La Nuova Ferrara

Da Ferrara a Hollywood, Max punta all’Oscar

di DAVIDE BONESI
Da Ferrara a Hollywood, Max punta all’Oscar

Si chiama Stroscio, nome d’arte Law e un suo cortometraggio è in nomination: «Incredibile ma la strada è ancora lunga»

25 ottobre 2014
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di DAVIDE BONESI

D. a Ferrara a Los Angeles ilviaggio è piuttosto lungo. Ma se, magari, ci si mette qualche tappa in mezzo (Milano e Roma) ecco che può sembrare appena appena più agevole. Ma di poco eh... Poi c’è chi come Maximilian Law ha deciso di provarci, inseguire un sogno e realizzarlo, seppure in parte. Perché, in fondo, l’America (gli Stati Uniti) è il paese dei sogni, da sempre, e il percorso di vita è fatto di continue tappe, per salire più in alto.

Maximilian Law quando ha iniziato il viaggio si chiamava (e si chiama) Massimiliano Stroscio, è nato ed è vissuto nella nostra città per oltre vent’anni, prima di seguire il proprio sogno di cinema a Milano e Roma, per poi puntare deciso alla California, nell’anno 2007.

«Sono nato a Ferrara nel 1981 - racconta Maximilian, preferisce il nome d’arte con il quale è più conosciuto -, dove ho vissuto fino all’eta di 21 anni. Per poi trasferirmi prima a Milano e poi a Roma, nelle quali ho studiato cinema e teatro e dove ho anche ho preso parte a diverse produzioni teatrali come attore protagonista.

Tuttavia, sognando il grande cinema sin da ragazzino, mi sono coraggiosamente trasferito a Los Angeles nel 2007. Un sogno iniziato quando ero a Ferrara, zona San Benedetto dove abitavo con la famiglia. Ricordo da bambino che andava da solo nel cinema della parrocchia e mi perdevo in quel mondo. Ho iniziato subito a pensare fosse questa la mia strada e ho sempre cercato di seguirla. Ma a Ferrara è rimasta la mia famiglia e tutti i miei amici, ogni anno torno almeno una volta per salutarli».

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Andare a Los Angeles non sarà stato semplice...

«No di certo, ma è il posto migliore del mondo per chi vuol far cinema, e non solo. È stata certamente una scelta coraggiosa, ma da quel momento, esperienza dopo esperienza, mi sono pian piano fatto strada nel settore e mi sono innamorato sempre di più del mondo del cinema».

Guardando il suo sito si scopre il collegamento con la società JustPressRec, cos’è?

«Nel 2012 ho fondato una società di produzione con Santiago Salviche, talentuoso regista di origine spagnola. La società si chiama “JustPressRec”, che abbreviata noi la chiamiamo semplicemente JPR. Di fatto ci occupiamo di pubblicità, anche per marchi nazionali. Grazie alle entrate di questi lavori creiamo il budget per realizzare film, che poi cerchiamo di vendere. Ci sono tanti registi indipendenti che realizzano al massimo un film l’anno, noi dal 2012 ne abbiamo finiti sette, oltre a tantissimi trailer e alcuni video musicali. Il nostro è un lavoro completo, dalla pre-produzione alla post-produzione e montaggio: è questo il vantaggio rispetto ad altri».

Lo scorso agosto la JusPressRec ha venduto due film, Engage e The Painter al canale televisivo satellitare “ShortsHd”, ma la ciliegina sulla torta è che The Academy (organo fondatore degli Oscar) ha pre-selezionato il cortometraggio Tomorrow will be another day (Domani sarà un altro giorno) nella categoria “Miglior Cortometraggio”. Le nomination finali saranno il 15 gennaio.

«È una cosa incredibile e già è servita per lanciare la nostra società, tanto che i due film a cui stiamo lavorando, Take 6 e J&C, potrebbero essere distribuiti in vari cinema americani e, speriamo, anche nel resto del mondo se recepiti bene».

In che senso?

«Nel senso che sono storie adatte ad ogni Paese, anche l’Italia. Qui il cinema italiano è amato, ma si celebrano ancora Fellini e De Sica o, magari, Sorrentino, che nel suo film vincitore dell’Oscar ha ripercorso le orme di Fellini. Invece, i film italiani di oggi sono poco adattabili ad altre realtà. I nostri due potrebbero essere visti tranquillamente da una casalinga di Ferrara».

Regista, attore, produttore o sceneggiatore?

«Essenzialmente attore e sceneggiatore, il regista è Santiago. Ma il fatto che sia italiano fa sì che venga spesso contattato da registi e attori italiani per venire a Los Angeles, anche solo per delle riprese».

E Ferrara, non le manca?

«Tanto, specie la passione della gente e la maggior vivibilità - chiude -; ho in piedi un progetto a medio-lungo termine legato a Ferrara, ma è ancora presto per parlarne. Poi non sono arrivato, mi ritengo al giro di boa, il mio percorso è ancora lungo però a Hollywood tutto è ancora possibile...».

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