La Nuova Ferrara

Sette decenni ma il ricordo è sempre vivo

Sette decenni ma il ricordo è sempre vivo

Nel 1944 all’ospedale di Copparo moriva Alda Costa: maestra antifascista lottò sino all’ultimo per i propri ideali

23 ottobre 2014
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Sono trascorsi sett’anni dalla morte della maestra Alda Costa, avvenuta presso l’ospedale di Copparo il 29 aprile del 1944. Ma la sua opera, la sua figura, non è mai stata dimenticata tanto che il Festival dell’Avanti 2014 sarà dedicato a questa straordinaria donna socialista, che non rinnegò mai le sue idee, pagando la sua coerenza con il confino, il carcere, le persecuzioni e la morte.

Alda Costa nacque a Ferrara il 26 gennaio 1876 da Vincenzo e Caterina Zaballi. Conseguito il diploma ed iniziata la carriera di maestra elementare, aderì al Psi ai primi del XX secolo, militando nella corrente riformista. Nel novembre 1905, quando i sindacalisti rivoluzionari ferraresi che avevano precedentemente vinto il IV Congresso Provinciale Psi ammisero in blocco al partito gli aderenti al sindacato di mestiere, Alda Costa, i colleghi Baraldi e Cavallari, lei continuò la sua attività nonostante le successive scissioni interne.

La Costa fu la principale animatrice della “Bandiera socialista”, un nuovo organo sindacale e politico, nonché la principale collaboratrice del nuovo segretario camerale Zirardini nella direzione della Camera del Lavoro e della Federazione socialista.

Neutralista appassionata ed intransigente, l’esile maestrina fu poi accusata di antipatriottismo perché proprio come insegnate si rifiutò di accompagnare i suoi allievi alle manifestazioni celebrative della guerra ’15-’18. Rispose con un bellissimo articolo sulla “Bandiera socialista” che rimase memorabile in quanto si chiedeva se era giusto portare l’animo dei fanciulli verso la violenza. “C’è nell’atto da me compiuto - scriveva - la reazione a tutto questo indirizzo educativo e c’è l’affermazione che la scuola deve essere umana ed universale, non suscitatrice di odi e di desideri di vendetta; deve manifestarsi in un’aura di serenità e di quiete, non turbata da echi lontani e vicini di stragi e di rovine, essere fattrice prima di quei sentimenti di vera fratellanza che dovranno pure un giorno governare il mondo”.

Nel 1916 la Costa partecipa al congresso regionale di Bologna e viene nominata responsabile per la Provincia di Ferrara della propaganda per la pace e l’organizzazione femminile del partito; a lei si devono infatti le dimostrazioni pacifiste delle donne nell’argentano, a Bondeno, Codigoro, Copparo, Berra, San Martino, ecc. Il suo impegno politico è completo, dimostrando sempre equilibrio e maturità che fecero di lei una dirigente socialista ferrarese assidua, intelligente ed impegnata in azioni determinate. Scrive editoriali anche su la Scintilla ed il primo appare nel 1920, quando il movimento socialista ferrarese vive la sua stagione migliore che crollerà l’anno dopo sotto la violenza del fascismo di Balbo. La Costa però continuò la sua lotta al fascismo e la propaganda sovversiva e come insegnante alle scuole Umberto I (oggi Alda Costa) rifiutò di salutare romanamente. Tutto questo le procurò prima una perquisizione nella sua abitazione, poi la sospensione ed il licenziamento dalla scuola. Vinse il ricorso ma fu talmente tormentata che alla fine rinunziò all’insegnamento rifugiandosi a Milano. Era il 1926 quando venne arrestata e mandata al confino per 5 anni fra le Tremiti e la Basilicata. Scontata la pena tornò a Ferrara, vivendo con lezioni private e riprendendo i contatti con organizzazioni socialiste ed antifasciste. Fu di nuovo arrestata, tenuta a pane ed acqua per un mese, minacciata però non fece mai i nomi dei compagni. Ancora fu arrestata nel 1943 dopo l’uccisione del federale Ghibellini, in carcere prima a Ferrara e poi a Copparo, dove morì di leucemia all’ospedale, assistita solo da due suore.

Margherita Goberti

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