Buffon e Antognoni mandano in delirio Ferrara. I campioni del mondo a Quarto Tempo
Caccia all’autografo e al selfie con il portierone dell’Italia al festival del calcio dilettantistico in Fiera. Ricordi ed emozioni di due generazioni che hanno conquistato il Mondiale
Ferrara Nella seconda giornata dell’evento “Lnd Quarto Tempo - L’innovazione del calcio dilettantistico”, Ferrara ha potuto godersi la presenza di ben due campioni del mondo sul palco: Giancarlo Antognoni e Gianluigi Buffon. Le due leggende italiane – moderate dal giornalista Rai e scrittore Marino Bartoletti – sono state protagoniste dell’incontro “Generazioni vincenti: l’Italia degli ultimi titoli mondiali” che aveva al centro del dibattito il valore formativo della vittoria.
A Ferrara Expo, fra le diverse esposizioni storiche (come il trofeo dell’Europeo 2021) e le tante partite fatte a calcino e subbuteo da parte delle varie personalità (tra cui l’assessore allo sport Francesco Carità), l’entusiasmo era alle stelle per i due ospiti, tant’è che l’ex capitano e bandiera della Juventus ha dovuto essere scortato sino all’auto a causa dei tantissimi tifosi che volevano un autografo o una foto ricordo con il grande portiere.
«A fianco a me ci sono circa 270 presenze in Nazionale e potremmo facilmente superare le 300 contando anche le giovanili, oltre a 7 mondiali giocati». Così Marino Bartoletti presenta le due leggende sul palco, anche se in realtà non ci sarebbe bisogno di presentazioni. Il primo a prendere parola è stato il campione del mondo del 1982, che ha parlato delle emozioni che provavano in Nazionale: «Tutti i ragazzi che iniziano a giocare a calcio sognano la maglia azzurra – incalza Antognoni –. Quando ho iniziato, pensavo a fare una bella carriera, la maglia azzurra era più un sogno che un obiettivo. Il fatto di essere uscito di casa a 15 anni mi ha giovato, facendomi maturare prima. Ho avuto la fortuna di esordire in Nazionale già a 20 anni contro l’Olanda, che in quel momento era la squadra più forte d’Europa. Era un calcio un po’ diverso: quell’Olanda, ad esempio, era piena di campioni, c’erano giocatori che spaventavano a vederli. Esordire lì non è stato facile». Il campione dell’82 ha poi continuato raccontando le sensazioni avute durante la sua carriera in Nazionale, parlando anche del ct Bearzot, che è stato un padre per tanti ragazzi di quell’Italia. L’ex centrocampista della Fiorentina ne ha approfittato per ricordare anche i vari compagni di quell’impresa, soprattutto quelli che non sono più tra noi, generando una standing ovation del pubblico.
Il microfono è poi passato a Buffon, che ha parlato di quello che prova ancora oggi a rivivere certi ricordi legati alla Nazionale: «Mi emoziono sempre a parlare di calcio o nel vedere persone che hanno fatto qualcosa d’incredibile nel nostro mondo. Giancarlo ha rappresentato tantissimo per Firenze, la Nazionale e il calcio in generale, oltre a essere una persona di eleganza unica». L’attuale capo delegazione della Nazionale ha poi continuato: «Per ognuno ha un valore differente indossare la maglia azzurra: io non ho idea dell’animo con cui entravano in campo quelli prima di me o quelli dopo di me. Io volevo rappresentare la mia nazione, perché posso vedermi solo come un italiano, anche per il mio modo di essere. Portavo in campo la storia dei nostri nonni, la bellezza dei nostri territori... e lo facevo con orgoglio, perché prima di essere calciatore sono stato tifoso. Era una responsabilità, non potevo deludere». Tifoso prima che calciatore: «Nell’82 mi ricordo le scene di giubilo delle persone: genitori, zii, cugini tutti in silenzio a vedere l’Italia. Tutta la città era in silenzio, almeno fino ai gol. Era un momento di condivisione collettiva, tutti a spingere la Nazionale».
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