Verso Ars et Labor-Russi, gli avversari: «Veniamo a giocarcela»
Mister Stefano Ferrario guida la squadra romagnola: «Possiamo crescere»
Ferrara Provengono dal cuore della provincia di Ravenna i prossimi dirimpettai dell’Ars et Labor. I ragazzi del Russi – oggi a metà classifica nel girone B – giungeranno a Ferrara con grande senso d’appartenenza: basti pensare allo slogan social della società “Romagna vera, Romagna arancionera”.
Questi i colori sociali del club fondato nel 1925, con un consistente passato in serie D all’alba del nuovo millennio e oggi gestito dal presidente Stefano Babini, che nella scorsa stagione ha scelto per la panchina Stefano Ferrario. Il mister vanta un più che discreto passato come ex difensore (classe 1985, nativo di Rho): nel suo curriculum spiccano anche 32 presenze in serie A con le maglie di Lecce e Parma. Domani pomeriggio toccherà a lui sedersi sulla panchina dedicata agli ospiti del “Paolo Mazza”.
Mister, come descrivere la realtà Russi?
«Beh qui c’è stato un passato calcistico importante, si è giocato anche nella vecchia serie C2. Russi è una società che mi ha sorpreso tantissimo. La struttura è organizzata a tal punto che qui non sembra di essere in Eccellenza. Ci sono tanti dirigenti, bravi, disponibili e meticolosi. L’ambiente tutto, magazzinieri compresi, ha un’organizzazione che si avvicina a quella del professionismo per l’attenzione posta verso le cose».
La sua squadra com’è?
«Sicuramente giovane e vogliosa di crescere. Abbiamo mantenuto una buona ossatura dalla passata annata, dove nelle ultime 20 giornate avevamo tenuto un passo da primo posto. Sono arrivati alcuni ragazzi, ma sempre dando un’occhiata al budget: inutile sperperare e prendere tanto per farlo. Il nostro è stato un buon avvio, ma vedo possibilità di miglioramenti nelle prossime giornate».
Il livello del campionato a suo parere?
«Direi sulla falsa riga di quello dell’anno scorso, anche perché non ho parametri storici alternativi per giudicare. Tutte le squadre sono competitive tra loro e ogni domenica tutti possono far risultato contro tutti. L’unica realtà che ha parametri valoriali totalmente differenti dalle altre è l’Ars et Labor».
Una “non notizia”, quindi, che sia prima in classifica?
«Direi di sì. La forza dei biancazzurri è evidente. Poi, ci sono la gloria e il blasone del club che fanno il resto. Diciamo che per i giocatori l’obbligo di vincere ogni domenica è un po’ un fardello, ma quando si è in una piazza così, storica e ambiziosa, è normale. Malivojevic e Senigagliesi, ma dico anche Cozzari, sono giocatori molto forti. In generale c’è tanta qualità dalla metà in su. Sono pericolosi nei duelli, hanno forza e vanno in profondità».
Partita speciale anche per voi?
«Io penso che sia una partita di campionato bella da vivere contro la prima della classe, mostrando il rispetto che merita. Tutto qui. Ce la giocheremo senza timori. In questa settimana stiamo dando il giusto valore all’appuntamento, ma in palio ci sono tre punti come in tutte le altre uscite del nostro cammino».
Lei che ha esordito in serie A, a San Siro in un Milan-Lecce, ha preparato i suoi ragazzi al contesto caldo che troveranno al “Mazza”?
«Beh sicuramente ci sarà un certo tipo d’impatto. Ma giocare 90 minuti dentro quello stadio storico dovrà essere una gioia e un piacere, perché somiglierà giocare in un contesto da serie A, B o C. Va vissuta la bella giornata, con felicità e motivazioni elevate. Se non ci si carica in questi contesti, significa che non si vive di calcio».
Ci racconta la sua fresca scelta di diventare allenatore?
«Ho smesso con il calcio a 34 anni. Era diventato l’ultimo dei miei pensieri e non avrei avuto voglia di rientrarci in nessun ruolo. Oggi seguo anche le mie attività, ho scelto di tornare a fare calcio per amicizia, senza forzature e nel modo in cui volevo io. Nella zona del Ravennate avevo mantenuto alcune conoscenze e così è stato».