La Spal e il decennale del 1923 rimosso dalla storia della società
Ritrovata una cartolina della festa per i dieci anni con tanto di menù della cena. Nel campo dell’ex piazza d’Armi la squadra sconfisse 3-1 la Juventus in amichevole
Ferrara Il 10 maggio 1923 venne festeggiato il primo decennale della Spal, stranamente “rimosso” dalla memoria non solo dei ferraresi, ma anche da quella della stessa società. Il recente ritrovamento, da parte di un collezionista locale, di una sconosciuta cartolina d’epoca celebrativa ci offre l’occasione per ricordare quel grande evento cittadino, di cui scrissero anche La Gazzetta dello Sport e il Guerin Sportivo.
La ricorrenza
Maggio 1923. Da quasi un mese è partita la grancassa mediatica: il decennio della Spal, i grandi festeggiamenti della Spal, il nuovo vessillo offerto alla Spal. Infaticabili comitati d’onore e commissioni, un Manifesto alla Cittadinanza, un concorso per la vetrina più bella… Tutto è pronto per il primo decennale del più attivo e glorioso sodalizio ferrarese di gare sportive all’aperto. Nato da “un esiguo gruppo di entusiasti, contro ogni scetticismo, ogni ostacolo”, ma forte ora di mille soci, con una progressiva e meravigliosa ascesa, anche grazie ai suoi sforzi finanziari, dalle modeste origini si è fatto onore in ambito provinciale, regionale e nazionale, all’altezza delle migliori società sportive italiane.
Dieci anni sono già passati da quel sabato 15 marzo 1913, quando, acclamato presidente il dottor Aminta Gulinati (un trentaquattrenne benestante di origini bondenesi con due lauree in chimica e farmacia), è stata costituita la Società Polisportiva Ars et Labor. Al momento della sua fondazione la “Spal” – acronimo con cui venne battezzata da subito, per brevità – comprendeva tre sezioni: ciclismo, atletica e podismo. Nel maggio del 1919, sotto la nuova presidenza del ragioniere ferrarese Antonio Santini, si è aggiunta la sezione calcistica, unica delle quattro sezioni a resistere nel tempo. Brucerà le tappe raggiungendo in poco più di un anno, seppur da ripescata, il massimo campionato nazionale, un torneo non professionistico composto da gironi regionali e molto diverso dalla futura serie A a girone unico. Sino a sfiorare, nella stagione 1921/’22, addirittura il titolo di campione d’Italia Figc, eliminata solo in semifinale dalla Sampierdarenese. Presidente di quella sorprendente squadra di “football” di studenti, operai, impiegati e militari, capace di toccare la vetta più alta di tutte le sue partecipazioni ai campionati dal 1919 a oggi, fu il medico ebreo trentaseienne Angelo Enrico Bassani (padre dello scrittore Giorgio, fanciullo all’epoca). Subentrato a Santini nell’agosto del 1921 e in carica per un triennio, il ferrarese Bassani va considerato – a giudizio di chi scrive – come il più grande presidente della storia della Spal, secondo solo a Mazza.
Il programma per le celebrazioni del decimo anniversario della Fondazione si svolge, alla presenza delle autorità civili, religiose e militari, in un’unica giornata: giovedì 10 maggio 1923. Al mattino, nella cerimonia inaugurale in un Teatro Comunale illuminato a festa, viene consegnato il nuovo stendardo sociale, dono delle signore di Ferrara alla Spal. Oratore ufficiale il direttore della Gazzetta dello Sport, Emilio Colombo. Così l’evento venne raccontato dal Guerin Sportivo: “Il teatro è gremito di folla (l’ingresso è gratuito!). La madrina, nobildonna Giorgini Felisi, porge il vessillo per la benedizione, poi presentato dal presidente della Spal, si avanza maestoso, a passi lenti, l’oratore ufficiale: il commissario Colombo. Due cose sono piaciute in modo speciale, del suo discorso: 1) la felicissima allusione a Torquato Tasso, mirante, attraverso le inferriate della sua cella, la bella Leonora; 2) il riconoscimento che la Spal è finalmente qualche cosa nel campo sportivo italiano”.
Per quanto “varia, attraente, splendidamente riuscita”, invece, non riscuote altrettanto successo di spettatori la manifestazione sportiva pomeridiana nel campo dell’ex piazza d’Armi. La Gazzetta Ferrarese punterà il dito contro “l’assenteismo non spiegabile di una gran parte degli assidui, e di quella altra parte di ferraresi che si sperava, almeno una volta ogni dieci anni, volessero dare quell’incoraggiamento che è necessario al prosperare alle più nobili iniziative”. Recintato da palizzate, il primitivo campo sportivo della Spal (lo stadio “Paolo Mazza” non esisteva ancora), addobbato per l’occasione con bandiere e festoni, aveva una grande tribuna coperta, quattro spogliatoi e una pista ciclistica in terra battuta con curve sopraelevate; oggi scomparso, sorgeva nell’attuale area del giardino pubblico dietro il palazzo della Mutua.
La giornata
Si inizia con due gare ciclistiche e una podistica, tutte combattutissime. Poi, alle 16.30, entrano sul rettangolo verde per un incontro amichevole le prime squadre della Spal e della Juventus (sino a quel momento la Vecchia Signora, nel suo palmarès, vanta solo lo scudetto del 1905). Le due compagini, che militano entrambe nel campionato di massima serie in gironi diversi, si affrontano per la prima volta nella loro storia. I calciatori ferraresi, elegantissimi nella nuova maglia biancazzurra, ricevono fiori dalla madrina della bandiera e da una bimba a nome di tutti i soci della Spal. Il capitano Giuseppe Ticozzelli detto “Tico”, difensore lombardo con una presenza in Nazionale (un omone che tre anni dopo correrà persino il Giro d’Italia come ciclista!) consegna agli ospiti una grande palma di fiori e un gagliardetto, ricevendo in cambio una bella coppa ricolma di fiori con incisa la dedica “La Juventus alla Spal – 1913-1923”. Dopo le cortesie e gli applausi comincia la partita, diretta dall’ottimo arbitro Luigi Pasquinelli.
Cronaca del match dalla Gazzetta dello Sport: “Caotico e sconclusionato il primo tempo, ha avuto fasi elettrizzanti ed emotive nella ripresa. I primi a segnare sono i ferraresi per merito di Bay al 6’ minuto della ripresa, ma la Juventus con azione fulminea pareggia di sorpresa un minuto dopo con Gallo. Azioni vivaci da ambo le parti. La Spal segna al 21’ con Bay. Al 25’ Banfi dopo un bel palleggio con Vassarotti porta a tre i goal per la Spal, mentre la Juventus, chiusa dal rabbioso serrate dei ferraresi, ha sprazzi di bella energia”. Risultato finale: 3-1 per i padroni di casa. Il pubblico, elettrizzato, saluta con grandi applausi il fischio finale di quella gara cavalleresca.
La sera, mentre i concittadini passeggiano tra le vetrine del centro sfarzosamente illuminate e allestite coi colori biancazzurri in bella mostra per l’anniversario, oltre 150 commensali chiudono in gloria la giornata nel sontuoso banchetto sociale al Ristorante Villetti, in largo Castello, un basso caseggiato con tetto spiovente che, pochi anni dopo, sarà demolito per far posto al pregevole Palazzo Ina. “Numeroso, chiassoso: si sa, tanta gioventù! E che appetito! Il servizio ha lasciato un poco a desiderare, ma non ha fatto diminuire il buon umore” così il Guerin Sportivo descrisse quel banchetto, quota di partecipazione 20 lire a persona. Ed è proprio grazie al recente ritrovamento da parte del collezionista Michele Barioni di una rarissima cartolina celebrativa, stampata in tricromia e diffusa dalla Spal in occasione di quei festeggiamenti, se oggi possiamo leggere nel suo retro, sinora inedito ai contemporanei, il menù della serata del 10 maggio 1923: “Zuppa all’Italiana / Fritto misto alla Reale / Vitello al forno guernito con verdure di stagione / Formaggio e Frutta / Torta alla Veneziana / Caffè – Cognac”. Nel fronte della cartolina è riprodotto il già arcinoto cartellone Liberty, creato dal pittore ferrarese e socio della Spal, Amerigo Ferrari, che rappresenta in chiave neo-michelangiolesca una maschia figura d’atleta nell’atto di sostenere a braccia alzate due festoni, con la dicitura “S.P.A.L. Decennio della Fondazione 1913 – 1923” e, sotto, lo stemma del Comune di Ferrara e il distintivo della società.
Anni Duemila. La Spal del presidente comacchiese Gianfranco Tomasi, denominata inspiegabilmente “Spal 1907”, celebrerà in pompa magna il centenario proprio nel 2007, dando vita così allo strano caso, forse unico al mondo, di un club a tal punto distratto da festeggiare il decennale in una data e il centenario… 84 anni dopo quella data! I presunti 110 anni magnificati nel 2017 dal presidente ferrarese Mattioli e il curioso “1907” che oggi campeggia sul logo della rifondata “Ars et Labor” ci ricordano, ancora una volta, che tifiamo una società e viviamo in una città entrambe con poca memoria.
*cultore di storia locale ed editore di libri
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