C o addirittura in serie B, la situazione sarebbe diversa». Per entrambi, vista la giovane età, è stato un duro colpo dover dire addio ad Antenucci, il giocatore più rappresentativo per i giovani tifosi: «Secondo me, Antenucci era un punto di riferimento solido per questa nuova squadra – dice Martina –, i tifosi lo conoscevano: con questa scelta calerà anche un po’ la fiducia verso la squadra. Quest’anno abbiamo iniziato abbastanza fiduciosi, noi abbiamo anche l’abbonamento in curva, quindi speriamo di continuare così».
L’ultimo signore che ha avuto il piacere di dirci la sua opinione è stato Marco Guadalini: «È sempre un dispiacere vedere andar via una persona che è stata a Ferrara per tanti anni, facendo campionati di successo e con l’amore del pubblico. Antenucci è stato la figura immagine della Spal per diverso tempo. Se la società ha avuto questo atteggiamento, avrà avuto le sue motivazioni. Sono abbonato, ero presente anche a Budrio, contro il Castenaso: la squadra è stata formata in poco tempo, quindi era impensabile partire subito forte, la situazione ora sta migliorando. Anche dal punto di vista del gruppo, si vede che si sta lavorando, tutti per l’unico obiettivo, che è quello di fare il salto di categoria. Altrimenti, sarebbe un grosso fallimento».
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