Prof, capitano a futsal e attaccante nella squadra di Fedez. Chi è il ferrarese Nicolas Kalaja
Dalla serie B a Poggio Renatico alla King League, quest’anno nei “Boomers” del presidente Fedez. Kalaja insegna anche all’Aleotti di Ferrara: «Conciliare gli impegni non è semplice, ma faccio tutto ciò che mi piace e questo mi rende felice»
Poggio Renatico Dopo aver saltato le prime due giornate, Nicolas Kalaja ha finalmente fatto il suo esordio in campionato con la maglia del Balça. Questa sarà l’ennesima stagione in giallorosso per il classe 2002, che quest’anno è anche il capitano dei poggesi. Oltre all’obiettivo di salvare il Balça, Nicolas sarà impegnato ancora nella Kings League: un torneo di calcio a 7 ideato da Gerard Piqué (sì, l’ex difensore della Spagna, del Barcellona e del Manchester United) che ormai ha preso piede anche nel nostro Paese, generando milioni di visualizzazioni sul web.
L’anno scorso, vestendo la maglia dei Punchers, l’attaccante ha totalizzato 7 gol e 2 assist; mentre col Balça ha messo a referto addirittura 27 reti in stagione (quest’anno è già a quota 3, grazie ai gol fatti nella Coppa della Divisione). Dopo la rete di ieri (30 ottobre) in Kings contro gli Zebras di Luca Campolunghi, il ritorno sul campo a 5 e in prospettiva di una stagione ricca di sfide, abbiamo scambiato due parole proprio con il neo capitano dei poggesi.
Nicolas, sabato hai fatto il tuo ritorno in campo con la maglia del Balça: che sensazioni hai avuto? «Non è stato facile, ho incontrato delle difficoltà a livello di tempi di gioco e di gestione, ma sono sicuro che dalle prossime partite andrà meglio. A livello collettivo, niente da dire: i ragazzi si sono sacrificati, hanno messo il cuore e abbiamo giocato da squadra. Quando siamo al completo e giochiamo come sappiamo, è ovvio che arrivino i risultati. Abbiamo vinto 7-3, è un grande risultato, che ci fa capire quello che siamo in grado di fare. Poi, certo, una partita non basta, bisogna giocare così per tutto il campionato. Ora continuiamo a lavorare, testa a Siena per la partita con Le Crete. Ne approfitto per ringraziare calorosamente il presidente Edoardo Nardi, che mi ha sempre fatto sentire parte del progetto, sin da piccolo. Mi ha dato la possibilità di crescere andando a fare esperienze in prestito e poi ha coronato il mio obiettivo di essere il primo uomo in campo per il Balça. È sempre un piacere lavorare con quelle persone che mettono prima il lato umano e poi quello collaborativo».
Dopo i tanti addii della scorsa estate, sei diventato il nuovo capitano del Balca: che emozioni hai provato e che responsabilità senti addosso con questo ruolo? «È un onore per me indossare la fascia. Gli addii sono stati importanti, perché ci hanno lasciato tanti ragazzi che erano qua da tanto tempo e con cui sono cresciuto, come Gamberini e Fagida. Allo stesso tempo, a parte il grande dispiacere per aver salutato compagni e amici, fare un cambio totale ha portato una ventata d’aria fresca all’ambiente. Ora bisogna mettersi in gioco, ma i ragazzi che sono arrivati hanno la voglia e le competenze per affrontare la categoria».
Da un paio d’anni partecipi anche alla Kings League Italia: come riesci a conciliare questo doppio impegno? «Io faccio anche il professore di tecniche di rappresentazione grafica all’Aleotti. Conciliare tutti gli impegni non è semplice, ma in questo periodo della mia vita sto riuscendo a fare tutte le cose che mi piacciono e ne sono felice. La settimana è molto fitta: ogni sera o gioco in Kings League o mi alleno col Balça. Le partite di Kings sono il lunedì sera a Milano, martedì e giovedì mi alleno col Balça, mentre mercoledì e venerdì allenamento in Kings. Nel weekend gioco il sabato col Balça e la domenica mi riposo».
Com’è nata l’opportunità di entrare nella Kings League? «Due anni fa ho fatto un provino con la Lega, che era l’unica possibilità di entrare nella Kings. Il provino, che è tuttora visibile sul sito web della Kings League, prevedeva varie prove, ognuna delle quali dava un determinato punteggio. Da lì i vari presidenti mi avevano contattato per entrare nella loro squadra, alla fine sono stato scelto dai PirlasV, la squadra dei “Punchers”. Quest’anno invece gioco per la squadra di Fedez, i “Boomers”. Ho scelto loro perché, nonostante l’interesse di altre squadre (come ad esempio i Moonryde) gli mancava proprio quella figura in attacco che fungesse da pivot».
Ti trovi meglio a giocare sul campo da futsal o in quello da calcio a 7? «Io mi sento forte a giocare a calcio. Poi, siccome sono tanti anni che ci gioco, nel campo da futsal mi sento più sicuro. Nel calcio a 7 le cose che mi vengono chieste non sono molto diverse: devo proteggere palla, far salire la squadra.... L’unica cosa è che in Kings usiamo la palla da calcio, che è diversa rispetto a quella a cui sono abituato nel futsal. Poi è ovvio che in Kings League sei più esposto, perché ci sono migliaia di persone a casa che seguono le partite, c’è una pressione diversa. Nel calcio a 5 ho tanta esperienza e serenità, ho più padronanza della situazione».
Giocare a calcio a 5 e a 7 richiede abilità diverse. C’è qualcosa che hai imparato in uno dei due sport e che riesci a portare anche nell’altro? «Il gioco è molto simile. Nella Kings ci sono situazioni che rimandano direttamente al calcio a 5. Per esempio, spesso in Kings ci sono momenti in cui si gioca in 1 contro 1, 2 contro 2 o 3 contro 3, e queste sono situazioni puramente da calcio a 5, sia dal lato offensivo che difensivo».
Quali obiettivi ti sei posto per questa stagione, sia a livello personale che di squadra? «Il mio obiettivo è quello di arrivare a fine stagione avendo dato il massimo, senza avere cali mentali e allenandomi sempre con voglia. Non ho obiettivi di gol e di assist, voglio arrivare più in alto possibile stando sempre bene fisicamente e mentalmente. Per quanto riguarda la Kings, vorrei arrivare almeno alle fasi mondiali, mentre nel futsal il mio obiettivo sono i playoff: abbiamo le competenze e lo staff giusti per provarci. La società, vista la rivoluzione avvenuta, punta alla salvezza, ma io punto in alto. Anzi lo dico già adesso, per me ci arriviamo».
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