La Nuova Ferrara

tra cinema e musica

Anche Vienna ha omaggiato il genio precursore di Antonioni

Anche Vienna ha omaggiato il genio precursore di Antonioni

Senza di loro il cinema non si sarebbe chiamato, forse, cinema. Parafrasando au rebours lo Shakespeare di Romeo and Juliet e di “… una rosa sarebbe sempre una rosa, pur con un altro nome…”, piace...

23 ottobre 2014
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Senza di loro il cinema non si sarebbe chiamato, forse, cinema. Parafrasando au rebours lo Shakespeare di Romeo and Juliet e di “… una rosa sarebbe sempre una rosa, pur con un altro nome…”, piace ricordare – per non dimenticarlo - l’anniversario della scomparsa di due giganti della cinematografia di ogni tempo, due grandi intellettuali, e come tali antesignani, a tutto tondo, dalla cultura davvero sconfinata: Michelangelo Antonioni ed Ingmar Bergman, mancati a poche ore di distanza l’uno dall’altro il 30 luglio 2007.

Ad una decina di anni fa risale la fine della carriera del ferrarese Antonioni. Sono, infatti, del 2004 l’episodio da lui diretto, “Il filo pericoloso delle cose”, uno dei tre del film collettivo “Eros” – gli altri due registi erano Steven Soderbergh e Wong Kar-Wai - ed il corto “Lo sguardo di Michelangelo” (rarefazione visiva, specie di sublime testamento spirituale che prevale sui suoni - rumori), ma immortali rimarranno i suoi insegnamenti sulla settima arte come tali saranno, mutatis mutandis, quelli di Bergman.

La musica, per Antonioni, in tutte le sue pellicole, è sempre stata elemento di grande passione, ricerca, sperimentazione, essenziale eppure mai ‘coprente’ l’immagine, l’inquadratura, mai prevalente.

Per più di un decennio, dal corto “N.U. Nettezza Urbana”, del 1948 e dal suo primo lungometraggio, “Cronaca di un amore”, del 1950, Antonioni lavora con Giovanni Fusco, ottimo musicista, anche lui aperto alle sperimentazioni. Poi, casualmente, la loro collaborazione ha una battuta d’arresto e grazie ad un disco passatogli da Marcello Mastroianni, con cui stava girando le prime scene de “La notte”, Antonioni si affida al jazzista Giorgio Gaslini.

Vienna, intanto, in estate ha reso omaggio ad Antonioni con una mostra fotografica su “Blow up” all’Albertina di Vienna. Il cult-movie del 1966, ha immortalato per sempre la swinging London. Precursore anche in questo caso, il regista ferrarese ha coniugato in contemporanea cinema e fotografia, arte e moda (specchio dei tempi), rendendo il film una pietra miliare, un classico per sempre insuperato ed imitato.

Maria Cristina Nascosi

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