La Nuova Ferrara

Un jazz senza frontiere con clarinettista Anat Cohen

Un jazz senza frontiere con clarinettista Anat Cohen

Si apre questa sera la stagione in collaborazione con il Bologna Festival Vitale, estrosa, carismatica, la musicista israeliana guiderà il suo quartetto

31 ottobre 2014
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Al via oggi il primo appuntamento in collaborazione con Bologna Jazz Festival al Torrione. Il compito di inaugurare il gemellaggio con la prestigiosa kermesse felsinea spetta quest’anno all’estro sconfinato e all’incontrastato talento della clarinettista israeliana Anat Cohen che, a capo del collaudato quartetto completato da Jason Lindner al pianoforte, Joe Martin al contrabbasso e Daniel Freedman alla batteria, presenterà Claroscuro, ultimo episodio discografico per Anzic Records. Vitale, estrosa, carismatica; è assolutamente impossibile sottrarsi all’inarrestabile creatività e alla contagiosa joie de vivre di Anat Cohen, clarinettista e tenorsassofonista di origini israeliane celebrata in tutto il mondo a cui spetta il compito alle 21.30 di inaugurare il primo dei numerosi appuntamenti che si svolgeranno al Torrione in collaborazione con Bologna Jazz Festival. A capo del collaudato quartetto completato da Jason Lindner al pianoforte, Joe Martin al contrabbasso e Daniel Freeman alla batteria, Anat presenterà Claroscuro, ultimo episodio discografico e sesto da leader pubblicato da Anzic Records. Claroscuro, in italiano chiaroscuro, si riferisce all'effetto pittorico che pone in risalto immagini dipinte tramite un sapiente gioco di luci e ombre. «La musica ed i suoi mille contrasti sono ciò che amo di più» spiega la Cohen «poiché non sai mai dove ti conducono. È un’avventura costante». Non a caso in Claroscuro emerge, una volta di più, il perno su cui ruota tutta la ricerca dell’artista eletta per sei volte consecutive miglior clarinettista dalla Jazz Journalists Association: la commistione di generi. In Anat, infatti, conversano senza problemi il jazz più tradizionale con la sperimentazione, la musica classica con sonorità sud americane ed ecco quindi che in Claroscuro la troviamo balzare con audace scioltezza dalla chanson creola di New Orleans ad un brano di Artie Shaw, da un pezzo di choro brasiliano (Um a zero) ad una rapinosa versione de La vie en rose. Per la registrazione dell'album, oltre al gruppo succitato, la Cohen si è circondata di special guests come il trombonista Wycliffe Gordon, il percussionista Gilmar Gomez e il clarinettista Paquito D'Rivera i quali, spesso con arrangiamenti improvvisati, hanno contribuito a quel radioso melting pot sonoro che si riverbera persino nelle provenienze geografiche di ognuno di loro. Un jazz senza frontiere...