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Dai continui premi di Penoncini al nuovo e-book firmato Guerrini

Dai continui premi di Penoncini al nuovo e-book firmato Guerrini

Il microcosmo della poesia italiana ricorda sempre più il magico mondo di Narnia, che sta serrato in camera da letto dentro l’armadio di ciascuno… ma che ci si creda o meno, di fantasy i poeti hanno...

26 settembre 2014
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Il microcosmo della poesia italiana ricorda sempre più il magico mondo di Narnia, che sta serrato in camera da letto dentro l’armadio di ciascuno… ma che ci si creda o meno, di fantasy i poeti hanno ben poco, se non la costanza di immaginare una realtà più concreta e di non riuscire ad abbandonarla. Per quanto paradossale, intanto l’estate ferrarese si è chiusa Dietro ogni tenda, l’ultimo inedito di Piergiorgio Rossi, con “un cuore, la sorte, / un volto / teso nel sospiro”.

Fagotti, vuote chiacchiere, cieli scoloriti, e crisalidi, sono ciò che Edoardo Penoncini, a differenza di Rossi, ha smesso di temere e ha imparato ad accettare, barattandoli in cambio dell’alloro assoluto al Padus d’Oro 2014; non contento, ha portato a casa pure un secondo posto al XX premio “Tra Secchia e Panaro” con la raccolta Lungo è stato il giorno (Ibiskos Ulivieri, 2013), definita dal critico Antonio Nesci «Una lirica esistenziale di alto profilo. Nessuna stonatura, solo veri sentimenti tramutati in inchiostro, che consegnano al lettore il sapore immenso della lontananza».

Intanto, Pier Luigi Guerrini è tornato ad alimentare la sua dimensione dimessa. Ha deciso di affidare qualche verso all’antologia Homo Eligens (DeComporre), curata da Ivan Pozzoni e Luciano Troisio. Di recente, sulla scia di una concezione democratica della parola che la renda consultabile da chiunque, ha pubblicato l’e-book In prosa per la foto (Isnc Edizioni). La passionalità politica che spesso pone Guerrini di fronte a un panorama insolubile, e pertanto svilente, stempera dentro le pagine in rima, “Arse le braci rase, / di sera sognava la resa”. Tuttavia il contingente non si dissolve e sbuca il disagio personale, che percepisce se stesso e troppi altri intorno “fuori posto”, che ha la necessità di chiudere un bilancio interiore. Il conto, però, non torna quasi mai e “la poesia non fa argine”; anzi, rende i limiti più elastici e ripete all’orecchio l’importanza del gioco, in mezzo a tutta questa serietà ostentata.

Matteo Bianchi

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