Dall’Ara: «L’Ars et Labor ha qualcosa in più delle altre» – L’intervista
Il perno della difesa biancazzurra e vicecapitano si racconta senza riserve: «Qui sto benissimo; squadra preferita e idolo? Ecco chi sono»
Ferrara Ha mosso i suoi primi passi da calciatore nel cuore del Delta del Po, tra Adria e Porto Tolle. Luoghi non distanti da quella Ferrara che è dolce tappa odierna del percorso di Andrea Dall’Ara. Lui, classe 1994, della nuova Ars et Labor è il vice capitano, nonché il perno arretrato che mister Di Benedetto ritiene inamovibile. Fin qui le prestazioni del difensore sono risultate ampiamente all’altezza della missione: d’altronde si parla di un profilo con alle spalle più di 300 presenze in serie D, con il Chievo Verona che è stato il più recente step, prima dell’arrivo all’ombra del Castello Estense per indossare la maglia numero 13 biancazzurra.
Dall’Ara, i due recenti e consecutivi 0-0 hanno lasciato qualche perplessità. Il suo giudizio? «Eh, dopo 5 vittorie di fila, anche noi ci aspettavamo di portare a casa altri successi. Il calcio è strano, abbiamo creato tanto, ma non siamo riusciti a finalizzare. Vogliamo riprendere il cammino delle vittorie già da domenica. Intanto voglio guardare il bicchiere mezzo pieno, che va sempre tenuto stretto, perché siamo a +3 sulle seconde e un mese fa, quando eravamo a -4 dalla prima, tutti avremmo pagato per esser in questa situazione».
Per il primato sarà duello con il Mezzolara o si può inserire qualche altra squadra? «I bolognesi mi hanno impressionato per la cattiveria agonistica, anche se va detto che contro di noi, per il nome e per il blasone, tutte danno sempre qualcosa in più. Tecnicamente sappiamo di avere qualcosa in più rispetto alle altre, ma a oggi è impossibile dire chi saranno gli antagonisti».
Intanto la difesa tiene e non subisce. «Questo va bene e sono molto contento. Se vuoi l’obiettivo finale, devi essere solido. Se non prendi gol, mal che vada pareggi. Apprezzo molto il lavoro della squadra e il merito di non subire va condiviso con tutti. Carbonaro, per fare un esempio, ci dà una grossa mano con il primo pressing. Gli dico spesso di tenersi un po’ di energie per fare le giocate davanti, ma ha l’indole di chi vuole dare sempre una mano. Va apprezzato, lui, come tanti altri».
La crisi di Casella, l’ascesa di Mambelli e la bella sorpresa Stoskovic. Cosa ci dice dei suoi tre compagni di reparto? «Casella in questo momento non sta giocando, ma è un ragazzo che s’impegna e dà l’anima, quindi sono certo che tornerà a ritagliarsi il suo spazio. Mambelli ha invece trovato grande continuità, è giovane, duttile e può fare una carriera importante. Nenad è un ragazzo molto serio, la sua struttura fisica e la conoscenza di campionati ruvidi gli permettono di essere a suo agio giocando a uomo sull’avversario».
Dall’Ara, invece, è il vice capitano dell’Ars et Labor. «Un onore e un onere. Essere stati investiti di questo ruolo è un qualcosa che dà tanta responsabilità. Io stesso devo trasmetterla ai compagni. Fa molto piacere avere questa considerazione, ma io devo continuare a dimostrare il mio valore tecnico, tattico, comportamentale e morale».
Come si sta trovando a Ferrara tra città e centro sportivo? «Beh a livello di strutture, tra via Copparo e il “Mazza” direi che stiamo parlando di luoghi da professionismo puro. Avanguardia totale, c’è poco altro da aggiungere. Allo stadio avevo giocato con il Porto Tolle contro la Spal, nella Seconda Divisione oltre 10 anni fa. La città, per la vicinanza con Adria, la conosco ovviamente molto bene. Inizialmente facevo avanti e indietro, poi dall’1 ottobre mi sono stabilito in città. Amo passeggiare, adesso bisogna approfittarne, perché, conoscendo la zona, so che nebbioni ci aspettano. Nello spogliatoio sono un ragazzo socievole, scherzo e rido con tutti. Tra i ragazzi della squadra che frequento di più ci sono Leo Mazza e Cozzari».
Presente e futuro della sua carriera? Obiettivi? «A breve termine dico che qui va riconquistato il professionismo il prima possibile. In futuro mi piacerebbe allenare, ma adesso non pensiamoci...».
Ha sempre sognato di giocare a pallone? «Avendo avuto un papà calciatore, è ovvio che si cresce con la palla tra i piedi. Ho fatto i miei studi, mi sono diplomato in ragioneria, poi le cose sono evolute per il meglio e il calcio è diventato un lavoro, anche se non ci avevo mai pensato».
Idolo d’infanzia? «Nesta, senza dubbio, anche se ho sempre simpatizzato per la Juventus».
Per farsi conoscere meglio: gusti musicali, cinema e viaggi di suo gradimento? «Musica italiana, magari non proprio attuale, diciamo di inizio anni 2000. In tv guardo Netflix, ma a piccole dosi. E sui viaggi dico Sardegna: è una terra che sin da bambino mi ha sempre lasciato molto».
Tornando alle questioni di campo: prossimo avversario il Pietracuta. «Hanno in squadra oltre 10 nazionali di San Marino, sanno cosa vuol dire giocare in certi contesti ambientali; la classifica loro è sicuramente bugiarda e non possono essere sottovalutati, sarebbe un grave errore, che non possiamo fare. Ci prepareremo al meglio, sarà una partita molto difficile. Mi aspetto una squadra preparata e organizzata sotto tanti aspetti. Le antenne vanno tenute dritte. Dobbiamo restare grandi come atteggiamento».
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