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L’intervista

Ferrara, Elena Borghi allena grandi sogni

Sergio Armanino
Ferrara, Elena Borghi allena grandi sogni

L’azzurra chiude il ciclo under 23 con l’argento europeo: «Gran soddisfazione». Dopo Coppa del Mondo e Mondiale punta alle Olimpiadi: «Il percorso inizia adesso»

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Ferrara Australia-Italia-Egitto (leggi Sharm el-Sheikh)-Italia. Un volo dietro l’altro, fra rientro dai Mondiali nella terra dei canguri, breve vacanza sul Mar Rosso e ritorno alle fatiche quotidiane. Elena Borghi è già a Ivrea, dove ha ripreso ad allenarsi in vista della prossima stagione. In mezzo, però, ci mettiamo il bilancio di quella conclusa dall’altro capo del mondo e le prospettive per il futuro.
Elena, il mondiale in Australia ha chiuso la stagione 2025: com’è stata la tua?
«Credo sia stata una stagione lunga per me, essendo ancora under 23 ho fatto tutte le gare e non ho avuto la pausa dei senior. È stata un po’ faticosa, da aprile a ottobre è lunga e questo un po’ ha influenzato il finale».
Dove la tua corsa è finita in semifinale, come per tantissime big per altro.
«Il Mondiale è un obiettivo grande ed è difficile arrivarci pronti. È stata una bellissima esperienza, ho imparato tante cose, soprattutto che qualsiasi imprevisto ci sia, perché quando abbiamo gareggiato noi donne c’è stato tanto tanto vento, bisogna sapersi adattare: è un insegnamento prezioso, in vista di una selezione olimpica».
Il percorso che lo ha preceduto?
«Sono contenta della mia stagione, ho avuto solo due gare che non sono state “giudicabili” per il mio percorso, è sempre stata in crescendo: 15º posto, poi 13º, 11º... La stagione post-olimpica è molto particolare, perché ricomincia tutto, è una sorta di stagione di allenamento per prepararsi alle selezioni olimpiche. Essendo il mio ultimo anno da under 23, però, avevo molto a cuore quelle gare: al mondiale sono rimasta fuori dalla finale di una posizione ed è stata una grande batosta, perché in teoria nel giovanile ti aspetti di andare meglio che non in Coppa del Mondo: ho fatto spallucce e all’Europeo mi sono presa una medaglia di cui sono molto fiera».
L’argento tuo personale, però anche un bronzo...
«Sì, nella gara a squadre dell’Europeo senior, perché Marta (la Bertoncelli, l’altra ferrarese azzurra, ndr) non è più under 23 e l’abbiamo preso lì: è stata la prima medaglia senior della storia della C1 femminile e lì sono venuti fuori tre anni di esperienza, anni di successi in under 23: mi è dispiaciuto tanto non farla anche in Australia (Elena Micozzi, l’altra componete della squadra, non è stata convocata, ndr)».
In mezzo a tutto questo ci sono state le gare di Coppa del Mondo.
«Ho chiuso decima, che, rispetto all’anno scorso, è un grandissimo passo avanti: è un po’ quello che rappresenta in modo più accurato, dice chi sei, è una media della stagione, essere 10ª al mondo è una buona cosa. L’anno scorso non ho centrato finali, quest’anno ho avuto la consapevolezza di poterci entrare e l’anno prossimo l’obiettivo è puntare alle medaglie, non solo a entrare nelle finali. A Seu, in Spagna, per dire la mia ingenuità: sono entrata in finale, ho fatto la mia manche, non mi pareva chissà cosa, così ho perso un po’ di concentrazione nelle ultime porte, una l’ho toccata e così ho perso la medaglia. Ecco, è stata la dimostrazione che posso puntare al podio, ma devo crederci e ora so che posso crederci».
L’obiettivo è sulle Olimpiadi di Los Angeles 2028.
«Non si sa ancora bene, potrebbero iniziare le selezioni olimpiche già il prossimo anno, ma on c’è certezza. Quindi, quest’inverno bisogna iniziare a spingere e arrivare sino a Los Angeles, con costanza. Ci sarà tanto da lavorare e concretizzare subito. La vedo una cosa fattibile e per ora il mio obiettivo è quest’inverno: da qui potrò costruire la base».
Il tuo cognome, Borghi, grazie a nonno Mauro e papà Paolo e al Canoa Club Ferrara, è sinonimo di canoa: ti pesa? Ti sei sentita costretta a praticare questa disciplina?
«È stato talmente naturale, una cosa di famiglia, appunto, che non ricordo nemmeno la prima volta che sono salita in canoa. I miei genitori mi hanno sempre lasciato praticare altri sport, ma comunque andavo sempre anche in canoa. Papà e nonno hanno sempre voluto che mi divertissi e io mi divertivo, non me ne sono accorta, finché non sono arrivati i primi risultati».
Papà ti allenava...
«Sì, finché non sono entrata nel Gruppo Sportivo Carabinieri, ma mi ha sempre dato una mano, anche su mia richiesta, è sempre stato al mio fianco. Il bello di questo sport, poi, è che non è mai noioso, mai prevedibile».
Ma, allora, come ci si allena?
«Dobbiamo cercare di rendere non casuale la casualità: controllare qualcosa che di base non è controllabile: l’acqua. È uno sport tanto tecnico, devi avere un bagaglio immenso... A ogni situazione devi essere pronto e prevedere l’imprevedibile, renderlo costante».
E avere anche forza...
«Fisicamente devi essere un mostro, come qualsiasi sport, ma le gare che riescono meglio sono quelle in cui non fai fatica, perché è il ritmo che ti dà la forza. Per questo anche l’aspetto mentale è importante: se non danzi sull’acqua, ma ci vai contro, fai fatica, di più. Poi, devi avere il colpo, essere fisicamente forte, ma quando il livello del fiume si alza e diventa sempre più difficile, se ci vai contro non vinci: per quello conta la tecnica, imparare da ogni fiume che è diverso».
In questa disciplina c’è doping?
«Non serve quasi a niente: puoi essere il più forte del mondo, ma senza la tecnica non vinci».
Fra mille fatiche, il vostro “circus” va a fare stage nei più bei posti del mondo...
«Abbiamo un’opportunità di viaggiare che è fantastica, magari un po’ stressante, ma fantistica, però non facciamo turismo sportivo: in un mese trascorso in Australia per i Mondiali, siamo andati al mare una sola volta, il resto è stato hotel e canale di gara».