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Boxe, mondiale e tricolore a Ferrara

Sergio Armanino
Boxe, mondiale e tricolore a Ferrara

La grande boxe torna al palasport cittadino sabato sera con due match clou. Sarchioto contro il tanzanese Mkwatekwate per il titolo iridato, Obaid con Rossi

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Ferrara Era dai tempi di Alessandro Duran pugile in attività che una riunione di boxe di livello internazionale non veniva organizzata al palasport principale di Ferrara (era il 24 aprile 1999 quando batté ai punti il detentore Maxim Nesterenko, conquistando il titolo europeo dei pesi welter). Dopo un quarto di secolo, dunque, l’evento merita la Bondi Arena. Un titolo mondiale, per quanto di una sigla che lo declassa a incontro internazionale agli occhi della Federpugilato, e un titolo italiano meritano il palcoscenico invernale più prestigioso che la città possa offrire. L’appuntamento è per la sera di sabato prossimo dalle 19, con una riunione che propone due match clou da non perdere (prevendita ticket palestra Padana Training Center, al palapalestre in via Tumiati 5 a Ferrara e online).

Siamo andati in palestra ad annusare l’antivigilia della riunione, trovando anche interpreti del sottoclou e, oltre al maestro e organizzatore Massimiliano Duran, anche il fratello Alessandro. Iniziamo proprio dal titolo iridato Ubo dei pesi medi, che vedrà Giovanni Sarchioto sfidare Ramadhan Mkwatekwate, 29enne tanzaniano che non promette nulla di buono. Il pugile guardia ortodossa di Msongola vanta un record di 11 vittorie, di cui 7 per ko, 2 sconfitte e un pareggio, ma è evidente che la sua carriera è in fase ascendente e il potenziale che può sprigionare sin troppo importante: tecnicamente lo giudicheremo dal vivo, ma la mano pesante è assicurata.

All’altro angolo Sarchioto, che non è pugile dell’Accademia di Duran, ma è ugualmente venuto a Ferrara per completare la preparazione al match. Il 28enne di Anzio, litorale romano, alto un metro e 83 e pure lui guardia ortodossa, risponde con un record fatto di 12 vittorie, 9 per ko, e una sconfitta. La preparazione l’ha fatta a casa, poi è andato in palestra da Duran per fare guanti (ossia combattimenti d’allenamento con la protezione del casco e contro sparring scelti il più possibile simili all’avversario che andrà a sfidare): «Oltre a fare guanti – racconta – sono venuto a farmi dare un’occhiata dai maestri Duran. L’avversario? Questo tanzanese ha la mano pesante, gli ultimi cinque incontri li ha vinti per ko, un paio alla prima ripresa: cerca il colpo pesante, non evita lo scontro, anzi. Bisogna stare attenti, avere lucidità, ma credo di avere più classe di lui, anche se non bisogna trascurare anche altri aspetti».

Ahmed Obaid, invece, è il pugile di casa. A dispetto del nome, che ne rivela subito le origini (per l’esattezza palestinesi), ormai si tratta di un ferrarese d’adozione. Italiano parlato perfettamente e italiano il titolo che insegue nei pesi mosca, per il quale sfida Vincenzo Rossi, 34 anni di Monza, 5 vittorie nel record, solo l’ultima ai punti, e 4 per ko: due alla prima ripresa, una alla seconda e una alla quarta. «Pronto? Sono sempre pronto a tutto!», esordisce “Oba” con tono che non è spavaldo, ma accompagnato dal sorriso di chi ha fatto di impegno, fatica, e sacrificio il suo metodo di affrontare il pugilato, con la coscienza di chi sa che la sofferenza nella vita è ben altra cosa: chi altro lo sa meglio di lui, che ha la famiglia nella striscia di Gaza, perché è lì che è nato e cresciuto. Ma lui è in Italia per il proprio riscatto personale e per trasmettere forza anche ai parenti che vivono in quell’inferno.

Torniamo al pugilato, che ha visto il piccolo trentenne conquistare già lo scorso 19 giugno il titolo internazionale Ubo contro il messicano Marquez. Ora lo attende Rossi, che invece infiamma la vigilia con la sfida nella sfida: «Faremo ciò che non si è mai visto in un ring di pugilato – annuncia –. Ogni fine round ci fermeremo a centro ring e sarà lì che aspetteremo il nostro avversario Obaid per infiammare il palazzetto e rendere grande questo evento. Preparatevi ad assistere ad una grande battaglia». E ancora: «Siamo a un passo dalla realizzazione del nostro sogno...».

“Oba” va per la sua strada: «È la mia seconda occasione, la prima è andata male, stavolta non si può fallire. Abbiamo lavorato sui dettagli, anche lui ha un sacco di vittorie, è imbattuto, ma non mi fa paura: io ho più esperienza, più tempo passato sul ring». L’appuntamento, però, è decisivo per il percorso dell’italo-palestinese e lui ne è ben consapevole: «Disputare il titolo tricolore in casa non è da tutti i giorni, dopo il titolo internazionale Ubo bisogna chiudere l’anno in bellezza». I problemi veri, come detto, per Ahmed sono un po’ più lontani: «A casa è più difficile, in Palestina non si chiudono mai i conti, si fanno accordi e non si rispettano... Sarebbe bello per me portare in alto il nome della Palestina, poi è la prima volta che combatto nel palasport di Ferrara...».

Chiudiamo con il maestro “Momo” Duran: «Ho grande fiducia in “Oba”, può avere una carriera anche internazionale. A Roma il titolo italiano ce l’hanno rubato, ma guardiamo avanti. Hanno comprato tanti biglietti dalla Lombardia, questo Rossi pensa di venire a vincere, ma noi siamo pronti». Il soprannome è “Bumbum”: ne vedremo delle belle.